L’aereo di ricognizione Seabird, operato dall’ong Sea Watch, ha individuato una scena inquietante in acque internazionali vicino alla costa della Libia. Alcuni corpi senza vita galleggiavano nel mare, senza che nessuno intervenisse per recuperarli. Di fronte a questa situazione, è stata notata la presenza di una motovedetta libica armata, finanziata dall’Italia, che però ha ignorato le chiamate radio degli operatori di Sea Watch.
Scoperta dei cadaveri in acque internazionali
L’avvistamento è avvenuto durante una missione di ricognizione a bordo del Seabird, a pochi chilometri dalle coste libiche, in zona di mare internazionale. Gli operatori dell’ong hanno descritta la scena come estremamente preoccupante: diversi cadaveri galleggiavano in superficie, senza segnali di soccorsi in corso. La posizione specifica lascia intendere che i morti potrebbero essere naufraghi, coinvolti in un incidente in mare avvenuto giorni prima.
Questi corpi non sono stati recuperati e non sono arrivati ulteriori segnali di evacuazione o intervento da parte di altre imbarcazioni o autorità costiere. La presenza delle salme in un tratto di mare così delicato richiama l’attenzione sulla drammatica situazione dei migranti nel Mediterraneo centrale, dove spesso naufragi avvengono senza testimoni o soccorsi tempestivi.
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Motovedetta libica armata ignora le chiamate radio
Mentre Seabird segnalava la presenza dei cadaveri, nelle vicinanze era presente una motovedetta armata libica. Secondo l’ong Sea Watch, questa imbarcazione è finanziata dall’Italia e avrebbe potuto intervenire per effettuare il recupero dei corpi o per prestare soccorso. Tuttavia, la motovedetta non ha risposto alle comunicazioni radio inviate dall’equipaggio del Seabird.
Il rifiuto di rispondere alle richieste di contatto solleva serie questioni sul ruolo e sulle regole d’ingaggio delle milizie libiche impegnate in operazioni al largo della costa. Queste motovedette, spesso sotto controllo legale o finanziario italiano, dovrebbero garantire il rispetto dei diritti umani e la salvaguardia delle vite in mare. Il mancato intervento in questo caso ha lasciato i cadaveri in balìa delle acque, senza alcun tipo di assistenza.
Timore per ulteriori vittime e situazione dei naufragi nel mediterraneo centrale
I cadaveri avvistati potrebbero appartenere a persone morte in un naufragio recente. L’ong ha espresso il timore che, oltre ai corpi visibili, ci siano altre vittime sommerse o disperse nel Mediterraneo centrale. I naufragi in questa area sono frequenti, soprattutto lungo le rotte migratorie che collegano la Libia all’Europa.
Le condizioni di viaggio su imbarcazioni inadeguate e sovraccariche portano spesso a tragedie. Il mancato recupero dei corpi impedisce di accertare il numero esatto delle vittime e di offrire un minimo di dignità postuma. Il silenzio delle autorità libiche, insieme all’assenza di interventi concreti di soccorso, contribuisce a una situazione drammatica e delicata lungo queste rotte.
Riflessioni di sea Watch e ruolo delle motovedette libiche
La segnalazione di Sea Watch getta luce su un episodio che conferma ancora una volta le difficoltà nel garantire la sicurezza e i diritti dei migranti in mare. Il ruolo delle motovedette libiche e gli accordi con paesi europei, in particolare l’Italia, sono al centro di un dibattito acceso, soprattutto dopo questi eventi. Finché non ci saranno azioni più tangibili, il rischio di morti annegate torna a essere un’emergenza quotidiana nel Mediterraneo.