I consiglieri regionali Giovanni Cavallari e Vincenzo Menna, espressione del movimento civico Abruzzo Insieme, hanno manifestato pubblicamente la loro contrarietà alla riforma elettorale suggerita dal presidente della Regione Abruzzo, Marco Marsilio. Questa riforma prevede la creazione di un collegio unico regionale per l’elezione dei consiglieri, con la facoltà per gli elettori di esprimere tre preferenze, mantenendo un’alternanza di genere. Cavallari e Menna sostengono che questa modifica possa avere serie ripercussioni sulla rappresentanza politica e sull’impatto economico delle future campagne elettorali.
Costi elevati e penalizzazione delle liste civiche
Secondo Cavallari e Menna, l’introduzione del collegio unico comporterebbe un notevole incremento delle spese necessarie per le campagne elettorali. Questa situazione si tradurrebbe in un vantaggio per i partiti ben strutturati a livello regionale, già dotati di importanti risorse economiche, mentre le liste civiche, che si caratterizzano per un rapporto diretto con le comunità locali, potrebbero trovarsi in grave difficoltà . Apparentemente, l’esito di questa riforma porterebbe a una marginalizzazione delle voci che rappresentano le reali esigenze dei territori.
In un contesto in cui la competizione elettorale diventa sempre più costosa, le campagne di chi non dispone di ingenti capitali diventeranno sempre più difficile da sostenere. Questo scenario risulterebbe problematico poiché le liste civiche rivestono un ruolo fondamentale nel rappresentare il tessuto delle comunità abruzzesi, portando avanti le istanze locali in un contesto politico più ampio. Le parole dei consiglieri evidenziano un timore concreto: l’indebolimento della democrazia locale e la compromissione della rappresentanza delle diverse realtà presenti nella regione.
Rappresentanza territoriale e rischi di disuguaglianza
Un’altra preoccupazione sollevata da Cavallari e Menna riguarda la rappresentanza territoriale. Attualmente, il sistema garantisce almeno sette consiglieri per ogni provincia abruzzese, mentre la riforma proposta da Marsilio potrebbe eliminare questa garanzia, permettendo di concentrarsi solo sulle aree più popolose, a discapito delle province meno popolate. Questo cambiamento rischia di aumentare il divario tra le zone costiere e le aree interne dell’Abruzzo, dove la rappresentatività politica è già storicamente limitata.
Le province più vaste e meno densamente popolate potrebbero trovarsi senza una voce forte nelle decisioni regionali, facendo un passo indietro in un momento in cui la politica dovrebbe garantire un’equa rappresentanza. La proposta di riforma, quindi, sembra destinata a spostare il peso della rappresentanza verso le aree più urbanizzate, ignorando le esigenze delle comunità rurali e delle aree interne, che invece rivestono un ruolo significativo nel panorama socio-economico dell’Abruzzo.
Distorsioni nella competizione elettorale
Cavallari e Menna non risparmiano critiche neanche all’introduzione delle tre preferenze e all’aumento a 45 del numero massimo di candidati per lista. Secondo loro, queste misure sembrano concepite per favorire alleanze strategiche tra i partiti, piuttosto che per promuovere un’autentica competizione elettorale. L’intero processo elettorale, a loro avviso, si rischia di trasformare in una piattaforma che privilegia il consolidamento del potere esistente, a scapito di nuove voci e candidati capaci di portare freschezza e rinnovamento.
La preoccupazione suona forte. La potenziale saturazione dei posti da parte di candidati con forti appoggi potrebbe significare, in termini pratici, una rigidità nell’offerta politica, rendendo difficile per chi non fa parte dei partiti tradizionali ottenere visibilità . Inoltre, l’idea di una maggiore rappresentatività attraverso più preferenze appare contraddittoria poiché le alleanze tra grandi partiti potrebbero neutralizzare gli effetti di una competizione aperta, riducendo drasticamente l’efficacia delle preferenze di genere al punto da trasformarle in meri strumenti per legittimare la predominanza di un genere sull’altro.
La richiesta di un confronto con i cittadini
Secondo i consiglieri di Abruzzo Insieme, è fondamentale che le decisioni riguardanti la riforma elettorale siano discusse con i cittadini e i rappresentanti locali, evitando decisioni calate dall’alto. Questo approccio dialogico è cruciale affinché le riforme rispondano realmente alle esigenze della popolazione abruzzese. La riforma proposta potrebbe essere vista, in questo contesto, come una mancanza di ascolto nei confronti delle istanze emerse dai territori. Le esperienze passate, come il ridisegno dei collegi per le elezioni della Camera dei Deputati, dimostrano le difficoltà che derivano dalla compressione della rappresentanza.
La richiesta dei consiglieri si traduce nella volontà di avviare un dibattito aperto, in grado di coinvolgere tutti gli attori interessati e garantire una reale partecipazione nella definizione del futuro politico della Regione. “Non possiamo accettare che interi territori vengano marginalizzati”, affermano con fermezza Cavallari e Menna, evidenziando l’importanza di una riforma che riconosca e rispetti la diversità e il valore di ogni comunità abruzzese. La questione della rappresentanza deve rimanere al centro del dibattito, per mantenere vivo il legame tra cittadini e istituzioni.