Nelle aree interne dell’Abruzzo, il problema dello spopolamento si sta intensificando, e la mancanza di strutture scolastiche adeguate contribuisce fortemente a questo fenomeno. Lorenzo Berardinetti, presidente di Uncem Abruzzo, ha sollevato l’urgente necessità di avviare un confronto costruttivo per rivedere i parametri scolastici, a seguito della Commissione Interistituzionale Provinciale dedicata al dimensionamento della rete scolastica. La sua proposta punta a creare un ambiente più favorevole per la popolazione giovanile, permettendo così di preservare le comunità locali.
L’emergenza delle scuole nei piccoli comuni
Negli ultimi anni, diverse scuole nei piccoli comuni dell’Abruzzo hanno rischiato la chiusura a causa di un numero insufficiente di iscrizioni. Berardinetti evidenzia che il limite attuale per la formazione di una classe è fissato a sette alunni, soglia che molte volte non viene raggiunta. Questo non solo porta alla chiusura delle classi, ma costringe anche gli studenti e le loro famiglie a lunghe percorrenze per raggiungere scuole più distanti, rischiando di compromettere il diritto all’istruzione.
La situazione è aggravata dai cambiamenti demografici in corso, dove le aree montane e collinari dell’Abruzzo, caratterizzate dai loro piccoli borghi, si trovano a fronteggiare un’incessante diminuzione della popolazione. In questa regione, su 305 comuni, ben 173 hanno meno di 3.000 abitanti. La chiusura delle scuole rappresenta non solo una perdita educativa, ma anche un colpo mortale per la vitalità comunitaria, essendo l’istruzione un servizio fondamentale per mantenere vive queste realtà.
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L’importanza di un tavolo di confronto
Berardinetti ha espresso con forza la necessità di un’azione congiunta da parte di tutti gli attori coinvolti, dalla Regione agli enti locali fino ai sindacati. La revisione dei parametri scolastici deve tenere conto delle peculiarità delle aree interne, creando norme che possano realmente rispondere alle esigenze delle comunità. Si avverte un forte bisogno di costruire un dialogo aperto e inclusivo, in modo che le decisioni prese siano il frutto di un ampio consenso e tengano conto delle difficoltà specifiche di questi territori.
Offrire servizi come la scuola in zone sottoservite non è solo un intervento sociale, ma una strategia fondamentale per rendere i piccoli comuni più attraenti per le famiglie. Se le famiglie percepiscono la presenza di scuole di qualità e un ambiente scolastico solido, la probabilità di restare o tornare aumenta.
La sfida dello spopolamento e prospettive future
Lo spopolamento rappresenta una sfida complessa che richiede una risposta articolata e multidimensionale. Agerai autoctone in diminuzione, un invecchiamento della popolazione e la conseguente difficoltà nella gestione dei servizi pubblici testimoniano la necessità di politiche mirate. Secondo Berardinetti, mantenere aperti i luoghi di istruzione è fondamentale non solo per il presente, ma anche per garantire un futuro prospero alle comunità di montagna.
Le scuole nei piccoli comuni non devono essere viste come un peso, ma come una risorsa cruciale per il rilancio demografico. Solo valorizzando la scuola come un servizio fondamentale è possibile incentivare la crescita e lo sviluppo di questi territori. La sfida del recupero demografico si gioca anche sulla capacità di offrire il diritto all’istruzione in ogni angolo della regione, garantendo così un futuro migliore per le generazioni a venire.