I referendum dell’8 e 9 giugno riportano al centro del dibattito politico italiano la questione della partecipazione al voto, in particolare con l’attenzione puntata sull’obiettivo del quorum. L’invito all’astensione lanciato da parte di Forza Italia e Fratelli d’Italia alimenta critiche forti dalle altre forze politiche, rendendo la strada verso il raggiungimento del quorum più complicata. Allo stesso tempo, le recenti amministrative a Bolzano e Trento segnalano livelli di astensionismo mai registrati prima, mettendo ulteriormente in luce la sfida per questi referendum.
La strategia dell’astensione e le reazioni delle opposizioni
Il centrodestra, guidato da Forza Italia con Antonio Tajani e da indicazioni riservate di Fratelli d’Italia, ha scelto di non incoraggiare la partecipazione al voto nei referendum, puntando in pratica su un astensionismo strategico. Questo approccio ha scatenato la reazione dura delle opposizioni, che lo vedono come un ‘sabotaggio’ contro la democrazia. Maurizio Landini, noto promotore delle consultazioni referendarie, ha definito questa scelta “grave e pericolosa”, in riferimento anche al ruolo di partito di maggioranza del governo del centrodestra. La sua critica si fonda sull’importanza del voto come strumento essenziale per la tutela del lavoro e dei diritti dei cittadini.
Amministrative a Bolzano e Trento: segnali allarmanti
Non è un caso che le elezioni amministrative appena svolte a Bolzano e Trento abbiano registrato tassi di astensione record, suggerendo un clima di sfiducia o disinteresse che può influire negativamente sul successo referendario. Il sindaco di Napoli Gaetano Manfredi ha ammesso la difficoltà nel raggiungere il quorum, sottolineando come questa situazione rappresenta un ostacolo concreto per chi sostiene i referendum, specie nel contesto delle votazioni sulla cittadinanza.
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Il ruolo del Pd e la chiamata alla partecipazione
Nonostante qualche esitazione nell’area riformista del Pd, la segretaria Elly Schlein ha ribadito più volte l’importanza di andare a votare e di sostenere i referendum contro alcune disposizioni del Jobs Act. Schlein ha chiesto ai cittadini e alle cittadine di esprimersi per difendere i diritti sul lavoro e la dignità di chi lavora. Le informazioni sull’assemblea nazionale del Pd, inizialmente ipotizzata prima del voto e con il tema dei referendum all’ordine del giorno, indicano che probabilmente sarà posticipata a giugno. Questo slittamento arriva mentre si cerca di consolidare la mobilitazione elettorale, soprattutto nella partita sulla cittadinanza.
Mobilitazione elettorale e freddezza interna
Il Pd mantiene così la linea del coinvolgimento diretto, malgrado la freddezza interna rispetto ad alcuni quesiti referendari. La pressione sulla cittadinanza assume rilievo politico e simbolico, mirando a contrastare i messaggi contrapposti e a evitare che il voto venga deciso dall’astensione.
Critiche dal Movimento 5 stelle e altre forze politiche
Le opposizioni, a partire dal Movimento 5 stelle, prendono posizione a favore del voto, pur mostrando cautela su alcuni quesiti, come quello sulla cittadinanza. Giuseppe Conte ha sottolineato che l’invito a non votare da parte di esponenti del governo indica un peggioramento della situazione democratica nel paese. La richiesta del M5s è che la partecipazione sia ampia e coinvolga cittadini su tutti i temi, compreso il referendum contro il Jobs act.
Le accuse di riccardo magi
Riccardo Magi ha definito vergognoso e illiberale l’appello all’astensione di Tajani, ricordando che il presidente Mattarella ha esortato i cittadini a non rinunciare al voto. Magi ha accusato il centrodestra di aver adottato tattiche antidemocratiche, soprattutto dopo aver preso esempio da leader come Viktor Orban. Ha sottolineato anche l’insulto rivolto a migliaia di cittadini e giovani attivi nella campagna referendaria.
Posizioni dal fronte sindacale
Sul fronte sindacale, Landini ha richiamato direttamente il richiamo del presidente Mattarella al valore del voto, dichiarando che è un errore politico importante promuovere il non-voto, soprattutto da parte del partito di maggioranza nell’esecutivo. Nicola Fratoianni ha definito l’astensionismo come il principale problema della democrazia italiana, criticando Meloni e Tajani per aver scelto una strategia con finalità tattiche e non politiche.
La questione della legge elettorale e le tensioni nella maggioranza
Dopo queste tensioni sui referendum, è emersa una possibile discussione sulla riforma della legge elettorale. Alcune indiscrezioni indicano dialoghi in corso tra maggioranza e opposizioni, ma sia la segretaria Schlein sia il leader M5s Conte smentiscono contatti concreti. Conte ha spiegato che, finora, le notizie provengono solo dai giornali e che ogni eventuale proposta sarà valutata al momento in cui emergerà.
Reazioni delle opposizioni ai possibili incontri
Le opposizioni mostrano scarso interesse a dare sostegno a questa discussione, considerata un tentativo per alleggerire l’attenzione da temi sociali più urgenti, come il problema dei salari bassi. Angelo Bonelli ha interpretato le mosse della premier Giorgia Meloni in chiave politica, suggerendo che la spinta per la riforma elettorale possa nascondere problemi interni alla maggioranza e voglia evitare che questi si manifestino pubblicamente.
Il quadro complessivo dei giorni precedenti le consultazioni referendarie appare quindi teso e incerto. Tra strategie politiche contrapposte e livelli storici di astensionismo, la partita sul voto resta aperta e centrale nel confronto tra forze politiche italiane.