Nel territorio di Rizziconi, nel cuore della Piana di Gioia Tauro, i carabinieri della compagnia locale, coadiuvati dallo squadrone elicotterato cacciatori “Calabria”, hanno portato alla luce un impianto clandestino per la raffinazione della cocaina. L’operazione ha riguardato un casolare isolato, apparentemente abbandonato, usato come base per la produzione e lo stoccaggio di una quantità significativa di sostanza stupefacente.
il ritrovamento e il sequestro della droga
Durante la perquisizione del casolare, i militari hanno rinvenuto oltre 100 chilogrammi di cocaina pura, suddivisa in panetti. La droga era nascosta in una intercapedine appositamente ricavata nel sottotetto. Lo spazio era stato sigillato con materiale murario, una tecnica usata per occultare la merce e ritardare il processo di scoperta. Questa quantità, una volta miscelata e messa sul mercato illegale, avrebbe potuto generare introiti superiori ai tre milioni di euro.
L’elevato peso della sostanza e la sua purezza segnano una significativa operazione antinarcotici. La stima dei guadagni potenziali rivela il livello organizzativo degli interessati, capaci di movimentare grossi quantitativi destinati sia al mercato nazionale che con probabili legami esteri. Lo scenario sottolinea come queste reti gravitino su produzioni accuratamente pianificate e ben nascoste, difficili da individuare nelle campagne.
il laboratorio chimico al suo interno
Nel casolare è stato trovato un laboratorio completo di strumenti specifici per la raffinazione della cocaina. C’erano bilance di precisione, composti chimici utilizzati per la purificazione, forni capaci di raggiungere alte temperature, oltre a dispositivi per la sicurezza personale come tute protettive e mascherine. Questo conferma che l’immobile non era solo un magazzino per la droga, ma un centro operativo per trasformare la materia prima in sostanza pronta per la distribuzione.
L’attrezzatura rinvenuta mostra una struttura pensata per lavorazioni complesse e continue. Questo pone l’attenzione sulle tecniche adottate dai trafficanti per controllare ogni fase della produzione, garantendo alti standard qualitativi e quantitativi. L’ambiente ha caratteristiche da laboratorio professionale, elemento che indica come la criminalità organizzata implementi procedure dettagliate in ambiti nascosti, lontano da occhi indiscreti.
il contesto territoriale e le vie di comunicazione sfruttate
Il casolare utilizzato come raffineria si trova in un’area agricola defilata ma vicina a collegamenti stradali importanti. Non è casuale la scelta di questa ubicazione. La campagna offre una copertura naturale a certe attività, mentre la prossimità alle arterie di comunicazione facilita il trasporto della droga verso i mercati finali.
Questa scoperta conferma l’uso diffuso di zone rurali per mascherare operazioni criminali. Le organizzazioni sanno come sfruttare luoghi poco frequentati e poco controllati, mimetizzando centri di produzione all’interno di contesti ordinari e silenziosi. Il sistema evidenzia come i traffici continuino a utilizzare strategie di occultamento in spazi geografici che sembrano lontani dalle grandi città, ma sono comunque centrali per il traffico illecito.
indagini in corso
Le indagini proseguono per ricostruire le ramificazioni della rete e identificare gli operatori coinvolti, soprattutto considerando il rischio di collegamenti con gruppi criminali internazionali. Il sequestro rappresenta un colpo rilevante agli equilibri dello spaccio nella Piana di Gioia Tauro e ai traffici che partono da questa area verso altri paesi.