La scomparsa di due italiani in Honduras, Luca Pagliaro e Maurilio Mirabella, rimane uno dei misteri irrisolti più dolorosi degli ultimi anni. Quel che doveva essere un nuovo capitolo di vita si è trasformato in un’assenza ingiustificata perdurata nel tempo. Dopo 15 anni, la famiglia di Luca ha avviato la procedura per la dichiarazione di morte presunta, finalizzata a mettere ordine in una vicenda che non ha mai avuto spiegazioni.
Il giorno della sparizione: Roatán, 16 marzo 2010
Il 16 marzo 2010, Luca Pagliaro, torinese d’origine e allora trentatreenne, insieme a Maurilio Mirabella, quarantaquattrenne napoletano, si allontanarono dalla scuola subacquea Waihuka Adventure Diving, sull’isola di Roatán, nel Mar dei Caraibi. Da quel momento, nessuno li ha più visti. Prima di sparire, erano stati visti a bordo di un Suv con destinazione l’interno dell’isola. Quel giorno, che doveva essere solo una tappa di una giornata di lavoro o di vita comune, segnò l’inizio di un calvario lungo quindici anni.
Luca era un insegnante elementare che aveva deciso di cambiare completamente la sua vita trasferendosi in Honduras per lavorare con Mirabella, esperto istruttore subacqueo e fondatore della scuola d’immersione nota per escursioni tra gli squali. Le autorità locali si attivarono subito, ma senza portare risultati concreti. Nessuna traccia né indizio è mai emerso dalle ricerche.
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Le indagini e il coinvolgimento giudiziario
Le autorità honduregne aprirono diverse inchieste, ma senza certezze o ritrovamenti significativi. Nel 2012 la procura di Napoli avviò un fascicolo che ipotizzava sequestro di persona, omicidio e occultamento di cadavere. Furono iscritti nel registro degli indagati due uomini, un honduregno e un napoletano, sospettati di aver eliminato i due italiani con l’intento di prendere il controllo della scuola di immersioni, ritenuta economicamente importante.
Anche questa pista non portò a sviluppi concreti. Non ci furono processi né condanne, e le piste si chiusero in un vicolo cieco. Il caso si trasformò in uno di quei misteri a cui si aggiunge il peso del silenzio e della mancata giustizia.
Il dolore della famiglia tra speranza e resa
La famiglia di Luca, in particolare la madre Francesca Vaccaro, è stata negli anni una voce costante nel tentativo di mantenere viva l’attenzione. I suoi messaggi sui social e gli appelli pubblici hanno mostrato il passaggio dalla speranza alla disperazione, fino alla rabbia. Il dolore di chi aspetta senza risposte ha trovato spazio in parole dure, segno di quanto la vicenda abbia segnato profondamente chi resta.
La richiesta di morte presunta, presentata oggi a 15 anni dall’evento, rappresenta un riconoscimento formale che apre una fase nuova. Questa dichiarazione serve a regolare le questioni legali e patrimoniali, ma rappresenta anche una sconfitta emotiva per parenti e amici. L’assenza si formalizza e prende il posto della speranza di ritorno.
Roatán tra paradiso e luogo di misteri irrisolti
Roatán è conosciuta come una destinazione ideale per sub e turisti, un angolo di natura incontaminata nel Mar dei Caraibi. Tuttavia, non è solo un luogo di bellezza ma anche uno scenario dove la giustizia incontra difficoltà. Situazioni di criminalità locale e lentezza delle indagini sono state spesso segnalate e complicano storie come quella di Pagliaro e Mirabella.
Sono circolate diverse ipotesi, che parlano di interessi economici e di tensioni legate alla gestione della scuola di immersioni, senza mai arrivare a riscontri definitivi. Storie di traffici e faide rimangono allo stato di voci, mentre negli anni sono cresciuti i sospetti senza alcuna conferma.
15 anni di silenzio e la prospettiva legale della morte presunta
Oggi, Luca avrebbe compiuto 49 anni. Il suo volto è ancora quello di un trentenne, congelato nelle foto che raccontano di una vita in riva al mare, tra delfini e immersioni. Il lunghissimo silenzio sulle sue sorti pesa come una ferita aperta per chi gli voleva bene.
La legge italiana consente la dichiarazione di morte presunta dopo dieci anni di assenza senza notizie, per chiudere situazioni sospese dai lunghi tempi. Se entro sei mesi non emergeranno nuovi elementi, il tribunale darà esito definitivo alla domanda. Resta però aperto il vuoto lasciato da due vite scomparse nel nulla, che lasciano dietro di sé solo ricordi e domande senza risposta.