La situazione nel Medio Oriente resta altamente critica con nuovi allarmi antiaerei nel sud di israele, cerimonie in iran per i caduti del recente conflitto, dichiarazioni forti tra Washington e Teheran e una nuova ondata di vittime nella striscia di gaza a causa degli attacchi militari israeliani. La giornata ha visto sviluppi importanti in diversi fronti, con richiami alla sicurezza e manifestazioni pubbliche cariche di tensione.
Allarme missile nel sud di israele, sirene suonano a be’er sheva e dimona
Sabato 28 giugno le sirene antiaeree sono ripartite nel sud di israele, interessando soprattutto le città di be’er sheva e dimona. L’allarme è scattato per un missile lanciato dallo yemen verso il territorio israeliano. Le forze di difesa israeliane hanno comunicato di aver intercettato con successo il missile prima che potesse colpire aree abitate o infrastrutture vitali.
Le fonti militari locali indicano che il sistema di difesa ha agito tempestivamente evitando danni e vittime. Il lancio del missile si inserisce nel contesto delle crescenti tensioni nella regione, in cui attori esterni cercano di aumentare la pressione contro israele sfruttando i conflitti in corso. La scelta dello yemen come punto di partenza fa presupporre un coinvolgimento diretto o indiretto di gruppi legati all’iran, già protagonista nei mesi recenti con il sostegno a forze anti israeliane.
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Questi episodi sono seguiti con massima attenzione dalle autorità di israele, che intensificano i controlli militari nella zona meridionale. La popolazione resta molto sensibile a questi allarmi, che richiamano alla memoria i numerosi conflitti della regione. I sistemi di difesa israeliani, tra i più sofisticati al mondo, vengono messi costantemente alla prova in occasione di questi episodi.
Teheran celebra i “martiri” della guerra di 12 giorni: migliaia in piazza enghelab
A teheran si è svolta una grande manifestazione per rendere omaggio ai cosiddetti “martiri” della guerra iniziata il 13 giugno con l’operazione israeliana contro obiettivi in iran. La cerimonia ha mobilitato migliaia di persone nel centro della capitale, in particolare intorno a piazza enghelab e l’università di teheran. La folla portava bandiere nazionali e ha accompagnato il passaggio delle bare degli ufficiali e scienziati uccisi in questi giorni.
Le immagini diffuse dai media iraniani mostrano un clima di forte mobilitazione popolare, con slogan contro gli stati uniti e israele che hanno accompagnato la giornata. In molti hanno esposto fotografie della guida suprema ayatollah ali khamenei, considerato il riferimento centrale per il popolo iraniano. Alla manifestazione ha partecipato anche il presidente Masoud Pezeshkian, visibilmente partecipe.
Nelle ore precedenti l’agenzia iraniana ha riferito di esplosioni in zona eslamshahr, appena fuori teheran, con attivazione della contraerea. Questa dinamica testimonia come la tensione resti alta anche nella capitale iraniana, al centro delle vicende che coinvolgono la regione. La commemorazione dei caduti assume anche un valore politico e simbolico nella sfida in atto con israele e i suoi alleati.
Scontro verbale tra washington e teheran: il ministro araghchi risponde a trump
Dalle ultime ore emerge un nuovo scambio di accuse tra iran e stati uniti, con parole dure sui rispettivi leader. Il ministro degli esteri iraniano, abbas araghchi, è intervenuto su x replicando a un post dell’ex presidente Donald Trump. Trump aveva affermato di aver «salvato» ali khamenei da una morte che definiva «molto brutta».
Araghchi ha definito tali parole «irrispettose e inaccettabili» verso la guida suprema dell’iran e ha invitato Trump a cambiare atteggiamento se desidera davvero un accordo tra i paesi. Nel suo messaggio sottolinea la forza del popolo iraniano che, a suo dire, ha mostrato di aver costretto israele ad appoggiarsi agli stati uniti per evitare danni peggiori durante i recenti attacchi.
Il ministro ha aggiunto che qualunque illusione su mosse sbagliate potrebbe spingere l’iran a mostrare le sue capacità reali. Araghchi ha ribadito che buon volere e rispetto sono gli unici strumenti per una possibile tregua. Le parole arrivano dopo il raid americano sui siti nucleari iraniani nella notte tra il 21 e 22 giugno, che rientrano nell’escalation nata dall’operazione israeliana di metà mese.
Almeno 14 morti nella striscia di gaza: colpite tende di sfollati e una scuola
La quota di vittime nel conflitto palestinese cresce ancora nella striscia di gaza. Dalle prime ore del 28 giugno si contano almeno 14 morti, secondo quanto riportato da al-jazeera basandosi su fonti mediche locali. Sei di queste persone sono decedute nel sud dell’enclave, dove l’esercito israeliano ha colpito tende di sfollati nella zona al-mawasi, a ovest di khan yunis.
In nord gaza, invece, almeno otto persone tra cui una donna e due minorenni sono rimaste uccise in un raid israeliano che ha centrato la scuola osama bin zaid, utilizzata come rifugio da sfollati. I bombardamenti nella scuola rappresentano un episodio di forte impatto umano, dato che molte famiglie si erano rifugiate in quell’edificio per cercare protezione dalla violenza.
La striscia di gaza rimane teatro di un conflitto molto complesso, gestito da gruppi come hamas dal 2007 e aggravato dagli attacchi israeliani iniziati dopo il raid di ottobre 2023. Le conseguenze colpiscono soprattutto la popolazione civile, che continua a pagare un prezzo alto nonostante le pressioni internazionali per una riduzione delle ostilità. I nuovi raid del 28 giugno testimoniano l’impossibilità finora di trovare una soluzione stabile.
Questi fatti segnano un’altra giornata di forte tensione nel lungo confronto israele-iran e palestinesi, con implicazioni dirette sulla vita di migliaia di persone nei territori coinvolti. L’andamento delle prossime ore resta incerto.