Genova, 2025. Silvia Salis, appena eletta sindaca al primo turno, ha chiarito in conferenza stampa le sue priorità per i prossimi anni di mandato. Ha spiegato il suo approccio concentrato sulla città e ha offerto una riflessione sul panorama politico nazionale, soffermandosi anche sui referendum imminenti. Emergono momenti di riflessione sull’unità del campo progressista e sulla dinamica della politica italiana attuale.
Il focus esclusivo sulla guida della città di genova
Salis ha subito messo in evidenza la sua scelta di dedicarsi completamente a Genova per i prossimi cinque anni. Ha detto che, per sua “deformazione sportiva”, preferisce concentrarsi un obiettivo alla volta. Questo vuol dire mettere da parte qualsiasi ambizione su livelli nazionali, per privilegiare una presenza costante e totale sul territorio. Il mandato ricevuto dalla città è un impegno da portare avanti senza distrazioni.
Ha insistito sul fatto che quando si ottiene un incarico del genere, bisogna essere presenti in modo esclusivo a quel ruolo. Non c’è spazio per altro se non per lavorare a un progetto concreto rivolto ai cittadini. Questa priorità si collega con l’idea di responsabilità diretta, che per lei si traduce in azioni misurate e costanti, rivolte ai bisogni reali della comunità di Genova. Non si tratta di slogan ma di un modo concreto di intendere la politica locale.
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Le difficoltà di fare coalizioni nel campo progressista
Salis ha offerto un’analisi sul perché il campo progressista, pur più vicino ideologicamente ai propri temi, spesso fatichi a raggrupparsi in modo efficace. Ha detto che la destra riesce a governare nonostante le divisioni, perché in questo momento è più motivata a mantenere il potere. Il centrosinistra, invece, presenta una maggiore varietà di posizioni e sensibilità.
Ciò crea una complessità maggiore quando si tratta di formare coalizioni stabili. La sindaca ha suggerito che il vero rischio per il centrosinistra è non riuscire a trovare un equilibrio e una mediazione fra le componenti che lo compongono. Se questo non accade, rischia davvero di lasciare campo libero alla destra.
L’impegno, a suo parere, deve andare verso la costruzione di un terreno comune approfondito. È un invito a mettere in secondo piano le differenze che hanno più a che fare con le ideologie e a puntare invece sulle cose condivise, proprio perché perdere significa vedere la destra prendere il governo del paese.
L’unità del campo progressista e la sfida contro la destra
Un passaggio importante nel discorso di Salis riguarda la situazione politica italiana e il rapporto fra le forze progressiste e la destra. La nuova sindaca ha preso Genova come “esempio” di come l’unità tra le diverse componenti del campo progressista possa rendere più forte l’opposizione alla destra. Ha spiegato che spesso la destra punta proprio sulle divisioni all’interno del centrosinistra per guadagnare terreno.
Quando il campo progressista si presenta unito, la destra perde quell’argomento chiave e si ritrova a puntare solo sugli attacchi personali. Nelle loro campagne, secondo Salis, mancano contenuti veri. Vengono utilizzati solo strumenti come attacchi alla vita privata o dossieraggi, evitando di discutere sui temi concreti che interessano la città o il paese.
Questo scenario, ha aggiunto la sindaca, evidenzia anche i limiti della classe dirigente di destra, che spesso non dimostra di avere la capacità di affrontare le sfide che riguardano realtà importanti come Genova, la sesta città d’Italia. In questo modo la divisione nel campo progressista alimenta posizioni politiche meno qualificate e inadatte alle necessità del territorio e del paese.
La posizione di salis sui referendum dell’8 e 9 giugno
Intervistata a pochi giorni dai cinque quesiti referendari legati a temi sul lavoro e cittadinanza, Salis ha dichiarato che voterà cinque sì. Ha spiegato che, sebbene ci siano sensibilità differenti nella coalizione di centrosinistra-M5S che sostiene la sua amministrazione, non si può parlare di esplicita divisione sul tema referendario.
Ha invece criticato i tentativi della destra e di alcune istituzioni di scetticismo verso la partecipazione al voto, definendolo un messaggio negativo per la democrazia. Ha sottolineato che il voto è uno strumento essenziale per far valere la propria opinione e indicare la direzione su questioni decisive per i diritti dei lavoratori e la cittadinanza.
Questa presa di posizione rafforza il suo profilo di amministratrice attenta a temi sociali, che manca di spazio nero e bianco, ma che invita a una partecipazione consapevole e concreta in vista di scelte che coinvolgono tutta la comunità locale e nazionale.