La disputa sul rinnovo del contratto nazionale dei metalmeccanici continua a infiammare il settore. Con uno sciopero di otto ore, tenutosi di recente, i sindacati rappresentanti dei lavoratori riaccendono i riflettori su una questione fondamentale che interessa 1,6 milioni di dipendenti. Il profilo delle trattative tra Federmeccanica, Assistal e le sigle sindacali Fiom-Cgil, Fim-Cisl e Uilm testimonia una situazione di stallo: il negoziato è fermo dalla scadenza del contratto, avvenuta nel giugno del 2024, principalmente a causa della divergenza sugli aumenti retributivi.
Il movimento dei sindacati e l’atteggiamento dei metalmeccanici
La mobilitazione dei sindacati si è manifestata concretamente in tutta Italia, dove centinaia di migliaia di metalmeccanici hanno partecipato a manifestazioni nelle principali città industriali. I tre leader sindacali, Michele Di Palma della Fiom, Ferdinando Uliano della Fim e Rocco Palombella della Uilm, hanno sottolineato la «straordinaria riuscita» dell’azione di protesta, evidenziando che il numero delle ore di sciopero accumulato fino a oggi è di 24. Questo blocco è visto come un mezzo per riavviare una trattativa che i sindacati considerano fondamentale per il futuro del lavoro industriale e dell’economia italiana.
I sindacati hanno inoltre adottato strategie più incisive, tra cui il blocco della flessibilità e degli straordinari, in attesa che le aziende mostrino disponibilità a riprendere le discussioni. Se la situazione non evolve, si danno appuntamento nei primi giorni di aprile per valutare ulteriori mobilitazioni. La determinazione dei sindacati è evidente, come dimostrano le azioni intraprese finora.
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Le divergenze sulle richieste retributive
Il cuore della controversia risiede nelle richieste economiche avanzate dai sindacati. La piattaforma unitaria presentata durante le trattative richiede un incremento dei minimi retributivi, fissato a 280 euro lordi a regime. Questa richiesta, secondo le associazioni datoriali, è ritenuta «insostenibile». Infatti, Federmeccanica e Assistal hanno proposto un adeguamento dei minimi tabellari basato sull’indice Ipca, senza intervenire sui minimi retributivi in modo significativo.
La situazione è complicata ulteriormente dalla gestione dell’inflazione, con un contratto attualmente scaduto, in cui le imprese hanno già sostenuto costi superiori a quanto previsto in origine. Le aziende affermano che per il futuro intendono applicare un meccanismo di adeguamento che differisca, spostando i pagamenti da giugno a dicembre.
Le proposte di Federmeccanica e Assistal
Tra le proposte emerse, Federmeccanica e Assistal hanno messo sul tavolo una serie di misure legate al welfare. Si prevede un aumento graduale dei flexible benefit a 400 euro a regime, attualmente fissati a 200 euro. Questi benefici sarebbero raddoppiati se utilizzati per specifiche spese, come asili nido o materiale scolastico. Inoltre, le imprese intendono introdurre una copertura assicurativa che fornisca una rendita mensile per casi di non autosufficienza, e un importo aggiuntivo di 700 euro lordi annui per alcune aziende.
Tuttavia, le organizzazioni sindacali hanno ribattuto a queste proposte, ritenendole insufficienti rispetto alle istanze di recupero del potere d’acquisto e di un aumento concreto delle retribuzioni. I sindacati leggono questa offerta come un tentativo di diluire le richieste economiche, anziché affrontarle con decisione. La posizione dei lavoratori è chiara: l’obiettivo è ottenere un contratto che rifletta realmente il costo della vita e le necessità dei metalmeccanici.
L’agitazione che si può prevedere nel prossimo futuro indica che la tensione rimane alta. Gli sviluppi delle trattative e le reazioni delle parti coinvolte saranno quindi da seguire con attenzione nei prossimi giorni.