Rischio tsunami, un vulcano sottomarino spaventa due regioni italiane: cosa dicono gli esperti

Rischio tsunami, un vulcano sottomarino spaventa due regioni italiane: cosa dicono gli esperti

Paura Vulcano Sottomarino Paura Vulcano Sottomarino
Paura per le attività di un vulcano sottomarino - (gaeta.it)

Il vulcano sottomarino più esteso d’Europa si trova in Italia e ha suscitato interesse tra geologi e cittadini. La sua attività preoccupa

Scoperto nel 1920, è stato rivalutato negli ultimi anni, rivelandosi attivo. L’INGV avverte che un’eruzione causerebbe solo segni superficiali, senza eventi catastrofici. Tuttavia, mancano dati sufficienti per stimare i tempi di eruzione e i possibili collassi laterali. È necessario aumentare i fondi per ulteriori ricerche.

Un imponente vulcano sottomarino situato nel Mar Tirreno, che ha suscitato l’interesse di esperti e appassionati di vulcanologia. Con le sue dimensioni straordinarie, è considerato il vulcano più esteso d’Europa, sollevando interrogativi inquietanti riguardo a cosa potrebbe accadere in caso di eruzione. Prima di esplorare queste preoccupazioni, è importante analizzare le caratteristiche fondamentali di questo colosso sommerso.

Un vulcano sottomarino che spaventa

Il Marsili si estende per circa 70 chilometri in lunghezza e 30 chilometri in larghezza, occupando una superficie di circa 2.100 km². La sua sommità si trova a circa 500 metri sotto il livello del mare, rendendolo invisibile a occhio nudo. Per visualizzarlo, è sufficiente utilizzare Google Maps in modalità satellite; il vulcano si trova quasi a metà strada tra Napoli e Palermo, un punto strategico e affascinante del Mar Tirreno. Appartenente alla categoria degli stratovulcani, il Marsili presenta una struttura complessa, caratterizzata da strati di lava e cenere accumulati nel corso di millenni.

Marsili, Vulcano Sottomarino
Le Attività Del Vulcano Sottomarino Marsili – (Gaeta.it)

La scoperta del Marsili risale agli anni ’20, ma è solo a partire dai primi anni 2000 che ha ricevuto l’attenzione che merita, grazie a ricerche condotte dal CNR (Consiglio Nazionale delle Ricerche). Nel 2006, una missione di esplorazione a bordo della nave Universitas ha segnato una svolta significativa nella comprensione dell’attività vulcanica di questa struttura. Inizialmente, si pensava che il Marsili fosse inattivo da circa 100.000 anni. Tuttavia, ricerche recenti hanno rivelato che il vulcano ha avuto un’attività esplosiva, rendendolo un vulcano attivo.

Il ricercatore dell’INGV (Istituto Nazionale di Geofisica e Vulcanologia), Guido Ventura, ha spiegato che durante la campagna di esplorazione sono state prelevate colonne di sedimento contenenti strati di cenere vulcanica. Attraverso la datazione al carbonio-14, gli scienziati hanno stabilito che le eruzioni risalgono a un periodo compreso tra i 3.000 e i 5.000 anni fa.

Una delle domande più comuni riguardanti il Marsili è legata alla sua potenziale pericolosità. Secondo l’INGV, se il vulcano dovesse eruttare, l’effetto più evidente sarebbe un fenomeno di “acqua che bolle”, causato dal degassamento e dall’emersione di materiale vulcanico. Questo è dovuto alla colonna d’acqua di 500 metri che sovrasta il vulcano, in grado di assorbire gran parte dell’energia rilasciata durante un’eruzione. Pertanto, scenari catastrofici come esplosioni devastanti o mega-tsunami sembrano più un prodotto dell’immaginazione cinematografica.

Tuttavia, è importante considerare il potenziale impatto sulle rotte navali. In caso di attività vulcanica, potrebbe essere necessario deviare i percorsi delle navi nelle vicinanze per motivi di sicurezza, ma non ci sono indicazioni di un rischio immediato per le popolazioni costiere.

Nonostante gli sforzi di ricerca, ci sono ancora molte incognite riguardo al Marsili. L’INGV ha chiarito che non sono noti i tempi di ritorno delle eruzioni, poiché le stime si basano su pochi dati storici. Attualmente, ci sono solo quattro datazioni disponibili, rendendo difficile formare un quadro preciso dell’attività del vulcano.

L’analisi della stabilità del Marsili è essenziale e richiede ulteriori studi. È fondamentale per la comunità scientifica ottenere un quadro più chiaro delle dinamiche di questo gigante sottomarino, non solo per la sicurezza delle popolazioni costiere, ma anche per la comprensione complessiva dei vulcani sottomarini e della loro influenza sugli ecosistemi marini.

Change privacy settings
×