solo sei quindicenni su dieci usano il preservativo secondo l’oms, una sfida per l’educazione sessuale

solo sei quindicenni su dieci usano il preservativo secondo l’oms, una sfida per l’educazione sessuale

L’uso del preservativo tra gli adolescenti europei è insufficiente, con solo il 60% di quindicenni protetti; serve un’educazione sessuale più coinvolgente e interventi mirati contro le sfide social e la pressione del gruppo.
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L'articolo evidenzia il basso uso del preservativo tra gli adolescenti europei, sottolineando l'importanza di un’educazione sessuale responsabile e coinvolgente per prevenire rischi e promuovere scelte consapevoli. - Gaeta.it

Negli ultimi anni, l’uso del preservativo tra gli adolescenti ha mostrato segnali preoccupanti. Un rapporto dell’Ufficio Regionale per l’Europa dell’Organizzazione mondiale della sanità ha rivelato che solo sei quindicenni su dieci si proteggono durante i rapporti sessuali. Questo dato non riguarda solo la sicurezza personale, ma riflette un atteggiamento più ampio verso la sessualità tra i giovani. A incidere sono anche tendenze sociali e influencer che, talvolta, invitano a ignorare o minimizzare l’importanza della protezione. Capire cosa sta succedendo è essenziale per mettere a punto strategie efficaci destinate a studenti, famiglie e insegnanti.

Dati sull’uso del preservativo tra gli adolescenti in europa

Secondo l’indagine dell’organizzazione mondiale della sanità, in Europa, il livello di protezione tra ragazzi di 15 anni è molto variabile ma generalmente insufficiente. Solo il 60% dichiara di usare il preservativo durante i rapporti. Questo numero significa che una percentuale rilevante di giovani si espone a rischi come malattie sessualmente trasmissibili e gravidanze non programmate. Il problema è che dietro questi numeri si cela anche una certa superficialità nei confronti degli strumenti di prevenzione, che vengono spesso rifiutati o trascurati. Negli ultimi tempi, le cosiddette “sfide social” pubblicate sui social network hanno contribuito a diffondere atteggiamenti irresponsabili, rendendo complicato intervenire con messaggi preventivi efficaci.

Pressione del gruppo e accettazione

Il rifiuto del preservativo non nasce sempre da ignoranza, ma talvolta dalla pressione del gruppo e dalla ricerca di accettazione, che spinge i più giovani a compiere scelte rischiose. Le conseguenze sono pesanti per ragazzi e ragazze, ma anche per il sistema sanitario e la società. Le campagne di informazione tradizionali spesso non bastano, e scuola e famiglia devono giocare un ruolo più incisivo per invertire la rotta.

L’importanza di un’educazione sessuale che coinvolga emozioni e responsabilità

In aula, raccontare solo i fatti tecnici non basta. Per questo esperti suggeriscono di introdurre elementi che stimolino la riflessione profonda sui temi legati alla sessualità. Una proposta concreta riguarda l’uso di una simulazione o un audio che faccia ascoltare il battito di un cuore di feto. Non è un modo per imporre opinioni sulle scelte di aborto, ma un primo contatto con la realtà concreta della vita. Questo esperimento sensoriale serve a far percepire ai giovani le conseguenze che un rapporto sessuale può comportare, rinforzando la consapevolezza di responsabilità.

Narrazione educativa nella scuola

Un approccio di questo genere tende a colmare il vuoto che si crea quando gli adolescenti ricevono messaggi contraddittori o superficiali. A scuola, ne va costruita una narrazione capace di accogliere le paure e le curiosità senza giudizi, consentendo così un percorso graduale verso una conoscenza concreta, reale. Il dialogo deve includere anche il concetto di consenso, tema centrale per prevenire violenze e abusi. Un’educazione sessuale fatta solo di divieti o, al contrario, di banalizzazioni rischia di generare disinteresse o confusione.

Il ruolo delicato di insegnanti ed educatori nell’affrontare la sessualità

Un’educazione sessuale efficace richiede figure preparate, capaci di incontrare i ragazzi in modo rispettoso e delicato. Solo così si riduce il rischio di creare ansie o traumi nei più piccoli. La paura di molti genitori, che spesso preferiscono rimandare il confronto, deriva proprio dalla mancanza di fiducia in chi dovrebbe farlo. In realtà, un educatore formato e sensibile può introdurre argomenti difficili con un tono pacato, evitando choc o eccessi.

Educatore come guida

Questa figura deve insegnare come riconoscere situazioni pericolose e proporre soluzioni pratiche per evitarle. È fondamentale illustrare che proteggersi è un atto di cura verso se stessi e verso gli altri. L’idea che “tanto impareranno tutto dalla vita dopo” non tiene conto del rischio di danni duraturi o difficoltà emotive causate da esperienze vissute senza informazioni chiare. Inoltre, un percorso scolastico ben impostato serve anche a ridurre i pregiudizi e lo stigma connessi al sesso.

Il confronto può aiutare ad affrontare dubbi e curiosità, rendere normale e meno imbarazzante il dialogo attorno a temi sensibili. Così, la prevenzione diviene concreta, legata a scelte consapevoli e responsabili.

Sfide attuali e futuri interventi per migliorare la situazione

Il quadro attuale mostra una necessità urgente di interventi più mirati. Gli esperti e le istituzioni sono chiamati a sviluppare programmi in grado di intercettare le difficoltà degli adolescenti nel rapportarsi alla sessualità responsabile. Non si tratta solo di diffondere informazioni, ma di costruire un clima di fiducia e ascolto. Gli strumenti tecnici come il preservativo devono tornare a essere considerati normali, non un ostacolo o qualcosa da evitare per motivi di immagine o pressione sociale.

Azioni contro le sfide social

Sui social, il contrasto alle “sfide” pericolose deve essere più deciso e accompagnato da iniziative educative concrete. La famiglia deve sentirsi parte del progetto e non un elemento estraneo o oppositivo. Attivare momenti di confronto con esperti, proporre incontri dedicati agli adolescenti e ai genitori può essere un modo per far crescere insieme la consapevolezza. Inoltre i media dovrebbero impegnarsi a diffondere messaggi più corretti e precisi su questi temi.

Il 2025 porta con sé questa sfida aperta: cambiare atteggiamenti radicati non è semplice, ma senza un’inversione di rotta rischiano di aumentare le conseguenze di scelte fatte senza protezioni.

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