Sciopero max mara a Reggio Emilia, lavoratrici denunciano pressioni e condizioni insostenibili alla manifattura san Maurizio

Sciopero max mara a Reggio Emilia, lavoratrici denunciano pressioni e condizioni insostenibili alla manifattura san Maurizio

Lo stabilimento Manifattura San Maurizio di Max Mara a Reggio Emilia è teatro di uno sciopero per condizioni di lavoro gravose, pressioni fisiche e psicologiche, pagamenti a cottimo e mancato dialogo con la dirigenza.
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A Reggio Emilia, i lavoratori di Max Mara alla Manifattura San Maurizio scioperano denunciando condizioni di lavoro pesanti, metodi gestionali obsoleti e mancanza di confronto con l’azienda. - Gaeta.it

Lo stabilimento Manifattura San Maurizio a Reggio Emilia è al centro di uno sciopero promosso dalle lavoratrici e dai lavoratori di Max Mara. L’agitazione, indetta dalla Filctem Cgil locale, punta i riflettori sulle condizioni di lavoro considerate gravose e su un clima di forte tensione all’interno dell’azienda. Le dipendenti parlano di pressioni fisiche, controlli e mancanza di riconoscimento economico. Il sindacato denuncia una gestione ancorata a metodi ormai superati e sollecita un confronto più rispettoso con le maestranze.

La protesta delle lavoratrici alla manifattura san Maurizio

Lo sciopero alla Manifattura San Maurizio coinvolge circa 220 dipendenti di Max Mara. Le lavoratrici si sono fatte portavoce di una serie di problemi che, a loro giudizio, hanno superato la soglia di sopportabilità. Raccontano di essere state sottoposte a indicazioni offensive come quella di fare esercizi a casa per perdere peso, trattamenti che definiscono umilianti e discriminatori.

Modalità di pagamento e controllo serrato

La modalità di pagamento viene messa in discussione: uno schema a cottimo che, secondo le lavoratrici, spinge a ritmi intensi sfibranti, regolati da un monitoraggio serrato anche nei momenti più personali come le pause bagno. Negli ambienti di lavoro, la fatica fisica si aggiunge a una pressione psicologica costante. Questi elementi hanno spinto le operarie a rompere il silenzio, rivelando anche come le richieste di dialogo con l’azienda siano rimaste senza risposta.

Condizioni di lavoro e denuncia sindacale

La Filctem Cgil ha descritto una situazione di crescente disagio all’interno del sito produttivo, puntando l’attenzione soprattutto sulla rigidità delle procedure lavorative imposte dalla direzione. Il carico fisico viene definito pesante e difficilmente sostenibile; si aggiungono forti pressioni individuali e un blocco nelle possibilità di avanzamento professionale ed economico.

La rappresentanza sindacale lamenta inoltre il mancato riconoscimento contrattuale e l’assenza di un vero confronto con la dirigenza. In una comunicazione pubblica, il sindacato ha sottolineato il senso di abbandono che pervade i lavoratori, che assolutamente non manca di dedizione e competenza. Questa frattura rende il clima aziendale ancora più pesante e alimenta la protesta collettiva.

Max mara e le critiche sulle pratiche aziendali degli anni Ottanta

La segretaria generale della Filctem di Reggio Emilia, Erica Morelli, ha attribuito responsabilità dirette al management di Max Mara, accusandolo di mantenere metodi produttivi e gestionali datati, a metà dello scorso secolo. Nonostante gli sforzi per aprire un dialogo fondato nel rispetto, la risposta dell’azienda sarebbe la chiusura e l’intransigenza.

Morelli ha evidenziato l’ipocrisia del gruppo che sta investendo su grandi progetti immobiliari, come l’acquisizione di un’area nell’ex polo fieristico di Reggio Emilia destinata al fashion, mentre ignora le esigenze di chi ogni giorno contribuisce alla sua fama. La mancata applicazione del contratto collettivo di lavoro è un punto cruciale, che alimenta il risentimento delle maestranze e alimenta lo sciopero.

Un contesto delicato per il settore moda

Max mara tra storia e crisi attuale del settore moda

Max Mara è un marchio con radici profonde a Reggio Emilia, fondato nel 1951 da Achille Maramotti con l’intento di portare l’alta moda nel prêt-à-porter. La storia aziendale è legata a un modello a conduzione familiare che ha permesso al brand di crescere fino a essere riconosciuto a livello globale per i suoi capi di lusso.

Il contesto odierno però è segnato da difficoltà per l’intero comparto moda, che registra un calo nei fatturati e una parallela crescita delle proteste e delle denunce riguardanti le condizioni di lavoro. Il caso di Max Mara offre uno spaccato emblematico di questa fase delicata. Lo scontro sulla gestione interna dello stabilimento rappresenta una questione che potrà tracciare una linea anche per le altre realtà produttive di un settore in difficoltà.

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