Sindaci della Carnica e del Gemonese in tribunale a Udine per la morte del volontario Giuseppe De Paoli

Sindaci della Carnica e del Gemonese in tribunale a Udine per la morte del volontario Giuseppe De Paoli

Amministratori di Carnia, Gemonese e Canal del Ferro manifestano a Udine per sostenere il sindaco di Preone Andrea Martinis, indagato per la morte del volontario Giuseppe De Paoli durante un maltempo nel 2023.
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Una ventina di amministratori locali del Friuli Venezia Giulia hanno manifestato solidarietà al sindaco di Preone, imputato per omicidio colposo nella morte di un volontario di Protezione civile, sollevando un dibattito sulla responsabilità legale dei sindaci e sulle tutele per i volontari. - Gaeta.it

Una ventina di amministratori locali della Carnia, del Gemonese e del Canal del Ferro hanno attraversato questa mattina la città di Udine per esprimere solidarietà al sindaco di Preone, Andrea Martinis, coinvolto in un processo per la morte di un volontario della Protezione civile. Il caso ruota attorno a un drammatico episodio risalente al 29 luglio 2023, quando Giuseppe De Paoli perse la vita durante un’attività di controllo del territorio colpito da un maltempo intenso.

Il contesto della tragedia e la vicenda giudiziaria

Il fatto si è verificato nel cuore della Carnia, dove De Paoli, volontario attivo nel gruppo comunale di Protezione civile di Preone, era impegnato nelle operazioni di monitoraggio dopo un violento evento meteorologico. La procura di Udine ha iscritto nel registro degli indagati il sindaco Andrea Martinis e il coordinatore del gruppo, Renato Valent, accusandoli di omicidio colposo. L’imputazione si basa sull’ipotesi che non siano stati messi in atto tutti gli accorgimenti necessari per garantire sicurezza e tutela alla figura del volontario durante le attività sul campo.

Il rischio non valutato

Secondo l’accusa i due amministratori non avrebbero valutato correttamente i rischi cui si esponeva De Paoli e non avrebbero fornito né attrezzature adeguate né una formazione sufficiente, andando così a violare gli obblighi di tutela tipici del datore di lavoro. Questa accusa si basa infatti su una legge nazionale che equipara formalmente i sindaci a datori di lavoro nel caso di impiego di volontari nei servizi di Protezione civile.

L’udienza di oggi, caratterizzata da questioni preliminari di natura tecnica, ha visto la presenza solidale dei colleghi dei territori vicini. La prossima seduta, programmata per il 24 giugno, sarà decisiva perché entrerà nel merito delle contestazioni.

L’interpretazione della legge e le posizioni degli imputati

Gli avvocati di Martinis e Valent hanno sottolineato un punto considerato cruciale nella difesa: la figura del sindaco, pur essendo responsabile della Protezione civile comunale, non dovrebbe essere assimilata a quella del datore di lavoro. Questo significa che molte norme relative alla sicurezza sul lavoro, in particolare la più complicata parte del decreto legislativo 81, non dovrebbero applicarsi al loro ruolo.

Questa interpretazione mira a escludere una responsabilità strettamente legale che deriverebbe da un’applicazione letterale della normativa, mirando a tutelare chi svolge funzioni volontarie o istituzionali in contesti particolari come la Protezione civile. La difesa punta dunque a dimostrare che le misure adottate erano congrue rispetto al ruolo svolto e alle condizioni di intervento.

Le iniziative della regione friuli venezia giulia a sostegno dei sindaci e volontari

Negli ultimi giorni la giunta regionale del Friuli Venezia Giulia ha approvato una misura specifica per coprire le spese legali di amministratori locali coinvolti in casi simili, riconoscendo la delicatezza e il senso civico di chi presta servizio volontario in attività di Protezione civile. L’assessore alla Protezione civile Riccardo Riccardi ha commentato che questa scelta rappresenta un atto di responsabilità verso chi mette a rischio la propria sicurezza per aiutare gli altri, spesso senza compensi.

Su spinta regionale, si sta definendo anche una norma volta a chiarire il ruolo dei volontari rispetto all’applicazione delle norme di sicurezza, attualmente in fase di valutazione presso il Dipartimento nazionale di Protezione civile. Parallelamente, la Regione ha avviato un progetto di formazione e informazione che mira a fornire a volontari e amministratori strumenti concreti sull’uso corretto dei dispositivi di protezione individuale.

Possibile modifica normativa

Se approvata a livello nazionale, questa normativa potrà modificare il decreto legislativo 81, distinguendo chiaramente le responsabilità e garantendo tutele adeguate senza gravare eccessivamente sugli amministratori. Si aspetta ancora il parere dei ministeri del lavoro e salute prima che il testo venga discusso da tutte le Regioni, quindi dai presidenti, e infine dalla presidenza del Consiglio dei ministri.

Il ruolo dei sindaci e la realtà dei volontari di protezione civile

Questo caso segna un momento delicato per il rapporto tra la legge italiana e chi opera nel settore della Protezione civile, spesso in condizioni complesse e rischiose. I sindaci, oltre a rappresentare la comunità locale, assumono un incarico operativo che in molti casi prevede la responsabilità di guidare e coordinare gruppi di volontari esposti a pericoli concreti.

Il volontariato in Protezione civile comporta un impegno significativo, a volte in scenari di emergenza con condizioni ambientali difficili, come dimostra la tragedia di Preone. La questione dei rischi e della sicurezza assume così un rilievo non solo tecnico e normativo ma anche sociale, con ripercussioni sui rapporti tra istituzioni, volontari e cittadini.

Implicazioni giuridiche e sociali

In effetti, una legge che considera il sindaco come datore di lavoro introduce una responsabilità pesante, non sempre adatta alle specificità del volontariato locale. La vicenda giudiziaria di Udine ha acceso un dibattito che coinvolge non solo la giurisprudenza ma anche l’amministrazione pubblica e la politica regionale e nazionale.

Al tribunale di Udine la solidarietà dimostrata dai colleghi di zona ha messo in evidenza un sentimento condiviso di vicinanza ma anche la necessità di un cambiamento legislativo che contempli meglio le realtà del territorio e le condizioni in cui agiscono gli operatori di Protezione civile. L’iter giudiziario proseguirà nelle prossime settimane, con un’attenzione particolare alle questioni di diritto e alle responsabilità effettive.

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