Il 2025 ha visto sette musei di paesi diversi ricevere il Prix Versailles, un riconoscimento per l’architettura e il design che celebra edifici capaci di coniugare innovazione, storia e contesto paesaggistico. Questi musei non solo custodiscono arte e cultura, ma sono diventati essi stessi protagonisti grazie alla loro struttura. Dalle coste norvegesi ai paesaggi urbani di parigi, dalle isole indonesiane fino al cuore dell’Arabia Saudita, ogni museo racconta una storia di territorio, clima e identità attraverso forme e materiali unici.
La nascita e la filosofia del prix versailles nel mondo dei musei
Il Prix Versailles nasce con l’intento di premiare quegli edifici pubblici che si distinguono per il legame con il territorio e la capacità di trasmettere emozioni attraverso il design. Ogni anno una giuria internazionale valuta le nuove costruzioni o ristrutturazioni, considerando l’armonia con l’ambiente e l’impatto culturale. Per il 2025, l’attenzione è stata rivolta a musei capaci di creare ambienti unici che accolgano i visitatori in esperienze autentiche e di qualità. Jérôme Gouadain, segretario generale del premio, ha sottolineato come queste opere riflettano sia la creatività giovanile sia la solidità delle competenze tecniche, ponendo in primo piano un’umanità che si esprime libera e aperta nel mondo.
Il valore di questi riconoscimenti sta anche nell’incentivare l’elevazione del patrimonio architettonico globale, raccontato attraverso spazi che stimolano il pensiero e invitano alla riflessione sia sugli oggetti esposti, sia sull’ambiente circostante. Come ha spiegato Gouadain, in un’epoca segnata da sfide globali, i musei diventano custodi di memoria ma anche motori di dialogo con il futuro.
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Grand palais a parigi, un’icona di luce e arte rinnovata
Tra i sette musei premiati, il grand palais di parigi è uno dei più celebri. Nato per l’esposizione universale del 1900 sotto la guida dell’architetto charles girault, rappresenta un esempio di architettura Beaux-Arts che unisce elementi classici con dettagli moderni. Situato lungo gli champs-élyseés, ospita sculture, mosaici e affreschi realizzati da decine di artisti e artigiani.
Negli anni recenti, un intervento di restauro condotto da chatillon architectes ha rivoluzionato gli spazi interni con un tetto in vetro di oltre 17.500 metri quadrati, il quale illumina naturalmente la sala sottostante. Questo intervento ha valorizzato anche una galleria superiore perimetrale, che crea un percorso sospeso tra passato e contemporaneità. Oggi il grand palais si offre come un luogo dove arte, tecnologia e innovazione si fondono, capace di accogliere mostre immersive e suggestive esperienze culturali, confermando la sua posizione centrale nella vita artistica di parigi e d’ Europa.
Il saka museum a bali, il legame tra natura e spiritualità
A luglio 2024, a bali, il saka museum ha aperto all’interno dell’ayuna estate, un complesso alberghiero sulle rive della baia di jimbaran. Il progetto, realizzato insieme allo studio mitsubishi jisho design, esprime la filosofia locale del giri segara, ovvero l’equilibrio sacro tra montagna e mare. Questo principio guidava la scelta della forma e della copertura inclinata dell’edificio, visivamente connessa ai rilievi e all’oceano.
Il museo è immerso in un contesto paesaggistico caratterizzato da un lago che riflette il mutare della luce lunare, simbolo di introspezione e rinnovamento. Gli ambienti interni custodiscono documenti storici e collezioni che raccontano le tradizioni viventi di bali. Tra queste spicca la filosofia del nyepi, il giorno del silenzio, celebrato con riti di contemplazione e pausa dal mondo esterno.
Il saka museum ricrea così uno spazio dove il lusso e la cultura si intrecciano, invitando il visitatore a immergersi in un rapporto profondo con la natura e la spiritualità locale, valorizzando un’identità culturale radicata nella contemporaneità.
Audeum in corea del sud, un’immersività che coinvolge tutti i sensi
L’audeum, situato in corea del sud, è un’architettura concepita per creare un’esperienza che coinvolge diversi sensi oltre alla vista. Firmato dal progettista giapponese kengo kuma, il museo utilizza materiali e forme per invitare all’interazione diretta con l’ambiente naturale.
La facciata è caratterizzata da una serie di tubi verticali in alluminio lucido che ricordano l’ordine e il disordine delle forme naturali. Il contrasto tra il rivestimento rigido esterno e l’ingresso interno rivestito in legno di cipresso, profumato e caldo, stimola una connessione tattile e olfattiva. Questo passaggio simboleggia il passaggio dalla dimensione industriale a quella umana, ambientale.
Gli spazi interni sono pensati per fondere luce, suoni e odori naturali in modo coerente. Così il museo non è solo da guardare, ma da percepire, offrendo un incontro tra architettura e natura molto raro nella scena museale internazionale. Quest’approccio sensoriale sottolinea il valore di luoghi dove la natura non è solo uno sfondo, ma parte integrante dell’esperienza offerta.
Kunstsilo in norvegia, da silo industriale a cattedrale d’arte nordica
Kunstsilo, a kristiansand in norvegia, è il più grande museo della parte meridionale del paese e rappresenta una trasformazione architettonica notevole. Originariamente un silo industriale costruito negli anni ’30, l’edificio è stato convertito dallo studio mestres wåge arquitectes in un centro espositivo dedicato all’arte nordica.
Con 3.300 metri quadrati disposti su tre piani, ospita la più grande collezione privata di arte nordica al mondo. L’impatto visivo più rilevante è offerto dall’imponente struttura cementizia, che ricorda una cattedrale monolitica affacciata sul mare. Qui una scalinata monumentale attraversa l’edificio, conferendo un senso di maestosità e profondità. I silos originali sono stati valorizzati per catturare la luce naturale.
Il museo rappresenta un esempio di rigenerazione urbana che conserva la memoria industriale integrandola con una funzione culturale e turistica, mettendo in luce il rapporto tra passato e presente innescato dall’arte. La terrazza panoramica regala inoltre una vista unica sulla costa e sulla città.
Diriyah art futures a riyad, il primo museo digitale nella penisola arabica
A riyad, in arabia saudita, lo studio romano schiattarella associati ha progettato diriyah art futures, il primo museo nella penisola arabica dedicato all’arte digitale. L’edificio, inaugurato nel 2025, si inserisce nel wadi hanifah, un’oasi con paesaggi urbani e agricoli.
La struttura sembra emergere direttamente dal terreno, unendo antiche tecniche edilizie a strumenti digitali moderni. Questo crea effetti visivi che sfidano la distinzione tra opera d’arte e contenitore espositivo, mettendo in discussione la distanza tra spazio e contenuto artistico.
All’interno si trovano gallerie, laboratori di ricerca, residenze per artisti, un auditorium e spazi per la formazione. L’insieme costituisce un polo culturale pensato per integrare tecnologia, tradizione e paesaggio in modo unico nel suo genere. Il museo riflette i cambiamenti che investono la regione sul piano culturale e tecnologico.
Cleveland museum of natural history, ohio, trauma geologico e architettura fluida
Il cleveland museum of natural history, nello stato dell’ohio, si distingue per un’architettura che richiama i fenomeni geologici della regione dei grandi laghi. Progettato dal gruppo dlr, l’edificio riprende la forma fluida e bianca dei ghiacciai che hanno segnato i paesaggi nord-orientali degli stati uniti.
Il museo si trova immerso in un parco paesaggistico e conserva la storia della vita sulla terra. Al centro, la visitor hall espone i reperti più iconici, offrendo un punto focale nell’insieme delle collezioni. La continuità del design si riflette nell’unione delle varie parti con forme ispirate all’azione delle acque alluvionali.
L’architettura costruisce un legame tra natura e conoscenza storica, accentuando temi scientifici e ambientali. Il museo diventa quindi un luogo di educazione aperto al pubblico che racconta con forza la trasformazione del territorio e del pianeta.
Joslyn art museum, nebraska: una stratificazione di storia e design contemporaneo
Il joslyn art museum di omaha, nebraska, riflette un dialogo tra diverse epoche architettoniche e artistiche. Nato nel 1931 con l’intento di rendere l’arte accessibile, il complesso unisce tre edifici principali. Il primo è costruito in stile art déco dagli architetti john e alan mcdonald, mentre nel 1994 è stato aggiunto il walter & suzanne scott pavilion firmato da norman foster.
L’ultimo ampliamento è del 2024: il rhonda & howard hawks pavilion progettato dallo studio norvegese snøhetta amplia lo spazio espositivo con un linguaggio moderno e innovativo. La struttura sfida volutamente le forme storiche vicine, caratterizzandosi per un’impronta contemporanea che si pone in dialogo con le origini.
Il museo ospita collezioni che coprono millenni di creatività umana, offrendo una panoramica dal passato a un futuro ancora da scrivere. La sovrapposizione di stili sottolinea la complessità culturale degli stati uniti e l’intreccio tra memoria e innovazione nell’arte pubblica.