L’inchiesta sulla gestione contabile della Città della Salute di Torino ha acceso i riflettori su una delle aziende sanitarie più grandi del Piemonte. Un’indagine che, partita da operazioni contabili opache, ha portato alla luce irregolarità finanziarie per oltre 120 milioni di euro. Sedici persone, tra cui ex dirigenti e top manager, sono finite sotto accusa. La vicenda apre scenari complessi su responsabilità gestionali, ripercussioni economiche, e riflessioni sulla governance della sanità pubblica nella regione.
I dettagli dell’inchiesta e i protagonisti dell’udienza preliminare
Nel 2025 a Torino, l’udienza preliminare condotta dal gup Valentina Rattazzo ha rappresentato una tappa cruciale per un’inchiesta apertasi dopo anni di sospetti sulla gestione finanziaria della Città della Salute. Sedici individui sono stati chiamati a rispondere delle accuse, tra cui spiccano Giovanni La Valle, ex direttore generale, e Beatrice Borghese, già direttrice amministrativa. Entrambi vengono indicati come figure centrali nella manipolazione dei bilanci che, secondo la procura, avrebbero generato un buco economico di oltre 10 milioni, mentre l’entità reale delle irregolarità potrebbe superare i 120 milioni.
Le contestazioni riguardano una serie di manovre contabili poco trasparenti che, nel corso di un decennio, hanno alterato la reale situazione economica dell’azienda. La difficoltà più evidente riguarda la gestione dei rimborsi ticket e la contabilizzazione di crediti inesistenti, con ripercussioni pesanti sulla solidità finanziaria della struttura sanitaria. I magistrati Mario Bendoni e Giulia Rizzo guidano l’accusa sottolineando come la rappresentazione del bilancio sia stata in più occasioni falsa e ingannevole.
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La presenza di nomi noti del sistema sanitario regionale, tra cui ex dirigenti e manager, testimonia quanto l’inchiesta investa non solo le singole persone ma l’intera gestione aziendale. L’accusa di truffa aggravata e falso ideologico si fonda su documenti, testimonianze e consulenze tecniche appurate durante le indagini. Nel processo, la difesa dovrà affrontare un quadro complesso che mette sotto accusa comportamenti reiterati e sistemi che avrebbero favorito la gonfiatura delle spese e la sottrazione di fondi.
Il crollo delle regole: elusione della norma balduzzi e bilanci irregolari
Il nodo centrale della vicenda riguarda la presunta elusione della norma Balduzzi, che prevede una trattenuta pari al 5% sulle attività in libera professione svolte all’interno delle strutture pubbliche. Questi fondi dovrebbero essere reinvestiti nel sistema sanitario, ma la procura ha evidenziato come questa disposizione sia stata sistematicamente ignorata. La mancata applicazione di questo meccanismo ha contribuito a un significativo svuotamento delle casse pubbliche, aggravando la situazione finanziaria dell’ente.
Le verifiche sul bilancio 2022 hanno rivelato irregolarità nella compilazione e nell’allocazione delle voci di spesa, con una distribuzione indiscriminata delle retribuzioni accessorie. I consulenti della procura hanno sottolineato come molte spese non fossero conformi ai criteri contabili né supportate da documentazione valida. Questa prassi ha portato a un mascheramento dei reali costi e a un’illusoria solidità finanziaria.
La gestione dei crediti fantasma ha rappresentato un’altra falla nel controllo finanziario. Molte entrate dichiarate risultano inesistenti, generando una differenza significativa tra i dati ufficiali e le disponibilità effettive. Questo fenomeno ha rallentato l’individuazione tempestiva delle difficoltà economiche, consentendo che il disastro contabile si estendesse senza adeguate misure correttive.
Il ruolo controverso di carlo manacorda nella stesura del bilancio 2022
Una figura emersa durante il processo è quella di Carlo Manacorda, 85 anni, ex direttore generale dell’Usl 4 e figura con lunga esperienza in contabilità pubblica. Oltre al suo ruolo di consulente tecnico per la procura, è risultato coinvolto in alcune comunicazioni con dirigenti della Città della Salute riguardo alla compilazione del bilancio 2022.
Le mail acquisite mostrano che Manacorda ha dato indicazioni pratiche sul modo in cui inserire alcune voci contabili, una circostanza che ha sollevato dubbi sulla sua imparzialità. La difesa degli imputati ha citato questo punto per mettere in discussione la validità della sua consulenza, sostenendo che il suo coinvolgimento nella preparazione dei documenti potrebbe compromettere la posizione dell’accusa.
Questo intreccio pone una questione delicata sul confine tra consulenza tecnica e partecipazione attiva nella gestione aziendale. Il processo dovrà valutare se tale collaborazione abbia influenzato il giudizio del perito e, nel caso, quale peso attribuire alle sue conclusioni sulle irregolarità contestate.
Le strategie del nuovo commissario e le ripercussioni sotto la mole
Thomas Schael, nominato commissario straordinario dalla giunta Cirio per gestire l’emergenza finanziaria, ha manifestato un approccio molto cauto fin dall’inizio. Dal suo insediamento è emersa la difficoltà ad accettare un pre-consuntivo che ha definito “inaccettabile”. Schael non ha firmato il documento relativo al 2024, chiedendo l’ingaggio di un advisor esterno per una revisione approfondita.
Questa mossa segnala la complessità del quadro economico e indica che i problemi trovati negli anni passati gravano tuttora sulla gestione corrente. Si vocifera che il commissario abbia avuto contatti diretti con i magistrati, un elemento che alimenta la tensione attorno alla ricostruzione delle responsabilità e alla ricerca di soluzioni per riportare stabilità nella struttura.
Intanto, la reputazione dell’azienda è profondamente segnata dallo scandalo. L’immagine pubblica della Città della Salute ha subito un durissimo colpo che rischia di compromettere il rapporto di fiducia con l’utenza e il personale medico. I nuovi vertici devono affrontare ora non solo una situazione finanziaria drammatica ma anche una perdita di credibilità difficile da recuperare.
La posizione dei ministeri e la cautela della politica regionale
In questa vicenda, ha destato attenzione la scelta dei ministeri della Salute e dell’Economia di non intervenire direttamente nel processo. Mentre la Regione Piemonte e alcune sigle sindacali si sono costituite parte civile per chiedere il risarcimento dei danni, i due ministeri hanno preferito mantenere una posizione defilata.
Questa circostanza ha suscitato reazioni nel contesto locale, dove si attendeva un coinvolgimento più deciso a tutela del sistema sanitario nazionale. L’assenza di un intervento diretto potrebbe riflettere una valutazione prudente sull’evoluzione del procedimento o motivi di natura politica e amministrativa.
Il governo regionale, invece, ha tenuto una posizione più netta, confermando la richiesta di risarcimento per le perdite subite, sia finanziarie sia in termini di immagine. Il dibattito pubblico intorno a questo caso segnala come il sistema sanitario piemontese si trovi a confrontarsi non solo con questioni gestionali ma anche con forti tensioni istituzionali.
Accuse e difese: la lunga lista degli imputati e le date chiave del processo
Oltre a La Valle e Borghese, l’elenco degli imputati comprende altri quattordici ex dirigenti e manager come Maria Albertazzi, Valter Alpe, Davide Benedetto, Paolo Biancone e altri. Questi professionisti hanno avuto ruoli di primo piano nella sanità torinese e regionale e dovranno rispondere di accuse gravi, incluse truffa aggravata e falso ideologico.
Il gup ha fissato per il 16 giugno l’udienza in cui deciderà sulle richieste di costituzione di parte civile, mentre per il 15 luglio è atteso un momento cruciale. In quella data gli avvocati della difesa potrebbero proporre di estendere la responsabilità civile alla Regione Piemonte e all’attuale azienda ospedaliera. L’argomento è chiaro: se i dirigenti hanno sbagliato, avrebbero agito nell’interesse o almeno sotto la supervisione dei loro datori di lavoro.
Questa strategia legale potrebbe spostare il baricentro del procedimento, coinvolgendo istituzioni che finora hanno tenuto posizioni più distaccate. L’evoluzione del processo promette quindi di rimanere sotto stretta osservazione, toccando non solo aspetti giudiziari ma anche questioni di politica e governance sanitaria.
Il caso Città della Salute conferma come la gestione dei fondi pubblici richieda attenzione continua, trasparenza e controlli adeguati per evitare che criticità strutturali si trasformino in scandali di larga portata.