Nella notte tra il 16 e il 17 aprile 2025, una scritta con la parola “Gaza” è comparsa sotto la lapide che ricorda a Torino il sottufficiale di polizia Rosario Berardi, ucciso dalle Brigate Rosse il 10 maggio 1978. La targa si trova in corso Belgio, una zona centrale della città. L’episodio ha suscitato nuove tensioni e ha provocato la reazione immediata dei famigliari e dell’associazione europea vittime del terrorismo. Non si è trattato di una vera e propria imbrattatura come quella avvenuta a gennaio, ma l’atto ha sollevato molte preoccupazioni nel tessuto cittadino.
La lapide di rosario berardi e gli attacchi precedenti
La lapide dedicata a Rosario Berardi si trova da anni in corso Belgio, a Torino. Berardi era un sottufficiale di polizia che perse la vita proprio nella tensione e nella violenza del terrorismo degli anni di piombo. Nel gennaio 2024 la stessa lapide era stata oggetto di imbrattamenti più gravi, con vernice e scritte che avevano macchiato in modo evidente il luogo. Questa volta la situazione è stata diversa: la parola “Gaza” è stata tracciata con uno spray, quasi come un messaggio simbolico, senza coprire l’intera lapide, né sfregiarla definitivamente.
Tensioni e motivazioni dietro l’episodio
Cronache locali e fonti di sicurezza hanno riferito subito dell’episodio, portando l’attenzione pubblica sull’ennesimo segno di tensione. Le motivazioni dietro questo gesto non sono del tutto chiare, ma si inseriscono in un contesto storico e politico che spesso usa questi simboli per attirare attenzione su cause controverse. Il luogo scelto, una memoria dedicata a una vittima del terrorismo italiano, amplifica il peso di questa scritta e provoca reazioni contrastanti.
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La reazione di giovanni berardi e l’associazione europea vittime del terrorismo
Giovanni Berardi, figlio di Rosario e presidente dell’associazione europea vittime del terrorismo, è intervenuto subito in modo deciso. Ha definito gli autori dell’atto «sciacalli» e ha sottolineato la determinazione sua e dell’associazione a custodire la memoria di chi ha perso la vita per la sicurezza collettiva. Giovanni ha affermato che «non intendo mai rinunciare al proprio dovere di mantenere viva la memoria e l’onore di suo padre e di tutte le vittime.»
Il presidente ha anche fatto notare che le scritte e gli atti vandalici possono proseguire quanto vogliono, ma «sarò sempre pronto a riparare i danni, anche se sono ripetuti.» Ha evitato di entrare nel merito di chi possa aver compiuto questi gesti, definendo chi li compie come «esseri senza anima e che non hanno nulla da comunicare in modo civile.» Queste parole esprimono non solo rabbia ma anche una volontà ferma di contrastare quegli atti che ledono luoghi simbolici e la memoria storica di cittadini caduti.
Reazioni e clima di tensione
Le reazioni forti sottolineano come la memoria di Rosario Berardi e delle vittime del terrorismo rimanga un tema molto sentito e divisivo nella società contemporanea, in particolare a Torino.
Il contesto cittadino e le implicazioni culturali della vicenda a torino
Torino vive ancora oggi con il ricordo forte degli anni di piombo e dei conflitti interni che hanno segnato l’Italia per diversi decenni. La lapide a Rosario Berardi è uno dei tanti modi con cui la città si impegna a ricordare chi ha sacrificato la vita contro il terrorismo. Episodi come la scritta comparsa nelle scorse ore rimandano a tensioni non solo politiche ma anche culturali e sociali.
Significati e interpretazioni controverse
Il gesto, seppur semplice nella forma, riporta a galla questioni complesse: l’identità, la memoria collettiva, il rispetto per le vittime di violenza. Da un lato il vandalismo viene percepito come un’offesa, dall’altro la parola “Gaza” è carica di significati internazionali e localmente molto discussi. In effetti, una simile scritta sotto quella lapide può apparire come un messaggio che mette in discussione chi e cosa rappresenta quel monumento.
Le autorità cittadine hanno finora mantenuto riserbo sull’indagine, ma è atteso un intervento per tutelare l’area e prevenire ulteriori episodi. Nel frattempo, la comunità continua a seguire con attenzione l’evolversi della situazione, tra volontà di memoria e le difficoltà di convivenza con segni che evocano passati e presenti complessi per la città e il Paese.