Il 77° anniversario della Nakba è stato ricordato a l’Aquila con un sit-in organizzato da Slai Cobas, Casematte e FuoriGenere. La manifestazione si è svolta in un clima di forte tensione, legata ai recenti eventi violenti nella Striscia di Gaza, e ha assunto un carattere sia commemorativo sia di protesta contro le attuali condizioni nel territorio palestinese.
La protesta contro l’escalation nella striscia di gaza e le accuse rivolte a israele
L’evento ha assunto un tono più acceso a causa dei recenti sviluppi nella Striscia di Gaza, dove, secondo quanto comunicato dagli organizzatori, sono morte oltre 70mila persone dalla metà di ottobre 2023. Le parole usate durante la manifestazione sono state molto dure: il conflitto non è stato definito una “risposta spropositata”, ma un “genocidio”.
La critica più pesante è stata rivolta allo Stato israeliano, accusato di bloccare l’ingresso degli aiuti umanitari e di attuare un piano definitivo di controllo e dominio sul territorio palestinese occupato. Questi elementi sono stati presentati con forza nel comunicato diffuso durante il sit-in, proprio per denunciare le conseguenze umanitarie dell’offensiva e per richiamare l’attenzione internazionale.
Leggi anche:
In città come l’Aquila, dove temi internazionali spesso assumono un rilievo minore, lo sforzo degli organizzatori è stato quello di riportare alla luce una questione ancora molto viva e tormentata. Lo scopo è stato dare un volto ai numeri e denunciare una sofferenza che, secondo loro, continua senza sosta.
Critiche rivolte al governo italiano e sostegno agli attivisti palestinesi sul territorio nazionale
Nel corso del presidio, gli organizzatori hanno rivolto pesanti critiche anche al governo italiano. Secondo quanto dichiarato, l’Italia sarebbe “complice” della situazione attuale a causa della vendita di armi a Israele e di un’informazione che sarebbe distorta sul conflitto mediorientale.
Questa accusa si inserisce in un contesto più ampio dove la politica italiana viene chiamata a rispondere della propria posizione, anche in campo internazionale. La manifestazione ha inoltre evidenziato come, a livello locale, la solidarietà verso la Palestina si traduca anche in sostegno concreto a chi ha preso posizione.
Sono stati citati i nomi di tre attivisti palestinesi, Anan, Ali e Mansour, in procinto di affrontare un procedimento giudiziario presso il Tribunale di l’Aquila. La prossima udienza è fissata per il 21 maggio 2025. Le associazioni promotrici definiscono il processo come una “criminalizzazione della resistenza palestinese”, invitando a partecipare al presidio previsto per quella data.
Attraverso questi riferimenti, il sit-in assume anche la funzione di richiamare l’attenzione sulle dinamiche di repressione che si manifestano anche in Italia, con possibili ricadute sulle libertà di espressione e attivismo politico.
Il significato storico e la commemorazione della nakba a l’aquila
Il termine Nakba indica l’esodo forzato delle popolazioni palestinesi avvenuto nel 1948, in seguito alla nascita dello Stato di Israele. Quest’anno, il ricordo ha preso forma in un evento pubblico dedicato a mantenere viva la memoria di quei fatti. Il sit-in si è tenuto ieri nella città abruzzese, richiamando l’attenzione dei partecipanti su un tema che rimane centrale nelle dinamiche geopolitiche mediorientali.
Nel corso dell’iniziativa, si è sottolineato come la Nakba rappresenti un momento cruciale di perdita e ingiustizia per il popolo palestinese, ma anche uno spunto per denunciare le questioni attuali. Gli organizzatori hanno ribadito che il ricordo non è solo commemorativo, ma anche un atto di protesta contro le politiche che continuano a colpire la Palestina e la sua popolazione.
Le associazioni promotrici hanno fatto appello alla cittadinanza affinché mantenga alta l’attenzione sui diritti umani e sulla situazione dei palestinesi. Il sit-in è stato infatti descritto come un momento di riflessione che sul territorio aquilano si accompagna a una forte presa di posizione politica.
La scelta politica e sociale dietro la manifestazione all’aquila
Il messaggio finale che emerge dalla protesta è chiaro. Le organizzazioni coinvolte dichiarano che la società di oggi si trova davanti a una scelta netta: stare dalla parte degli oppressi o essere considerati complici degli oppressori. Questo richiamo è rivolto a tutti, senza distinzioni, e rappresenta il filo conduttore della mobilitazione cittadina.
Quel che colpisce è la fermezza con cui le associazioni hanno fatto appello alla responsabilità individuale e collettiva, per non lasciare cadere nel silenzio una storia ancora aperta, e le sue conseguenze. A l’Aquila, questo impegno si manifesta con manifestazioni, iniziative e richiami pubblici, che traducono temi internazionali in azioni concrete sul territorio.
La commemorazione della Nakba diventa quindi un momento di attualizzazione delle lotte e delle ingiustizie, con un occhio vigile sulle responsabilità politiche e sociali di oggi.