Sit-in dei movimenti no snam all'aquila durante la seduta del consiglio regionale sulla linea adriatica

Sit-in dei movimenti no snam all’aquila durante la seduta del consiglio regionale sulla linea adriatica

Attivisti e comitati no snam protestano all’Aquila contro il gasdotto linea adriatica, evidenziando rischi ambientali in Abruzzo e chiedendo alla regione di bloccare il progetto e aggiornare le valutazioni.
Sit In Dei Movimenti No Snam A Sit In Dei Movimenti No Snam A
Il 27 aprile 2025 all’Aquila, attivisti hanno protestato contro il progetto della linea adriatica di Snam, evidenziando i rischi ambientali, i costi elevati e l’impatto negativo sulle aree interne abruzzesi, chiedendo alla Regione di bloccare l’opera e puntare su soluzioni sostenibili. - Gaeta.it

Il 27 aprile 2025 all’Aquila un gruppo di attivisti contrari al progetto della linea adriatica di snam si è radunato davanti al palazzo dell’Emiciclo. La protesta è coincisa con la seduta del consiglio regionale, dove è prevista la discussione riguardo alla realizzazione del gasdotto e della centrale di compressione associata. I manifestanti, arrivati da diverse zone, hanno scelto di presidiare la zona per seguire i lavori e ribadire la loro contrarietà.

Le contestazioni ambientali e il progetto della linea adriatica

La linea adriatica di snam prevede la costruzione di un gasdotto che attraversa l’Appennino abruzzese e la centrale di compressione a Sulmona. Il progetto occupa un’area vasta e va a interessare territori considerati delicati dal punto di vista ambientale. Gli attivisti hanno evidenziato i rischi legati all’intervento soprattutto per aree di particolare valore naturale come la Madonna d’Appari e il Bosco di Patrignone a Montereale.

Molti criticano l’opera per gli elevati costi, stimati intorno ai 2,5 miliardi di euro, e per l’assenza di vantaggi concreti per le comunità coinvolte. Il gas, fonte fossile, secondo i manifestanti è destinato a perdere importanza nel contesto energetico, dove la spinta dovrebbe andare verso alternative più green. Le preoccupazioni riguardano anche eventuali danni all’ecosistema e lo sconvolgimento del paesaggio.

Le richieste alla regione e le dichiarazioni dei comitati no snam

Emanuele Amadio, esponente del comitato no snam dell’Aquila, ha espresso chiaramente il rifiuto verso il progetto giudicato “dannoso e superato”. Ha sottolineato che si tratta di un investimento sbagliato in una risorsa fossile in calo e ha chiesto alla regione di rafforzare la sua opposizione. La regione, secondo Amadio, dovrebbe smarcarsi dalle pressioni del governo Meloni e confermare la propria posizione contraria, già espressa in passato.

Mario Pizzola, del coordinamento per il clima fuori dal fossile di Sulmona, ha ricordato che i lavori per la centrale di compressione sono iniziati, ma sul metanodotto si può ancora intervenire. Ha richiamato l’attenzione sulle decisioni prese in regione, con 11 risoluzioni e 4 leggi contro l’opera, e 7 delibere che hanno negato l’intesa per la realizzazione del progetto. Ciò testimonia, ha detto, una ferma linea istituzionale contro il gasdotto.

L’aggiornamento delle valutazioni ambientali e costi-benefici

Pizzola ha chiesto un aggiornamento della valutazione d’impatto ambientale, attualmente ferma al 2011. Ha evidenziato la necessità di un riesame approfondito che tenga conto dei cambiamenti avvenuti in questi anni, sia sul piano ambientale che su quello economico. Ha aggiunto che sarebbe fondamentale realizzare una nuova analisi costi-benefici per chiarire meglio le ricadute dell’opera sulle comunità locali e sull’ambiente.

Il coordinamento punta a mantenere una linea coerente nella politica regionale, affinché si eviti un cambiamento di rotta che possa favorire la realizzazione del gasdotto senza considerare le conseguenze negative. La richiesta delle associazioni è chiara: bloccare la realizzazione dell’opera e orientare lo sviluppo delle aree interne verso alternative sostenibili.

Il no al gasdotto come forma di tutela delle aree interne

Nel cuore dell’Abruzzo, zone come Sulmona e i comuni limitrofi hanno basi economiche e ambientali che secondo le associazioni potrebbero risentire gravemente della presenza del nuovo gasdotto. Il progetto è considerato dai comitati un elemento di disturbo per un territorio che invece necessita misure per la crescita compatibile con la natura e con la qualità della vita.

Le aree interne, segnate da spopolamento e difficoltà economiche, chiedono interventi mirati, capaci di valorizzare il patrimonio naturale senza comprometterlo. Per questo motivo, l’opposizione si basa sull’idea che la soluzione non passi dal mantenimento o dalla creazione di infrastrutture legate ai combustibili fossili, ma da una strategia completamente diversa.

L’azione di protesta davanti al consiglio regionale riprende dunque un dibattito aperto da anni, con tensioni che restano vive attorno a una delle infrastrutture più discusse negli ultimi tempi in Abruzzo. Intanto, il confronto politico e sociale prosegue, con i movimenti che continuano a chiedere un intervento deciso per fermare la realizzazione del gasdotto lungo l’Appennino centrale.

Change privacy settings
×