Il prossimo 3 giugno i dipendenti di poste italiane, organizzati da cgil e uil, incroceranno le braccia per uno sciopero nazionale. La protesta arriva in seguito all’esclusione delle categorie sindacali dai tavoli di trattativa con la dirigenza dell’azienda avvenuta lo scorso novembre. Lo sciopero punta a denunciare le condizioni di lavoro, i tagli del personale e le politiche aziendali considerate insufficienti dai sindacati.
Motivazioni della protesta e esclusione dai confronti sindacali
Le sigle sindacali slc, uilposte, cgil e uil hanno spiegato che il loro intervento nasce dall’esclusione nei negoziati con poste italiane. Questo ha determinato una frattura nei rapporti con la dirigenza. I rappresentanti dei lavoratori sottolineano che, senza un dialogo aperto e democratico, diventa difficile affrontare le problematiche relative a salario, stabilità e diritti.
I sindacati denunciano la repressione del dissenso interno, descrivendo i meccanismi relazionali aziendali come esclusivi e poco inclini a tutelare la pluralità di opinioni. In questo contesto, lo sciopero appare come una risposta diretta al modo in cui l’azienda gestisce le relazioni con i lavoratori e le organizzazioni sindacali.
Leggi anche:
Il piano di riorganizzazione e i tagli al personale
Uno dei nodi centrali alla base dello sciopero riguarda il piano di riorganizzazione presentato da poste italiane. Secondo i sindacati, questa strategia prevede riduzioni dell’organico che rischiano di compromettere la qualità dei servizi offerti agli utenti. La diminuzione del personale potrebbe portare a maggiori difficoltà operative e aumentare il carico di lavoro per i dipendenti rimasti.
Questi tagli, spiegano le organizzazioni, minano anche la possibilità di mantenere standard lavorativi dignitosi. La situazione creata, sempre secondo i sindacati, non tutela né i diritti né la sicurezza dei lavoratori, elementi fondamentali per chi opera in un contesto pubblico e così vasto come poste italiane.
Richieste su salari, stabilizzazioni e sicurezza sul lavoro
I sindacati hanno chiesto un miglioramento delle retribuzioni, ricordando che i risultati economici dell’azienda dovrebbero riflettersi anche sugli stipendi dei dipendenti, che contribuiscono quotidianamente alla produttività. L’appello include inoltre un’attenzione più incisiva alle stabilizzazioni dei lavoratori precari e alle trasformazioni contrattuali che garantiscano maggiore continuità.
Le organizzazioni sindacali richiedono anche investimenti mirati per tutelare la sicurezza, sia dei dipendenti diretti che di quelli impiegati tramite appalti esterni. Uno degli elementi ritenuti prioritari è proprio il miglioramento delle condizioni di lavoro, per evitare infortuni e garantire ambienti sicuri.
Opposizione alla cessione di quote azionarie e futuro pubblico di poste italiane
Il 3 giugno sarà anche l’occasione per ribadire il rifiuto alla vendita delle quote azionarie di poste italiane da parte del ministero delle finanze. I sindacati insistono sul fatto che poste debba rimanere sotto il controllo pubblico, per evitare cambiamenti di proprietà che potrebbero incidere negativamente su servizi e posti di lavoro.
Questo punto si lega alla visione che l’azienda, data la sua importanza nel paese, debba continuare a operare con una forte responsabilità sociale e con un controllo pubblico stabile. Il timore è che la privatizzazione porti a una logica di profitto che penalizza troppo i lavoratori e l’utenza.
Le tensioni tra sindacati e direzione poste italiane arrivano a un momento critico con questo sciopero, che si annuncia come una giornata importante per oltre 100 mila lavoratori e per la qualità di uno dei principali servizi pubblici del paese.