Si torna in miniera, il rilancio delle attività estrattive e nuovi usi per le miniere italiane

Si torna in miniera, il rilancio delle attività estrattive e nuovi usi per le miniere italiane

Il rilancio delle miniere in Italia coinvolge 76 siti attivi, estrazione di materie prime critiche e progetti innovativi come l’Einstein Telescope, valorizzando storia, industria e ricerca scientifica.
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Il rilancio delle miniere in Italia si concentra su estrazioni attive, riaperture e nuovi usi per gallerie dismesse, con un ruolo strategico per materiali critici e progetti innovativi come l’Einstein Telescope. - Gaeta.it

Il rilancio delle miniere in Italia prende corpo tra attività estrattive ancora operative, progetti di riapertura e destinazioni alternative per gallerie e pozzi chiusi o inattivi. Nel 2025, la riscoperta delle risorse sotterranee arriva anche dalla spinta a reperire materiali considerati strategici per l’economia. Questo risveglio coinvolge varie regioni italiane, coinvolgendo industrie, enti pubblici e iniziative culturali.

Le giornate nazionali delle miniere raccolgono esperienze e testimonianze dal territorio

Il 24 e 25 maggio si è svolta la XVII edizione della Giornata nazionale delle miniere, promossa da Remi e Ispra insieme ad altre realtà locali. L’evento ha coinvolto 13 regioni italiane con oltre trenta appuntamenti tra visite guidate, conferenze, mostre e momenti di confronto. Obiettivo principale era far conoscere i diversi volti del mondo minerario nostrano, dalla storia ai nuovi scenari di utilizzo.

I partecipanti hanno potuto scoprire siti di grande valore storico e industriale, ascoltare storie di minatori, vedere da vicino ambienti sotterranei che raccontano decenni di lavoro e fatica. La rassegna ha fatto emergere come le miniere italiane abbiano tante vite: alcune mai chiuse del tutto, altre trasformate in musei o poli scientifici, altre ancora in attesa di una nuova destinazione d’uso.

Questo evento ha sottolineato la centralità delle miniere in un paese che, pur senza grandi giacimenti, deve comunque pensare a materie prime considerate “critiche” per settori fondamentali come l’industria tecnologica e quella ceramica.

76 miniere ancora in funzione, con un ruolo anche nei materiali critici dell’ue

Oggi in Italia risultano operativi 76 siti minerari censiti da Ispra. Di questi, 22 estraggono materiali inseriti nella lista delle 34 Materie Prime Critiche stilata dall’Unione europea. Un dato che conferma il potenziale strategico di queste attività per l’approvvigionamento nazionale e continentale.

Tra le risorse più presenti spicca il feldspato, estratto in 20 miniere. Questo minerale è fondamentale per la produzione ceramica, settore importante nel tessuto industriale italiano. Altri materiali critici, come il piombo e lo zinco, rappresentano ancora un target produttivo significativo.

Alcuni giacimenti sono detenuti da compagnie straniere che stanno pensando a piani di rilancio. La miniera di Gorno, in provincia di Bergamo, è un esempio: gestita dall’australiana Altamin, mira a riattivare l’estrazione di piombo e zinco. In Sardegna, prosegue l’attività della mineraria Gerrei impegnata a rivitalizzare il sito di Silius, dove un tempo si estraeva la fluorite. Il sito potrebbe contenere riserve di terre rare, risorse che assumono particolare rilievo per le nuove tecnologie.

Vi sono, poi, miniere dichiarate in sonno ma con infrastrutture conservate in buono stato, pronte per una possibile riapertura qualora la domanda o gli investimenti lo richiedano.

Nuove destinazioni per gallerie e pozzi nelle miniere dismesse o inattive

Oltre alle estrazioni, alcune miniere oggi conoscono un secondo ruolo grazie all’uso innovativo delle loro gallerie e pozzi. In Trentino, ad esempio, la miniera di San Romedio ha smesso di estrarre dolomia, usata un tempo per cemento e siderurgia. Ora gli spazi sotterranei trovano nuova vita con progetti di valorizzazione che puntano anche a scopi turistici o scientifici.

Situazioni analoghe si registrano in Sardegna, nella miniera di San Giovanni, fermata dagli anni ‘90 ma studiata per essere riutilizzata. L’area conserva ancora infrastrutture potenti, adatte ad impieghi diversi dall’estrazione.

Progetti di rilancio e innovazione scientifica

Fra i progetti più rilevanti spicca l’Einstein Telescope, un osservatorio gravitazionale in costruzione a Lula, in Sardegna. Questo impianto utilizza le gallerie profonde di una miniera per realizzare strumenti capaci di studiare onde gravitazionali, un settore avanzato della ricerca fisica.

Alla miniera di Nuraxi Figus, in fase di dismissione, si punta invece a ricavare isotopi rari attraverso la distillazione dell’aria nelle verticali dei pozzi, con il progetto Aria. Queste iniziative dimostrano come vecchie infrastrutture minerarie possano essere riadattate a scopi moderni e scientifici, offrendo nuove opportunità anche in territori in declino industriale.

Le miniere italiane, dunque, non sono solo ricordi o siti abbandonati. Restano ambienti vivi con possibilità di estrazione, ricerca, cultura e innovazione che coinvolgono diverse regioni e comparti produttivi. Lo sappiamo: la risorsa sotterranea si muove su più fronti e in Italia si torna a guardarla da vicino.

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