Ritardi nel decreto attuativo del bonus mamme: le lavoratrici ancora in attesa a sei mesi dalla legge di bilancio 2025

Ritardi nel decreto attuativo del bonus mamme: le lavoratrici ancora in attesa a sei mesi dalla legge di bilancio 2025

Il bonus mamme previsto dalla legge di bilancio 2025 è bloccato per mancanza dei decreti attuativi, causando ritardi nell’erogazione e critiche da parte della Cgil e delle lavoratrici escluse.
Ritardi Nel Decreto Attuativo Ritardi Nel Decreto Attuativo
Il bonus mamme previsto dalla legge di bilancio 2025, pensato per sostenere economicamente le lavoratrici madri con più figli, è ancora bloccato per assenza dei decreti attuativi, generando ritardi, critiche sindacali e incertezze sul suo effettivo accesso. - Gaeta.it

Il bonus mamme introdotto dalla legge di bilancio 2025 doveva rappresentare un sostegno reale alle lavoratrici con figli, ma a sei mesi dalla sua entrata in vigore mancano ancora i decreti attuativi per la sua erogazione. La situazione blocca molte lavoratrici dal poter accedere a questo parziale esonero contributivo, creando tensioni e critiche da parte delle organizzazioni sindacali. La mancata definizione dei criteri amministrativi complica la fruizione di un’opportunità che dovrebbe favorire la conciliazione tra lavoro e famiglia.

Le caratteristiche del bonus mamme previsto dalla legge di bilancio 2025

La legge di bilancio 2025 introduce un esonero parziale dai contributi previdenziali a favore delle lavoratrici dipendenti madri di più figli. La misura riguarda inizialmente le lavoratrici con almeno due figli, tante più lavoratrici con figli piccoli fino al decimo anno di età del figlio più piccolo. Dal 2027, il beneficio si estenderà alle madri di almeno tre figli con figli fino al diciottesimo anno.

L’esonero contributivo non è però automatico per tutte. È necessario che la retribuzione o il reddito imponibile previdenziale della lavoratrice non superi i 40 mila euro annui. La misura esclude invece lavoratrici autonome e domestiche, creando una gerarchia e possibili disparità tra categorie di lavoratrici.

La finalità del bonus è chiara: fornire un sollievo economico a chi concilia il lavoro con l’impegno familiare, in particolare con più figli. Lo strumento dovrebbe aiutare le madri lavoratrici a sostenere i maggiori oneri che derivano dalla cura dei figli, alleggerendo oneri contributivi per incentivare la permanenza nell’impiego.

I ritardi nella pubblicazione del decreto ministeriale e le conseguenze pratiche

Nonostante la legge di bilancio stabilisse chiaramente questi benefici, a sei mesi dall’entrata in vigore non è ancora stato approvato il decreto ministeriale che doveva dettagliare gli importi, le modalità e le procedure per richiedere il bonus mamme.

Questa mancanza di atti attuativi blocca l’erogazione effettiva del beneficio. Senza regole chiare e modulo di domanda, molte lavoratrici non riescono a presentare richiesta né a sapere con precisione quali condizioni reali debbano soddisfare.

La segretaria confederale della Cgil, Daniela Barbaresi, denuncia apertamente questo ritardo. Ricorda che il decreto doveva essere emanato entro gennaio 2025, ma ancora oggi non si hanno notizie ufficiali. A suo avviso, il governo ha puntato sulla comunicazione e la promessa di sostegno alla genitorialità senza poi applicare la norma concretamente.

Questa situazione crea incertezza e discriminazioni reali, soprattutto in un momento in cui l’assistenza alle famiglie è tema centrale. La mancanza di atti applicativi ritarda l’accesso a un beneficio che potrebbe portare un sollievo economico a molte lavoratrici.

Le critiche sulle esclusioni e la richiesta di ampliamento del bonus mamme

Oltre alla lentezza nella definizione delle norme applicative, la misura è finita sotto la lente d’ingrandimento per alcune sue caratteristiche. Daniela Barbaresi sottolinea che il bonus mamme lascia fuori le lavoratrici domestiche, che spesso si trovano in condizioni di fragilità e potrebbero trarre vantaggio dal sostegno.

Inoltre, vi sono perplessità sulle condizioni reddituali che determinano l’accesso all’esonero contributivo. Attualmente, chi guadagna di più ha diritto a vantaggi maggiori rispetto ai redditi più bassi, una situazione che per molti risulta ingiustificata.

Questi aspetti spingono per una revisione più ampia della normativa, con l’ampliamento della platea di beneficiari e una redistribuzione più equa considerando la condizione economica reale delle lavoratrici.

La richiesta sindacale insiste sulla necessità di includere categorie più fragili e rivedere i criteri per creare una misura di sostegno più ampia e realmente accessibile alle diverse lavoratrici madri.

L’attesa della sentenza della corte costituzionale e il futuro del bonus mamme

Parallelamente alle critiche operative e politiche, il bonus mamme è oggetto di un ricorso alla corte costituzionale che deve esprimersi sulla legittimità del provvedimento. La decisione pesa molto sul futuro della misura, anche se da parte sindacale si ribadisce che non si può più rimandare la sua applicazione.

Il ricorso alla corte non blocca però la necessità di dare seguito alla norma. In una fase in cui il sostegno agli asili nido o altre forme di assistenza familiare restano importanti, il bonus mamme, se applicato, può contribuire a mitigare i costi e le difficoltà di molte famiglie.

L’attesa della sentenza alimenta però un clima di incertezza per chi vorrebbe accedere al beneficio. Serve quindi chiarezza e una definizione delle modalità di accesso, per evitare che il tempo perso trasformi una misura importante in una promessa mai mantenuta.

La situazione resta quindi aperta ma ha bisogno di soluzioni rapide e precise per garantire alle lavoratrici madri il diritto sancito dalla legge.

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