Il prossimo 23 luglio la corte emetterà il verdetto sul processo che vede imputato Mohamed Gaaloul, tunisino di 31 anni, accusato dell’omicidio di Alice Neri, giovane donna trovata morta in circostanze drammatiche. L’uomo, fermato in Francia nel dicembre 2022, è in carcere da allora e nega ogni responsabilità. Gli inquirenti sostengono che l’uccisione sia avvenuta quella sera, dopo un incontro casuale in un bar. Questa vicenda ha scosso una comunità intera, con famigliari divisi sulla colpevolezza dell’imputato.
La ricostruzione dei fatti e le accuse formali
Le autorità hanno delineato una sequenza precisa dell’accaduto. Alice Neri, che quella sera era uscita con un collega di lavoro, ha incontrato per caso Gaaloul in un bar. I pubblici ministeri sostengono che l’imputato, senza un motivo apparente e senza conoscerla, l’abbia uccisa con più coltellate: almeno sette, secondo le indagini. Subito dopo avrebbe cercato di nascondere il corpo, mettendolo nel vano bagagli dell’auto della vittima. Il gesto più grave, però, sembra essere quello di aver appiccato il fuoco alla vettura, forse per eliminare ogni traccia. Questo dettaglio ha segnato la ricostruzione dell’accusa, che ora chiede per Gaaloul una condanna a 30 anni di reclusione.
Arresto e negazioni
Il fermo dell’uomo è avvenuto a dicembre 2022, in Francia, luogo dove si era allontanato dopo i fatti. Da quel momento il trentunenne è detenuto in attesa di giudizio. Nonostante tutte le evidenze portate dagli inquirenti, Gaaloul ha sempre respinto le accuse, mantenendo la propria innocenza. Questo ha aggiunto tensione sull’intero procedimento, tenuto sotto osservazione sia dalla comunità locale sia da chi segue i casi di cronaca nera a livello nazionale.
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Divisioni in famiglia e comunità sul riconoscimento della colpevolezza
Il caso di Alice ha coinvolto profondamente la sua famiglia, spaccata tra chi ritiene giusta la richiesta della procura e chi, invece, solleva dubbi sulla veridicità delle accuse contro Gaaloul. La madre e il fratello della vittima si sono affiancati con decisione alla posizione dell’accusa, chiedendo giustizia per Alice. Al contrario, il marito della donna, Nicholas, ha deciso di ritirare la costituzione di parte civile contro l’imputato.
Posizione della difesa e richieste di chiarezza
L’avvocato di Nicholas, l’ex pm Antonio Ingroia, ha spiegato chiaramente questa scelta: “Il marito non è convinto della colpevolezza di Gaaloul e vuole solo che emerga la verità reale, non una sentenza affrettata.” Ha sottolineato come la procura abbia individuato un colpevole forse troppo in fretta, mentre la difesa preferisce un approfondimento più rigoroso del caso. Il riferimento al caso Garlasco, celebre per controversie simili ecelebrato per sospetti su condanne errate, lo rende ancora più chiaro: si vuole evitare un processo nato frettolosamente senza garanzie solide per l’imputato, ma tutto deve essere chiaro e trasparente.
Questa posizione ha acceso un dibattito in paese. Il funerale di Alice, un evento seguito da tutta la comunità, ha mostrato unità e dolore, ma la diversità di opinioni sulla responsabilità penale resta evidente. Tutto ora dipenderà dalla sentenza attesa nelle prossime settimane, un momento che potrà chiudere un capitolo doloroso o aprirne uno nuovo con ulteriori sviluppi.