La corte costituzionale solleva dubbi sulle regole dei centri di permanenza e abusi d'ufficio, spinta al legislatore

La corte costituzionale solleva dubbi sulle regole dei centri di permanenza e abusi d’ufficio, spinta al legislatore

La corte costituzionale respinge i ricorsi su abuso d’ufficio e centri di permanenza per i rimpatri, evidenziando gravi lacune normative e sollecitando interventi legislativi per tutelare la libertà personale.
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La Corte costituzionale ha respinto i ricorsi su abuso d’ufficio e centri di permanenza per i rimpatri, evidenziando però gravi lacune normative che limitano la libertà personale dei migranti, invitando il legislatore a intervenire con norme più precise. - Gaeta.it

La corte costituzionale ha appena depositato le motivazioni su due sentenze che riguardano aspetti delicati per il governo: l’abrogazione del reato di abuso d’ufficio e la regolamentazione dei centri di permanenza per i rimpatri . I giudici hanno rifiutato i ricorsi, ma hanno segnalato gravi carenze normative da colmare attraverso interventi legislativi. In particolare, hanno evidenziato problemi importanti sulle modalità di trattenimento nei Cpr, sottolineando che questo limita la libertà personale dei migranti in modo non definito dalla legge attuale

La pronuncia della corte costituzionale sul reato di abuso d’ufficio e i centri di permanenza per i rimpatri

Il 2025 ha visto una nuova tappa nelle questioni che mettono in difficoltà il governo attuale, dopo la pubblicazione dei dettagli della corte costituzionale sulle sentenze che toccano due temi centrali: il reato di abuso d’ufficio e i centri in cui si trattengono i migranti in attesa del rimpatrio. La corte ha respinto i ricorsi presentati, confermando la legittimità delle decisioni assunte, ma ha lanciato un segnale preciso. Per i giudici, spetta al parlamento intervenire con una normativa chiara che colmi le lacune e corregga gli errori presenti nelle leggi esistenti.

Nel caso dei centri di permanenza per i rimpatri, i giudici hanno evidenziato un «assoggettamento fisico all’altrui potere» che restringe la libertà personale di chi si trova trattenuto, senza che siano previste regole dettagliate e certe. Questo evidenzia il problema più ampio di una normativa che si appoggia quasi esclusivamente a regolamenti e provvedimenti amministrativi, senza definire in modo preciso i diritti di chi passa periodi spesso prolungati in queste strutture. La corte ricorda che la protezione della libertà personale richiede norme di legge dettagliate, mentre oggi “i modi” della restrizione sono regolati solo in modo frammentario.

Avvocati chiedono il rilascio dei trattenuti negli cpr dopo la sentenza della corte

La sentenza ha avuto immediati riflessi pratici, con un gruppo di avvocati milanesi che ha presentato istanze per ottenere la liberazione di persone trattenute nei centri di permanenza per i rimpatri. Eugenio Losco, Mauro Straini e Gianluca Castagnino hanno sottolineato che il trattenimento, così come regolato oggi, rappresenta una forma di limitazione della libertà personale non suffragata da una normativa chiara.

In particolare, hanno depositato una richiesta per liberare un assistito detenuto nel Cpr di Ponte Galeria, a Roma. Secondo gli avvocati, l’assenza di una disciplina che stabilisca con precisione modalità, diritti e limiti del trattenimento fa sì che tutte le misure di questo tipo diventino illegittime, richiedendo quindi la liberazione immediata dei trattenuti. Questa posizione punta alla necessità di rivedere l’intero sistema, anche in attesa che il legislatore provveda a una normativa specifica.

La risposta del ministero dell’interno sulla normativa dei centri di permanenza

Dal ministero dell’interno sono arrivati chiarimenti sulle origini e lo stato attuale della normativa che disciplina i centri di permanenza per i rimpatri. È stato ricordato che le regole risalgono alla legge Turco Napolitano del 1998, quindi a una norma piuttosto distante nel tempo rispetto alle criticità sollevate dalla corte.

Il ministero riconosce quindi che la sentenza rivela una lacuna vecchia, ma esclude che essa metta in discussione la legittimità stessa dell’utilizzo dei Cpr per il rimpatrio dei migranti irregolari. Da fonti interne al Viminale emerge che è già in corso la preparazione di una nuova norma di rango primario che dovrebbe rispondere alle osservazioni espresse dalla corte costituzionale. Questo aggiornamento punta a definire in modo più chiaro le modalità e i limiti delle restrizioni imposte nei centri.

Le reazioni dell’opposizione sulle convalide di trattenimento nei centri di permanenza

L’opposizione non ha tardato a commentare la sentenza della corte costituzionale, accusando il governo di non aver ancora affrontato adeguatamente la questione. Riccardo Magi, segretario di +Europa, ha chiesto ai giudici di pace di sospendere le convalide di trattenimento nei centri, a seguito dell’indicazione arrivata dalla corte. Per Magi, questo passo è imprescindibile fino a quando il parlamento non approverà una legge coerente con le osservazioni dei giudici.

Anche Alleanza Verdi Sinistra ha definito i centri di permanenza come un buco nero in cui il diritto è spesso negato o ignorato. Le critiche si focalizzano sulla mancanza di chiarezza normativa e sulle condizioni in cui vengono trattenute persone che, secondo la corte, subiscono una limitazione della libertà personale senza sufficienti garanzie. L’attenzione resta quindi alta sul tema Cpr, che ormai si conferma uno dei nodi politici e giudiziari più complessi in Italia.


Il dibattito sulle modalità di trattenimento nei centri di permanenza e sulle norme relative all’abuso d’ufficio continua a tenere banco nelle istituzioni italiane. La corte costituzionale ha tracciato una linea netta sul ruolo del legislatore, sottolineando che solo con norme precise si potranno evitare violazioni della libertà personale su temi così delicati. Le mosse di governo e opposizione, nelle settimane a venire, determineranno gli sviluppi concreti su questi dossier cruciali.

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