Sentenza della Corte d'Appello di Napoli: pene ridotte per affiliati al clan Cimmino

Sentenza della Corte d’Appello di Napoli: pene ridotte per affiliati al clan Cimmino

La Corte d’Appello di Napoli modifica le pene per membri del clan Cimmino nel processo “Arena + 25”, evidenziando la corruzione negli appalti sanitari e l’operato della DDA.
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Sentenza della Corte d'Appello di Napoli: pene ridotte per affiliati al clan Cimmino - Gaeta.it

A Napoli, nella serata di mercoledì 27 novembre 2024, si è svolta una significativa udienza presso la prima sezione della Corte d’Appello, presieduta da Giovanni Carbone, riguardante il processo “Arena + 25”. Questa udienza ha portato a varie modifiche delle pene inflitte a diversi membri del clan Cimmino, con un particolare focus sulla cattura di pratiche corruttive legate agli appalti nel settore sanitario.

La DDA e l’operazione contro il clan Cimmino

Nel mese di ottobre 2021, la Direzione Distrettuale Antimafia di Napoli aveva compiuto un’importante operazione di polizia giudiziaria, culminata nell’esecuzione di un’ordinanza di custodia cautelare per 53 individui. Questo blitz aveva come obiettivo il clan Cimmino, guidato da Luigi Cimmino, ora collaboratore di giustizia. La ricerca della DDA si concentrava sulle pratiche di corruzione e sull’infiltrazione della criminalità organizzata negli appalti pubblici, in particolare negli ospedali della zona collinare di Napoli.

Il vertice della camorra napoletana era noto per le sue operazioni illecite che coinvolgevano non solo membri della criminalità ma anche figure imprenditoriali e dipendenti pubblici. Un altro aspetto significativo di questa indagine è stato il coinvolgimento di cugini nel racket della gestione delle mense negli ospedali, evidenziando la complessità e la ramificazione delle attività del clan nella vita economica e sociale della regione.

Le condanne e le riduzioni di pena

Durante la seduta della Corte d’Appello, la sentenza ha fatto emergere varie riduzioni delle pene precedentemente inflitte. Raffaele Sacco e suo cugino, entrambi attivi nella gestione delle mense, sono riusciti ad ottenere l’assoluzione dal concorso esterno in associazione mafiosa, ma le loro condanne per corruzione sono state confermate, subendo una riduzione da undici anni e otto mesi a sei anni e due mesi.

Un altro importante caso emerso è quello di Alessandro Esposito, la cui pena è stata ridotta da dodici anni a nove anni e un mese. Anche Mariangela Russo ha visto la sua condanna scendere da sei anni e dieci mesi a cinque anni e sei mesi. La Corte ha mostrato un atteggiamento di maggiore clemenza verso i colpevoli, considerato il contesto delle loro azioni e l’esito del processo.

Pene riviste per altri membri del clan

Salvatore Arena, noto ras dei Camaldoli, ha ottenuto una diminuzione della pena a suo favore. In primo grado, gli era stata contestata un’importante responsabilità come organizzatore del clan, con la richiesta di una condanna di quindici anni. Tuttavia, grazie ai suoi difensori, la pena è stata ridotta a dieci anni e dieci mesi, ora ulteriormente diminuita a nove anni e sei mesi.

Anche per Franco Diego Cimmino, figlio di Luigi, la Corte ha disposto una riduzione della pena. Inizialmente condannato a nove anni e quattro mesi, la sua pena attuale è stata stabilita in sette anni. Altri membri associati, come Andrea Basile, Giovanni Caruson e Mario Simeoli, vedranno confermate le loro condanne rispettive di diciotto anni e quattro mesi, quattordici anni e nove anni e otto mesi.

Questa serie di decisioni della Corte d’Appello di Napoli mette in evidenza non solo l’operato della giustizia nella lotta contro la criminalità organizzata ma anche le dinamiche interne ai processi penali, dove spesso le contestazioni relative all’interpretazione della legge possono portare a significative variazioni nelle pene.

Ultimo aggiornamento il 28 Novembre 2024 da Sara Gatti

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