L’attenzione verso una regolamentazione dell’intelligenza artificiale ha mosso da tempo il dibattito tra istituzioni e imprese, soprattutto in Europa. L’esigenza principale è quella di semplificare le norme per favorire la competitività e l’innovazione, senza però sacrificare l’adozione di queste nuove tecnologie. A Milano, durante una tavola rotonda promossa da Ispi, Angelo Mazzetti di Meta ha illustrato i punti chiave di questa conversazione e le divergenze sostanziali rispetto al modello adottato negli Stati Uniti.
Richieste di semplificazione normativa dalle imprese
Le aziende hanno chiesto ripetutamente alla Commissione europea e agli stati membri di alleggerire il quadro normativo vigente sull’intelligenza artificiale. Angelo Mazzetti ha evidenziato come questa esigenza derivi dalla necessità di mettere al centro della politica economica elementi quali la competitività, la crescita e l’innovazione. Secondo lui, è fondamentale approvare regole capaci di attrarre investimenti e promuovere l’adozione delle tecnologie IA. Le ultime settimane hanno mostrato segnali di progresso in questa direzione, e all’interno dell’Unione si intravedono segnali positivi verso una normativa più equilibrata.
È stato sottolineato come una semplificazione non significhi abbassare gli standard o eliminare i controlli, ma piuttosto realizzare un sistema regolatorio più coerente e funzionale alle esigenze delle imprese. L’obiettivo rimane quello di salvaguardare gli utenti e lo sviluppo tecnologico nel rispetto delle regole ma senza bloccare la crescita industriale e digitale. In effetti, un sistema normativo troppo frammentato o rigido finisce per rallentare lo sviluppo di startup e multinazionali, scoraggiando gli investimenti che potrebbero portare innovazioni concrete.
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Mazzetti ha chiarito che la differenza fondamentale tra Stati Uniti e Europa risiede nei rispettivi approcci alla regolamentazione. Oltre oceano, la politica punta molto su crescita e innovazione, incoraggiando le aziende a sperimentare e investire a lungo termine. Questo modello favorisce un clima meno vincolante dal punto di vista normativo, lasciando alle imprese maggiore libertà di sviluppo.
Nel caso europeo, invece, negli ultimi anni si è concentrata l’attenzione sulla disciplina normativa, con particolare riguardo ai rischi e alle possibili derive, ma senza coordinare adeguatamente le leggi a livello comunitario. Ne è derivata una situazione di sovrapposizioni legislative e barriere interne fra i vari paesi membri, cause principali della cosiddetta “frammentazione” del mercato europeo dell’innovazione. Questo assetto ha comportato uno svantaggio per le imprese che si sono trovate a dover affrontare ostacoli burocratici e difficoltà operative.
Non a caso, questo scenario ha rallentato la competitività del continente nel campo dell’intelligenza artificiale rispetto agli Stati Uniti. La nuova fase di dialogo tra istituzioni e imprese è vista come un’opportunità per rivedere questa situazione, correggendo errori e mettendo in primo piano la crescita e la competitività. Si punta a una strategia che tenga insieme le esigenze di tutela e controllo con quelle di sviluppo tecnologico e sostenibilità economica.
Il ruolo della governance europea nell’intelligenza artificiale
La tavola rotonda milanese organizzata da Ispi ha visto confrontarsi esperti e rappresentanti istituzionali chiamati a discutere la complessità della governance dell’intelligenza artificiale in Europa. L’obiettivo della discussione è stato chiarire come sia possibile mantenere un equilibrio tra innovazione e regole, costruendo un quadro normativo che non soffochi le iniziative tecnologiche ma ne garantisca allo stesso tempo la responsabilità.
In questo contesto, le imprese giocano un ruolo cruciale con la loro esperienza diretta sul mercato. Le istituzioni ascoltano queste voci per calibrare meglio le normative e rendere più efficace la loro applicazione. Il confronto ha messo in luce come l’impresa tecnologica debba poter contare su un contesto normativo chiaro e accessibile, senza complicazioni che rendano difficile l’ingresso o il consolidamento nel mercato europeo.
È emersa anche la necessità di evitare doppie regole o ostacoli alla circolazione di dati e servizi digitali, elementi fondamentali per la crescita del settore IA nel continente. Questa prospettiva conferma la volontà di guardare oltre la mera regolamentazione, cercando di creare un ambiente favorevole all’innovazione responsabile. L’esperienza e i suggerimenti di realtà come Meta diventano così utili per orientare le strategie legislative in tempi rapidi.
Sfide e prospettive future
Restano sfide importanti da affrontare, ma il confronto aperto tra operatori e istituzioni su questi temi indica una strada percorribile. L’Europa si trova nel mezzo di una fase delicata per il futuro dell’intelligenza artificiale e il modo in cui questa verrà normata potrà influenzare la posizione del continente nel mercato globale della tecnologia.