Si apre un'indagine per calunnia contro una ex fidanzata di Alberto Genovese dopo la sentenza

Si apre un’indagine per calunnia contro una ex fidanzata di Alberto Genovese dopo la sentenza

Il tribunale di Milano indaga per calunnia l’ex fidanzata di Alberto Genovese dopo la condanna per violenza sessuale, mentre emergono accuse contrastanti e attenuanti riconosciute a Genovese e Sarah Borruso.
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Il caso Genovese si arricchisce di un nuovo filone: la procura indaga una sua ex fidanzata per calunnia, sospettata di aver falsamente accusato l’imprenditore per ottenere un risarcimento economico. - Gaeta.it

Il caso di Alberto Genovese continua a far parlare di sé con un nuovo sviluppo importante. Dopo la condanna definitiva dell’imprenditore a sei anni e undici mesi per violenza sessuale, la giustizia ora punta su una delle sue ex fidanzate, accusandola di calunnia. Il procedimento nasce a seguito della sentenza del 9 luglio, quando Genovese è stato assolto da un’altra accusa risalente al 2020. I dettagli di questa vicenda raccontano di un intreccio di versioni contrapposte e contestazioni legate a testimonianze pubbliche e presunti tentativi di ottenere un risarcimento consistente.

La disposizione dell’indagine per calunnia e le motivazioni della gup chiara valori

Il giudice per l’udienza preliminare di Milano, Chiara Valori, ha deciso di aprire un fascicolo contro l’ex compagna di Alberto Genovese. Secondo quanto emerso nell’atto ufficiale, la donna avrebbe costruito un progetto per approfittare della notorietà mediatica connessa al caso. La gup ha sottolineato come la donna, inizialmente, avesse affermato di non essere stata aggredita. Solo più avanti, nell’ambito di un’esposizione pubblica, avrebbe modificato la propria versione, riportando accuse di stupro. Nel testo del provvedimento, si contesta che questa mutazione nella deposizione possa avere avuto finalità economiche, con la richiesta di un risarcimento milionario in gioco. Questo elemento ha spinto la magistratura a indagare sull’esattezza delle dichiarazioni e sulla loro possibile natura calunniosa.

La valutazione del giudice tra atti e comportamenti

La valutazione del giudice si basa su un’interpretazione degli atti e dei comportamenti della donna, con riferimento preciso al contesto in cui le accuse furono formulate e divulgate. L’indagine si concentra quindi sulla verifica dell’attendibilità delle parole rese, per capire se vi siano stati intenti dolosi o manipolazioni della verità.

Le accuse degli avvocati e il ruolo del tribunale nel procedimento

Gli avvocati di Alberto Genovese, Luigi Ferrari e Salvatore Scuto, avevano già in precedenza sollevato dubbi sulla veridicità delle accuse mosse nei confronti del loro assistito. Nel corso delle udienze, hanno evidenziato numerose discrepanze fra le varie versioni fornite dalla donna, sostenendo che la sua strategia fosse orientata a ottenere fino a due milioni di euro come risarcimento. Il loro intervento ha contribuito a spingere la giudice Valori a inoltrare l’informazione di reato alla procura, affidata ai pm Rosaria Stagnaro, Paolo Filippini e Letizia Mannella. L’inchiesta mira quindi a stabilire se la donna abbia effettivamente commesso il reato di calunnia, ovvero se abbia falsamente accusato Genovese per ottenere vantaggi personali.

Il tribunale e l’esclusione delle violenze

In parallelo, il tribunale ha escluso ogni forma di violenza da parte dell’imprenditore. Nelle motivazioni, si legge che la donna avrebbe partecipato volontariamente agli incontri e all’assunzione di sostanze stupefacenti, che avrebbe scelto consapevolmente di perdere lucidità e non avrebbe subito costrizioni. Questo passaggio risulta cruciale nel delineare i confini della responsabilità penale del denunciato, spostando l’attenzione sulle dinamiche di consenso e partecipazione.

Attenuanti riconosciute e percorsi di recupero di genovese e borruso

Sempre nel provvedimento relativo alla sentenza, il tribunale ha concesso attenuanti generiche sia ad Alberto Genovese che a Sarah Borruso, un’altra ex coinvolta nel processo a un anno di reclusione per partecipazione a un tentato stupro. Entrambi gli imputati hanno avviato programmi di riabilitazione e disintossicazione, elementi che sono stati presi in considerazione per modulare la pena. La sentenza evidenzia come Genovese e Borruso si siano impegnati in iniziative di giustizia riparativa, risarcendo in parte le vittime coinvolte. Questo aspetto ha influito sulla valutazione complessiva da parte della magistratura, sottolineando un tentativo di affrontare le conseguenze delle proprie azioni attraverso percorsi concreti.

Il significato delle attenuanti

Il riconoscimento delle attenuanti riflette lo stato di fatto al momento del giudizio e la volontà del tribunale di considerare anche gli sforzi fatti per il recupero personale, oltreché le responsabilità penali.

L’impatto mediatico del caso e le implicazioni sull’azione giudiziaria

Fin dall’inizio, il caso Genovese ha catturato l’attenzione pubblica per le rivelazioni sulle feste nella villa milanese, ricostruite attraverso racconti di assunzione di droghe e comportamenti violenti. La copertura massiccia delle vicende ha contribuito a creare un clima di pressione mediatica senza precedenti. Ora, con il nuovo fronte aperto dall’indagine per calunnia, si pone l’attenzione su un aspetto delicato: come l’esposizione pubblica delle accuse possa influenzare il corso dei processi. La delicatezza della questione riguarda la sicurezza nelle testimonianze e il rischio che la spettacolarizzazione comprometta la corretta amministrazione della giustizia.

Il procedimento contro l’ex fidanzata di Genovese richiama la necessità di bilanciare la tutela delle vittime con la difesa dei diritti degli indagati, in un contesto dove la notorietà può alterare la percezione dei fatti. Le autorità giudiziarie valuteranno ora i dettagli acquisiti, intanto il caso resta sotto i riflettori con sviluppi che continueranno a tenere alta l’attenzione dell’opinione pubblica.

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