Un gruppo di astronomi dell’International Centre for Radio Astronomy Research ha individuato un oggetto molto particolare a circa 15.000 anni luce dalla Terra. Questo disco aereo nello spazio sorprende per come emette sia onde radio che raggi X, un comportamento mai documentato prima di adesso. L’evento è stato catturato grazie alla sinergia tra il radiotelescopio ASKAP del CSIRO e l’osservatorio a raggi X Chandra della NASA, che hanno osservato simultaneamente la stessa zona del cielo.
La scoperta di askap j1832-0911 e le prime osservazioni
Il nuovo oggetto è stato battezzato ASKAP J1832-0911 e appartiene a una ristretta categoria di fenomeni chiamati transitori di lungo periodo . Questi ultimi sono caratterizzati da emissioni radio molto prolungate e intervallate da pause significative. In pratica ASKAP J1832-0911 genera impulsi radio che durano due minuti e si ripetono approssimativamente ogni 44 minuti; nel contempo emette anche raggi x nella stessa finestra temporale di attività. Non si registravano simili emissioni prima di novembre 2023, indicando che l’oggetto ha mostrato un’attivazione recente. Anche il fatto che le radiazioni radio e i raggi x appaiono legati tra loro ha acceso il dibattito tra i ricercatori.
Un fenomeno mai catalogato prima
La scoperta è importante perché segnala un fenomeno non catalogato con chiarezza e che va ben oltre le conoscenze più comuni sulle sorgenti radio nello spazio, basate finora su supernovae, pulsar o quasar.
Leggi anche:
Le possibili spiegazioni dell’origine di askap j1832-0911
Gli scienziati sono ancora incerti sulla natura esatta di ASKAP J1832-0911. Una delle ipotesi suggerite è che possa trattarsi di una magnetar, ossia un tipo di stella di neutroni con un campo magnetico estremamente forte, che al momento non si era mai vista produrre impulsi radio e raggi x così sincronizzati e prolungati. Un’altra pista analizzata porta all’idea di un sistema binario con una nana bianca altamente magnetica in orbita con un’altra stella.
Quest’ultima ipotesi però non spiega del tutto la particolare regolarità e durata delle emissioni osservate. Questi segnali, infatti, potrebbero indicare un fenomeno ancora sconosciuto ai modelli scientifici attuali. Di certo aiuteranno a spingere la ricerca verso nuovi scenari sulla composizione e l’evoluzione delle stelle morte o delle formazioni stellari estreme all’interno della Via Lattea.
Il ruolo degli strumenti australiani e americani nell’osservazione simultanea
La coincidenza temporale tra le osservazioni del radiotelescopio australiano ASKAP e dell’osservatorio spaziale statunitense Chandra ha reso possibile questa scoperta. ASKAP, posizionato nel deserto australiano, osserva onde radio a bassa frequenza con alta sensibilità e ha da tempo raccolto dati su impulsi radio insoliti. Da qualche anno si sono registrati almeno una decina di transitori di lungo periodo, ma ASKAP J1832-0911 si distingue per la durata e la luminosità delle emissioni radio.
Chandra conferma con i raggi x
Chandra, invece, ha rilevato l’emissione a raggi x nello stesso lasso di tempo. Questa simultaneità è fondamentale perché collegare onde radio e raggi x da una stessa sorgente permette di restringere le caratteristiche fisiche dell’oggetto e scartare molte ipotesi errate. Grazie a queste osservazioni congiunte si potrà approfondire il comportamento su scala temporale e spaziale di questo nuovo fenomeno, che potrebbe portare a rivisitare le teorie sulle sorgenti di onde radio in galassie come la nostra.
I possibili sviluppi della ricerca e le sfide aperte
L’osservazione di ASKAP J1832-0911 segna l’inizio di una nuova fase nell’astronomia osservativa, spingendo gli scienziati a rivedere alcune idee consolidate sulle emissioni stellari. Restano molte domande da chiarire: che cosa provoca la regolarità del ciclo di impulsi? Come si formano simultaneamente onde radio e raggi x in questo modo? L’origine recente del fenomeno suggerisce che potrebbe trattarsi di un evento dinamico, ma non si sa ancora quanto durerà.
Proseguire con campagne di monitoraggio potrà rivelare se questo comportamento è stabile nel tempo o se si tratta di una fase transitoria. Le osservazioni integrate di altri telescopi potrebbero evidenziare segnali ultravioletti o gamma, ampliando la comprensione. Alcuni ricercatori ipotizzano che questa scoperta possa aprire la strada allo studio di forme nuove di materia stellare o a processi fino a oggi ignorati nella fisica delle stelle morte.
La continua attenzione verso questi oggetti consentirà di classificare con maggiore precisione eventi simili e di integrare questi dati nei modelli di dinamica galattica. Resta aperta soprattutto la sfida di un confronto più stretto tra l’analisi osservativa e quella teorica, per trovare spiegazioni attendibili a questo fenomeno unico nella Via Lattea.