Un recente studio congiunto tra l’Università di Trieste e la Sapienza Università di Roma ha portato alla luce risultati sorprendenti sulla comunicazione animale, sostenendo che la preferenza per i suoni consonanti potrebbe avere origini biologiche. I ricercatori, esaminando il comportamento di 130 pulcini, hanno suggerito che la capacità di produrre e riconoscere suoni consonanti è condivisa tra diverse specie, includendo anche quella umana.
La metodologia dello studio sui pulcini
La ricerca è stata realizzata presso il Dipartimento di Scienze della Vita dell’Università di Trieste, dove gli scienziati hanno osservato 130 pulcini implumi. Una volta schiusi, i pulcini sono stati sistemati in coppie all’interno di gabbie controllate termicamente per un periodo di quattro giorni. Durante questo tempo, i ricercatori hanno registrato vari richiami in ambienti insonorizzati, simulando diverse situazioni emotive, sia piacevoli che stressanti.
Per riprodurre le condizioni naturali dei richiami, i ricercatori hanno gradualmente stimolato i pulcini, permettendo loro di esprimere una gamma di vocalizzazioni. Successivamente, è stata condotta un’analisi approfondita delle frequenze fondamentali dei loro richiami. Attraverso un attento calcolo del rapporto tra le diverse frequenze, è emerso un risultato significativo: i richiami presentavano una predominanza di consonanza perfetta, suggerendo che i suoni consonanti non sono solo un prodotto culturale ma hanno anche una base fisiologica.
Significato della consonanza nei richiami animali
Cinzia Chiandetti, professoressa associata di psicobiologia all’Università di Trieste, ha sottolineato l’importanza dei risultati ottenuti, affermando che i richiami più armonici sono associati a situazioni di maggiore benessere per gli animali. Tale scoperta potrebbe permettere di interpretare gli stati emotivi degli animali attraverso la loro comunicazione sonora. Chiandetti ha accennato anche alla possibilità futura di sviluppare dispositivi in grado di registrare questi richiami e fornire informazioni utili sul livello di comfort o stress degli animali.
L’importanza della consonanza nelle interazioni sociali va quindi oltre la mera osservazione comportamentale: offre uno strumento per comprendere meglio il mondo emotivo degli animali, contribuendo a sviluppare tecniche per migliorare il loro benessere.
Il contributo della Sapienza alla ricerca
Andrea Ravignani, professore di psicologia generale presso il Dipartimento di Neuroscienze Umane della Sapienza Università di Roma, ha commentato ulteriormente il lavoro congiunto tra le due università. Ravignani ha evidenziato che questa ricerca conferma che gli intervalli consonanti non sono solo caratteristiche dei segnali acustici prodotti dagli esseri umani, ma sono fondamentali anche nella comunicazione sociale degli esseri animali. Le scoperte suggeriscono che la capacità di produrre suoni consonanti possa essere un tratto comune che risale a un’origine evolutiva condivisa, strettamente legata ai nostri segnali emotivi.
Questo studio rappresenta un passo significativo nella comprensione del linguaggio animale e delle sue connessioni con la musica e la comunicazione umana, aprendo nuovi orizzonti per future ricerche nel campo della psicobiologia e delle neuroscienze.