Romania al voto dopo sentenza della corte costituzionale, si profila un ballottaggio tra filoeuropei e sovranisti

Romania al voto dopo sentenza della corte costituzionale, si profila un ballottaggio tra filoeuropei e sovranisti

Le elezioni presidenziali in Romania del 4 maggio ripartono dopo l’annullamento del voto di novembre per interferenze straniere, con George Simion favorito ma probabile ballottaggio e forti tensioni geopolitiche legate a Ucraina e Russia.
Romania Al Voto Dopo Sentenza Romania Al Voto Dopo Sentenza
Le elezioni presidenziali in Romania del 4 maggio, annullate e rifatte dopo sospetti di interferenze straniere, vedono il sovranista George Simion favorito, ma la sfida resta aperta in un contesto di alta tensione geopolitica e divisioni politiche interne. - Gaeta.it

Le urne in Romania si aprono domenica 4 maggio per una consultazione decisiva, la più rilevante dagli anni successivi al crollo del comunismo. Dopo l’annullamento del primo turno delle presidenziali di novembre, la tornata elettorale ricomincia da capo in un clima politico teso, tra forti tensioni interne e pressioni esterne. Il sovranista George Simion parte in vantaggio, ma è probabile che il nuovo presidente emerga solo dal ballottaggio di metà maggio.

La cancellazione del voto di novembre e la sentenza della corte costituzionale

Il voto presidenziale dello scorso 24 novembre, che aveva visto il successo a sorpresa di Călin Georgescu, candidato dell’estrema destra, è stato annullato dalla Corte Costituzionale romena. I giudici hanno scoperto un possibile intervento straniero per condizionare le elezioni, basandosi su documenti del Consiglio di Sicurezza Nazionale. Questi documenti, resi pubblici dal presidente uscente Klaus Iohannis, hanno mostrato un tentativo di influenzare il voto a favore di Georgescu, notoriamente vicino alla Russia di Putin.

L’annullamento ha riportato la situazione elettorale al punto di partenza, cancellando interamente i risultati precedenti. L’episodio ha creato un clima di sfiducia tra gli elettori e preoccupa sia i partiti tradizionali che guardano con attenzione ai rischi di destabilizzazione causati dall’influenza straniera. Lo sfondo bellico ucraino che coinvolge direttamente la Romania, per via della lunga frontiera condivisa e degli attacchi russi nei territori vicini, aggiunge un’alta tensione anche sul piano della sicurezza nazionale.

George simion favorito ma destinato al ballottaggio

George Simion, leader dell’alleanza per l’unione dei romeni , sembra partire nettamente favorito in questa tornata elettorale. I sondaggi più recenti lo danno attorno al 30% delle preferenze. Eppure, è molto probabile che nessun candidato superi il 50%, necessitando così il ballottaggio previsto per il 18 maggio.

Nelle stesse rilevazioni emergono altri pretendenti che potrebbero raggiungere il secondo turno. Tra questi ci sono Crin Antonescu, scelto dalla coalizione di governo formata da liberali e socialdemocratici, e Nicusor Dan, indipendente e sindaco di Bucarest, entrambi stimati intorno al 20% delle intenzioni di voto. Un ruolo da osservare lo ha anche Victor Ponta, ex primo ministro socialdemocratico e candidato indipendente, che si attesta circa all’11%. Elena Lasconi, esponente del centrodestra, si trova invece in discesa al 6% dopo aver segnato buoni risultati nella precedente tornata, poi annullata.

Una sfida che mette in gioco l’identità politica del paese

La campagna elettorale è segnata dal tema della democrazia stessa e dalla paura di una deriva sovranista. Simion ha accusato apertamente il sistema di aver tradito il popolo con l’annullamento del voto, facendo leva sul risentimento verso le élite politiche. L’AUR ha già mostrato forza nelle parlamentari di dicembre, ottenendo il 18% e posizionandosi come seconda forza del paese.

Simion porta avanti posizioni critiche verso l’Unione europea e la Nato, e ha stretto legami con il movimento statunitense MAGA, segno di una rete internazionale sovranista in espansione. Un’eventuale vittoria potrebbe consolidare un asse orientale di paesi meno allineati con le politiche di Bruxelles e Washington, accanto a stati come Ungheria e Slovacchia.

La coalizione di governo, invece, punta a mantenere l’orientamento filoeuropeo e atlantico, ma gli equilibri interni ed elettorali sono delicati. Nel parlamento romeno circa il 30% dei seggi è appannaggio di forze di estrema destra. La sfida per il secondo turno consisterà probabilmente nella capacità delle forze democratiche di ritrovare l’unità sufficiente a contrastare l’avanzata degli anti-establishment.

La posta in gioco per la romania e l’area dell’europa orientale

Questa tornata elettorale si svolge mentre la Romania convive con tensioni geopolitiche elevate, legate al conflitto in Ucraina e alla sua posizione strategica nel Mar Nero. Le provocazioni militari russe, che hanno sfiorato più volte il territorio romeno, aggiungono un elemento di instabilità che rende il prossimo capo dello stato un ruolo cruciale per la stabilità nazionale.

La nuova presidenza influirà non solo sulla politica interna, ma anche sulle relazioni con l’UE e la Nato, due pilastri che la Romania aveva adottato dopo il 1989 per consolidare la propria democrazia. La possibile vittoria di un candidato sovranista implica un cambiamento nella linea seguita finora, con possibili ripercussioni sul quadro regionale.

La scelta degli elettori romeni sarà seguita con attenzione da tutta Europa, in particolare dagli stati vicini. Il risultato delle urne potrà indicare la direzione futura di un paese che da decenni cerca di rimanere saldo tra l’ovest e l’influenza orientale, in un momento storico delicato e complesso.

Change privacy settings
×