Una delle aggressioni più gravi avvenute in Piemonte negli ultimi anni arriva davanti al giudice. Giancarlo Murroni, 63 anni, si è presentato oggi davanti al GUP del tribunale di Verbania in un’udienza preliminare per l’aggressione con acido cloridrico alla ex compagna. L’episodio risale allo scorso 28 dicembre, quando l’uomo ha scatenato una violenza feroce nel salone da parrucchiera della vittima. Murroni ha chiesto il rito abbreviato, alimentando le attese per la prossima fase giudiziaria, mentre la donna si presenta ancora con ferite visibili e un dolore che non si è spento.
L’aggressione nel salone di verbania: il giorno dell’attacco con l’acido
La mattina del 28 dicembre 2024, Murroni si è presentato al salone di parrucchiera dove lavorava la ex compagna. Senza preavviso, ha gettato addosso alla donna due bottiglie piene di acido cloridrico. L’attacco è avvenuto in pieno giorno e in un ambiente pubblico, un gesto che ha sconvolto testimoni e la comunità locale. Le conseguenze immediatamente sono state devastanti: la vittima ha riportato gravi ustioni al volto che hanno deformato il suo aspetto. Le ferite non riguardano solo la pelle, ma si sono propagate come un trauma nella vita personale e sociale della donna.
Il fatto ha suscitato un vasto eco mediatico proprio per la brutalità e la scelta del luogo. L’aggressione è stata interpretata come una vendetta mirata e crudele. La presenza di testimoni ha permesso una rapida identificazione dell’aggressore. Dopo l’episodio, la donna ha ricevuto assistenza medica urgente, ma il percorso di recupero resta ancora lungo. Oggi si è presentata di fronte al giudice accompagnata dalla figlia, visibilmente provata. L’avvocato difensore ha descritto la sua fragilità durante l’udienza, affidata a un pianto liberatorio una volta terminati gli interventi in aula.
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La scelta del rito abbreviato e la strategia della difesa
In aula, Giancarlo Murroni ha scelto di chiedere il rito abbreviato. Questa procedura permette di avere uno sconto sulla pena fino a un terzo, nel caso di condanna definitiva. La decisione del 63enne, seguito dall’avvocata Marisa Zariani, ha sorpreso molti, visto che non ha accompagnato la richiesta con nessuna manifestazione di scuse o pentimento. La difesa ha depositato un assegno da 4.000 euro come anticipo sul risarcimento danni, ma l’avvocato della donna ha segnalato l’assenza di una lettera o di qualsiasi parola che potesse dimostrare un cambio di atteggiamento o un riconoscimento del danno causato.
Il procedimento andrà avanti con la discussione fissata per il 30 settembre 2025. Nel frattempo, le parti preparano le rispettive posizioni. Il rito abbreviato riduce i tempi processuali ma non ne modifica la gravità dei capi d’accusa, che restano estremamente pesanti e circostanziati. La strategia difensiva si concentra sulla rapidità del procedimento, ma gli elementi a carico di Murroni dovranno essere valutati in modo stringente. L’assenza di scuse ufficiali e il gesto simbolico dell’assegno senza comunicazioni ha alimentato una percezione netta di chiusura da parte dell’imputato.
Le accuse formali e le circostanze aggravanti contestate
Giancarlo Murroni è accusato di aver lesionato in modo permanente l’aspetto della ex compagna. Le ferite, infatti, non sono solo temporanee ma hanno lasciato segni concreti e visibili. L’aggravante più significativa è la premeditazione: l’aggressione è stata preparata e attuata con l’intenzione precisa di recare un danno irreparabile. L’uso di sostanze chimiche corrosive, come l’acido cloridrico, rientra nella categoria di reati con sostanze venefiche, aggravando la gravità del gesto.
Sono contestati altresì reati di lesioni personali e atti persecutori, a testimonianza della tensione e del comportamento violento protratto nel tempo nei confronti della donna. L’intera vicenda ha segnato una direzione drammatica che ha coinvolto la sfera intima e sociale della vittima. L’aggressione è partita da una relazione conclusa ma il rancore è sfociato in un’aggressione pubblica con un metodo cruento e pericoloso, con conseguenze di lunga durata. Il quadro accusatorio riflette la gravità dell’azione e la volontà di colpire in modo profondo e duraturo.
La testimonianza in aula e le condizioni della vittima dopo l’aggressione
Durante l’udienza preliminare, la vittima ha mostrato segnali di grande fragilità emotiva e fisica. Appoggiata dalla figlia, ha ascoltato con difficoltà i dettagli dell’accaduto. Al termine, ha ceduto a un pianto liberatorio, segno del peso che continua a portare. Le sue condizioni non riguardano solo l’aspetto estetico ma anche lo stato psicologico. Le ustioni hanno segnato la sua immagine in modo permanente, mentre le cicatrici interiori si manifestano quotidianamente nei rapporti interpersonali e nella vita privata.
Il dolore suscitato da questo gesto ha avuto risvolti anche sulla famiglia, con la figlia vicina e presente all’udienza. Il processo si svilupperà a rilento ma ogni fase riesce a portare alla luce dettagli sui fatti e sulla sofferenza causata. La vittima ha bisogno di essere ascoltata e sostenuta per affrontare il lungo percorso legale e di recupero. La sua presenza in tribunale ha avuto un valore importante per sottolineare la realtà dei danni subiti e mantenere viva l’attenzione su un caso che coinvolge non solo i protagonisti diretti ma anche la comunità circostante.