Sedici anni in mezzo alla camorra: la tragica storia di emanuele tufano e la notte dello scontro armato a napoli

Sedici anni in mezzo alla camorra: la tragica storia di emanuele tufano e la notte dello scontro armato a napoli

La morte di Emanuele Tufano a Napoli durante una sparatoria tra baby gang armate nel rione Sanità evidenzia la violenza minorile radicata, il coinvolgimento delle famiglie e le dinamiche criminali in piazza Mercato.
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La tragica morte del sedicenne Emanuele Tufano a Napoli svela la violenza radicata tra le baby gang armate del rione Sanità, evidenziando un contesto di criminalità minorile e omissioni familiari. - Gaeta.it

Il volto più crudo della criminalità minorile emerge dalla vicenda di emanuele tufano, un sedicenne di napoli coinvolto nel mondo delle baby gang armate nel rione Sanità. La sua morte, avvenuta durante una sparatoria a piazza mercato nel 2024, mette in luce dinamiche di violenza radicate tra giovanissimi, immersi in giochi pericolosi che si sono trasformati in tragedia. L’inchiesta che ha portato all’arresto di sedici ragazzi rivela retroscena inquietanti e comportamenti che sfiorano l’assurdità della violenza spietata.

La notte dello scontro e la partecipazione del gruppo del rione sanità

La sera del 24 ottobre 2024 il gruppo di baby camorristi del rione Sanità ha dato vita a una “stesa” armata a piazza mercato, zona da tempo contesa tra bande rivali. Emanuele tufano, sedicenne già noto alle forze dell’ordine, faceva parte del gruppo composto da dodici ragazzi, tutti minorenni tranne un giovane di diciannove anni. Immagini delle telecamere mostrano il trasferimento di una pistola tra i membri della banda, che poi si sono mossi in formazione sulle strade della città a bordo di sei scooter senza caschi, con atteggiamento aggressivo e consapevoli del rischio ma decisi a dimostrare la propria supremazia.

La tattica usata dal gruppo della sanità

La tattica era chiara: sfidare la presenza di bande rivali in territorio nemico. Il gruppo della Sanità non era estraneo a questo tipo di azioni; secondo una testimonianza, infatti, simili scorribande avvenivano regolarmente ogni sera. La loro audacia nasceva dalla convinzione di poter contare su armi e prontezza nello sparare. Questa circostanza ha portato a uno scontro a fuoco inevitabile, con benché abbia provocato feriti, una vittima inaspettata: emanuele tufano.

Le conversazioni nelle chat e l’ossessione per la violenza

Le indagini si sono concentrate molto sulle chat telematiche in uso al gruppo, dove si scambiavano informazioni su armi, droga e attività illecite. Una conversazione emersa tra tufano e un altro ragazzo del gruppo, identificato come francesco esposito detto pezzettino, risalente a febbraio 2024, racconta uno spaccato agghiacciante. Mentre esposito riferiva a tufano di un membro del gruppo che aveva subito un’intimidazione con la pistola puntata alla faccia, la risposta del sedicenne non mostrava segno di paura o preoccupazione, ma la definiva “una perdita di dignità”, segno di una mentalità che esalta la durezza.

Messaggi inquietanti dal gruppo

Più inquietante è un messaggio recuperato in cui tufano, in un gruppo con altri giovani della banda, manifesta la volontà di sparare a qualcuno per “guardarlo negli occhi mentre muore”. Questa frase sottolinea una familiarità con armi da fuoco e un desiderio alimentato dalla paura e dalla ricerca di potere. Un altro componente, in quella chat, si vanta della “mano ferma” e dell’esperienza nel maneggiare pistole. Queste parole testimoniano non solo l’uso, ma un legame radicato con la violenza.

La posizione delle famiglie e una normalizzazione della violenza

Le intercettazioni raccolte durante l’inchiesta fanno emergere che molte famiglie coinvolte erano al corrente delle attività dei ragazzi, senza intervenire per fermarle o contenere le loro azioni. Le madri di alcuni minorenni mostravano un atteggiamento di indifferenza o rassegnazione verso il fatto che i figli girassero armati e corressero rischi seri. Questo silenzio ha contribuito a creare un ambiente in cui la presenza della camorra tra i giovanissimi è percepita come una prassi quasi normale.

Un contesto difficile nel rione sanità

Questa situazione si riflette in territori difficili come il rione Sanità, dove i ragazzi crescono senza alternative evidenti, spesso intrappolati in schemi di violenza e contro-violenza. La mancanza di opposizione da parte delle famiglie e la presenza consolidata di baby gang armate alimentano la possibilità di incidenti pericolosi, con conseguenze tragiche come la perdita di vita di tufano.

Lo scontro armato a piazza mercato e le dinamiche della rissa

Il gruppo della Sanità, armato e deciso, ha raggiunto piazza mercato la sera dell’incidente, trovando sul posto un gruppo rivale anch’esso armato. Proprio qui si è consumato lo scontro tra bande, con colpi di pistola sparati in aria e, successivamente, verso i presenti. Secondo diverse testimonianze, i ragazzi della Sanità hanno iniziato a sparare per primi, aprendo una vera e propria “spedizione” contro il nemico.

Testimonianze degli arrestati

Tra i testimoni figurano alcuni minorenni arrestati che hanno descritto una scena caotica, in cui le armi venivano estratte e utilizzate con facilità. Una conversazione intercettata riporta un avvertimento lanciato prima dell’apertura del fuoco, mentre un altro ragazzo ha raccontato di essersi trovato a pochi passi dagli avversari, con la pistola puntata contro. In mezzo alla confusione, durante queste azioni, tufano ha perso la vita per un colpo partito, accidentalmente si suppone, dal gruppo di cui faceva parte. Il sangue dei giovani ragazzi scorre su strade già segnate dalla criminalità.

Le indagini seguono ora piste per accertare le responsabilità precise e approfondire le dinamiche di una violenza che mette a rischio vite giovanissime, segnando una ferita aperta nella città di napoli.

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