Un’indagine partita nel 2022 ha portato al sequestro di beni per un valore superiore a un milione di euro. L’operazione riguarda 14 persone coinvolte in un’inchiesta su presunte truffe ai danni dei fondi europei destinati all’agricoltura nella regione campana. Gli accertamenti, coordinati dall’Ufficio dei Procuratori Europei Delegati di Napoli, hanno coinvolto decine di indagati e rivelato intrecci con funzionari pubblici e un ex agente delle forze dell’ordine.
I dettagli dell’operazione e la portata del sequestro
Nelle prime settimane del 2025, i carabinieri del comando provinciale di Napoli hanno dato esecuzione al decreto di sequestro emesso dal giudice per le indagini preliminari del tribunale di Salerno. L’azione ha riguardato beni mobili e immobili imputati a 14 persone, per un valore complessivo di poco più di un milione e centotrentamila euro. Sono coinvolti 41 indagati in tutto, con accuse che spaziano dall’associazione a delinquere alla truffa aggravata, corruzione e falsificazione di documenti pubblici. Le accuse, tutte riferite a reati legati all’uso illecito di risorse europee, si fondano su una serie di elementi raccolti dalla procura europea delegata e dalle forze dell’ordine.
Un sistema di frodi finanziarie
L’inchiesta ha messo a nudo un sistema di frodi finanziarie che ha riguardato fondi destinati ad attività agricole e allo sviluppo rurale. La truffa consisteva nella presentazione di richieste di contributi basate su documentazioni e dati artificiosamente gonfiati o fittizi. Le somme percepite illegalmente sarebbero poi state spartite tra i membri dell’organizzazione, con percentuali legate ai fondi ottenuti. I sequestri riguardano proprietà, conti correnti e altri beni riconducibili agli indagati, bloccati per impedire distrazioni patrimoniali.
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Il ruolo dei funzionari pubblici e la corruzione nelle richieste di fondi europei
L’indagine ha portato alla luce anche il coinvolgimento di funzionari regionali che, secondo gli inquirenti, avrebbero facilitato l’accesso ai contributi europei attraverso la manipolazione delle procedure di valutazione. Questi soggetti avrebbero permesso l’accesso a finanziamenti pubblici senza i requisiti reali, falsificando i dati di domanda. In cambio, avrebbero ricevuto una percentuale variabile sui fondi ottenuti o richiesti. La corruzione si coniugava così a un meccanismo più ampio di falsificazione, con la messa in scena di attività agricole o progetti di sviluppo rurale inesistenti o gonfiati.
Corruzione e meccanismi falsificatori
L’azione coordinata della procura europea coinvolta in questa vicenda mira a proteggere risorse pubbliche che dovrebbero sostenere settori vitali come l’agricoltura nelle regioni del Sud Italia. Gli elementi raccolti indicano come la complicità di funzionari interni abbia reso possibile la creazione e il consolidamento di questa rete illegale. È emerso anche uno scambio di favori, che ha alimentato il sistema corruttivo e garantito maggiori margini di successo alle richieste di finanziamento fraudolente.
Il coinvolgimento di un ex appartenente alle forze dell’ordine e le strategie di depistaggio
Una delle figure chiave emerse è un ex agente delle forze dell’ordine, che era ancora operativo al momento dei fatti. Questa persona si sarebbe occupata di ostacolare le indagini in corso, tentando di depistare gli accertamenti e orientare le ricerche lontano dal gruppo criminale. Il suo ruolo risulta particolarmente significativo visto che, conoscendo le procedure investigative, avrebbe potuto fornire indicazioni e informazioni per eludere i controlli delle autorità.
Depistaggio e rallentamento investigativo
Le azioni di depistaggio hanno rallentato inizialmente le attività degli inquirenti, ma non hanno impedito di ricostruire con precisione la rete di frode e corruzione. La presenza di un operatore delle forze dell’ordine nelle dinamiche criminali ha suscitato reazioni forti, perché mina la fiducia nel sistema di controllo e nella legalità. Questo episodio chiarisce come i meccanismi delle indagini debbano prevedere confronti anche con elementi interni, per garantire trasparenza e correttezza nel contrasto ai reati finanziari.
Il ruolo della sezione eppo e la collaborazione con le procure europee
Le indagini sono state condotte dalla sezione eppo, acronimo di European public prosecutor office, del nucleo investigativo del comando provinciale carabinieri di Napoli. Questa unità, istituita nel 2021, si dedica specificamente alla repressione dei crimini contro gli interessi finanziari dell’Unione europea. La sezione lavora in sinergia con altre sedi dislocate in diverse città italiane, tra cui Torino, Milano, Venezia, Bologna, Roma e Palermo.
Una rete di collaborazione transnazionale
Il coordinamento con la procura europea, con base a Lussemburgo, si concentra sull’individuazione e la prevenzione delle truffe che riguardano fondi comunitari. La scelta di istituire queste sezioni specializzate nelle principali città risponde alla necessità di affrontare con strumenti mirati il fenomeno delle frodi transnazionali. L’operazione di Napoli, che ha portato a una serie di misure cautelari e sequestri, rappresenta una delle attività più recenti e significative nell’ambito del contrasto alla criminalità finanziaria legata ai fondi europei. Gli accertamenti hanno richiesto anni di lavoro e un’attività investigativa approfondita, supportata da analisi documentali e controlli incrociati.