Le elezioni presidenziali in Romania riprendono oggi, dopo la sospensione a novembre causata dal timore di interferenze straniere. L’uscita di scena di Calin Georgescu, candidato considerato vicino alla Russia, ha aperto la strada a uno scenario politico incerto, con l’ultranazionalista George Simion in testa ai sondaggi. Il confronto tra candidati offre vari possibili ballottaggi il 18 maggio. Le scelte finali potrebbero ridisegnare i rapporti tra Bucarest, l’Unione Europea e la NATO.
George simion alla guida dei sondaggi, tra voto rurale e diaspora trascurata
George Simion, leader del movimento AUR, occupa il primo posto nei sondaggi grazie al sostegno raccolto principalmente nelle aree rurali e tra i giovani con basso livello di istruzione. La sua forza politica si basa anche sul voto della diaspora romena, spesso sottovalutata nei sondaggi locali. Simion propone una linea politica nazionalista e fortemente euroscettica, avvicinandosi a retoriche populiste simili a quelle di Donald Trump negli Stati Uniti. I suoi messaggi trovano terreno fertile nella popolazione che si sente esclusa dal sistema politico tradizionale e che guarda con diffidenza alle istituzioni europee.
Le grandi città e l’alternativa centrista
Le grandi città, invece, mostrano un orientamento diverso. Qui è più forte Nicusor Dan, sindaco indipendente di Bucarest e unico candidato centrista rimasto in campo con chance concrete di fermare Simion. Dan, con radici nell’USR e formazione matematica, ha un appeal soprattutto tra gli elettori urbani con livello di istruzione elevato. La sua campagna punta a conquistare il voto degli indecisi e soprattutto quello all’estero, dove i cittadini romeni tendono a preferire opzioni moderate. Il successo di Dan al ballottaggio dipende molto dal grado di affluenza e dalla capacità di aggregare un elettorato variegato.
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Crin antonescu, il candidato dell’establishment sotto pressione
Crin Antonescu rappresenta la coalizione politica di governo, sostenuta da partiti principali come PSD, PNL e dal partito della minoranza ungherese. La sua candidatura punta a bloccare l’avanzata nazionalista di George Simion. Antonescu, con una lunga carriera politica, è spesso percepito come figura del “sistema”, caratteristica che rischia di ridurne il consenso soprattutto tra i romeni residenti all’estero. Questa fascia di elettori tradizionalmente critica i governi attuali, alimentando così le difficoltà del candidato.
I sondaggi indicano un confronto molto equilibrato tra Antonescu e Simion, con margini ristretti. La chiave per Antonescu potrebbe essere la capacità di attrarre voti da diverse forze politiche e di rilanciare la sua campagna contro la crescente disillusione verso la politica tradizionale. Il risultato di questo ballottaggio sarà importante per evitare che l’ultranazionalismo prenda il sopravvento sulla scena politica romena.
Lo scenario più rischioso: confronto tra simion e ponta con ricadute per l’ue
Il possibile scontro finale tra George Simion e l’ex premier Victor Ponta risulta il più preoccupante per Bruxelles. Ponta ha fondato un nuovo partito dopo l’esperienza nel PSD e propone posizioni sovraniste e scettiche verso le istituzioni europee. La sua campagna include misure protezionistiche come il blocco del transito di grano ucraino nei porti romeni. Simion, nonostante alcune aperture recenti più critiche verso Putin, mantiene una postura filorussa e si oppone all’invio di aiuti militari a Kiev.
Per l’Unione Europea un ballottaggio Simion-Ponta equivarrebbe a una doppia scelta tra candidati contrapposti ma entrambi lontani dalle politiche europee tradizionali. Questo scenario potrebbe portare a un’ulteriore distanza di Bucarest da Bruxelles e complicare i rapporti tra Romania, UE e NATO, con possibili conseguenze sulla sicurezza regionale.
Altri esiti possibili, ma meno probabili, per il secondo turno
Meno probabile ma auspicabile sarebbe il ballottaggio tra Nicusor Dan e Crin Antonescu, un confronto che metterebbe di fronte due candidati moderati e pro-europei. In questo caso, l’elettorato urbano e più istruito sarebbe decisivo e l’ultranazionalismo potrebbe restare fuori dal secondo turno. Un altro possibile scontro finale è tra Antonescu e Ponta o tra Dan e Ponta, che genererebbe incertezza, ma senza la portata destabilizzante del coinvolgimento di Simion.
Questi scenari confermano la centralità delle prossime settimane per il futuro politico della Romania e per i rapporti tra Bucarest e le principali alleanze internazionali. La sfida elettorale appare fra le più delicate degli ultimi anni.