Un cambiamento significativo nel panorama normativo che coinvolge il settore della pesca e dell’acquacoltura è avvenuto grazie a un recente intervento sul “milleproroghe“. Confcooperative Federagripesca ha annunciato che l’obbligo per le imprese di stipulare polizze assicurative a libero mercato, inizialmente previsto per il 1 aprile 2025, è stato rinviato di un anno. Tuttavia, questo provvedimento ha generato preoccupazioni tra le categorie interessate, poiché non solo comporta oneri economici diretti, ma anche l’esclusione dai futuri benefici pubblici in caso di mancata sottoscrizione.
Scenario attuale per le imprese di pesca e acquacoltura
Il settore della pesca e dell’acquacoltura si trova di fronte a un provvedimento normativo che, nonostante il rinvio, presenta aspetti problematici. Il vice presidente di Confcooperative Federagripesca, Paolo Tiozzo, ha dichiarato che “l’obbligo non è stato eliminato, ma semplicemente rimandato.” Ciò significa che le imprese devono prepararsi a un impegno economico che, nella forma attuale, non prevede alcun incentivo, lasciando gli operatori della filiera a doversi organizzare autonomamente. La vera preoccupazione risiede nel fatto che, senza una polizza assicurativa, le imprese non potranno accedere a contributi, sovvenzioni o indennizzi legati a eventi calamitosi.
Il futuro di questo settore appare torbido, in quanto la situazione attuale non offre soluzioni che possano attenuare i rischi a cui sono sottoposti gli operatori. Le aziende di pesca, che sono già vulnerabili a condizioni climatiche avverse, si trovano ora a dover affrontare costi aggiuntivi senza alcuna garanzia di recupero economico dai danni subiti.
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Rischi specifici per il settore: l’incidenza delle calamità
La situazione viene aggravata dall’osservazione dei dati raccolti da un’indagine condotta da IVASS nel giugno 2024. Risulta che le polizze attualmente disponibili escludono i danni provocati da eventi naturali quali mareggiate e infiltrazioni di acqua marina, fenomeni che rappresentano l’80% delle problematiche affrontate dalle imprese. Negli ultimi dieci anni, l’incidenza di danni di questo tipo è aumentata del 40%, con punte che arrivano fino al 100% per le realtà più colpite.
La valutazione di proporre un obbligo di assicurazione in un contesto segnato da eventi catastrofali solleva interrogativi fondamentali sulla sostenibilità del settore. La fatica e il rischio quotidiani a cui gli operatori sono esposti non sembrano essere stati adeguatamente considerati nel disegno di legge. La proposta di Tiozzo di escludere la pesca e l’acquacoltura dall’obbligo di polizza è motivata dalla necessità di garantire un sistema di copertura adeguato e specifico, piuttosto che costringere le imprese a soluzioni che non rispondono alle loro reali esigenze.
Proposte per una soluzione sostenibile
Confcooperative Federagripesca ha sottolineato l’impellenza di avviare un’azione concreta per la creazione di una polizza assicurativa mirata al settore della pesca. Tiozzo ha richiamato l’attenzione su un programma assicurativo annuale già previsto dal Fondo di solidarietà nazionale, la cui implementazione però resta sospesa. La scarsa attenzione alla specificità del settore nel disegno legislativo presente rappresenta un ulteriore ostacolo per una filiera già di per sé svantaggiata.
La scomparsa dei piani assicurativi dedicati non fa altro che aumentare il rischio espositivo per le imprese, le quali si ritrovano a dover scegliere se investire in un’assicurazione che rischia di non tutelarli o rinunciare a ballare nel rischioso suolo dell’incertezza. È fondamentale che le istituzioni prendano atto della richiesta di una soluzione su misura, capace di salvaguardare la sostenibilità economica di un settore vitale come quello della pesca e dell’acquacoltura, spesso trascurato nel dibattito pubblico.