Una questione delicata sulla cittadinanza italiana è approdata alla XXIII Sezione Specializzata in materia di immigrazione del Tribunale di Napoli. Un cittadino venezuelano, con antenati originari di Sessa Aurunca, in provincia di Caserta, ha presentato un ricorso legale per contestare le nuove restrizioni introdotte dalla legge che limita il riconoscimento della cittadinanza italiana per discendenza. L’intervento solleva forti dubbi di legittimità costituzionale e punta a smontare alcune norme ritenute discriminatorie e poco fondate.
Le implicazioni pratiche della legge e le richieste al tribunale di napoli
L’impatto della nuova legge si fatica a sottovalutare. Limitare la cittadinanza italiana fino alla seconda generazione taglia fuori milioni di persone che, pur avendo origine italiana, non potranno più accedere ai diritti legati a questa cittadinanza. Ciò riguarda diverse generazioni di emigrati, soprattutto in paesi come il Venezuela, dove sono presenti comunità numerose di discendenti italiani.
L’avvocato Claudio Falleti ribadisce che l’approvazione rapida e poco discussa della norma rischia di creare una frattura tra lo stato italiano e le sue comunità all’estero. Il ricorso chiede quindi un intervento urgente del tribunale per bloccare le nuove restrizioni e tutelare i cittadini che ne fanno richiesta ora o in futuro.
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Questa vicenda giudiziaria, oltre al suo valore legale, influenza anche il dialogo pubblico e istituzionale sulla cittadinanza italiana. Le richieste rivolte alla corte di Napoli puntano a ricostruire un percorso giuridico equo che tenga conto della storia migratoria italiana e dei legami con i discendenti negli altri paesi.
Lo sviluppo di questa procedura legale sarà seguito con attenzione, perché può aprire la strada a una revisione delle norme e a una possibile revisione della stessa legge da parte degli organi competenti. Si tratta di una questione che coinvolge cittadinanza, identità e diritti, che pesano sulla vita di molte persone in Italia come all’estero.
La posizione del presidente della repubblica mattarella e il dibattito politico attorno alla riforma
Un elemento che arricchisce il ricorso è il richiamo a una recente dichiarazione del presidente della repubblica, Sergio Mattarella. Il capo dello stato, in un discorso pronunciato il 17 giugno 2025, ha espresso sorpresa e una certa preoccupazione per il modo in cui la riforma è stata accolta dalle comunità italiane all’estero. Mattarella ha parlato di “attenzione e spaesamento” e ha invitato il Parlamento a una “meditata considerazione” e a una possibile “riconsiderazione” della legge.
Questa presa di posizione indica la rilevanza del tema non solo dal punto di vista giuridico, ma anche da quello sociale e politico. Infatti, la riforma ha sollevato molte critiche da parte di italiane e italiani residenti all’estero, che si vedono ora limitare un diritto in passato più esteso e meno discriminatorio.
Il richiamo alla parola del presidente della repubblica, nel testo del ricorso, vuole sottolineare la necessità di un intervento giudiziario per fermare gli effetti immediati di questa legge, in attesa di una possibile revisione da parte del Parlamento. Il dibattito resta aperto, con molti che attendono una risposta tempestiva della corte costituzionale.
Il ricorso del cittadino venezuelano e le ragioni legali avanzate
Il ricorso è stato depositato da un uomo che ha origini italiane attraverso i suoi avi. Assistito dall’avvocato Claudio Falleti, del foro di Alessandria, ha chiesto il riconoscimento della cittadinanza italiana in base al principio dello ius sanguinis, ossia la trasmissione della cittadinanza per discendenza da ascendenti italiani. Ciò che viene messo in discussione è la recente modifica normativa che introduce un limite: la cittadinanza viene ora riconosciuta soltanto fino alla seconda generazione.
L’avvocato Falleti spiega che la nuova legge viola diversi articoli fondamentali della Costituzione italiana, tra cui il principio di uguaglianza , il diritto alla difesa e al giusto processo , così come norme relative alla funzione legislativa e al potere esecutivo . Nel ricorso si sostiene che la norma, entrata in vigore senza un dibattito parlamentare approfondito, si fonda su presupposti non dimostrati, ossia su presunti “effetti disfunzionali” che non sono mai stati accertati in modo concreto.
Attraverso questa azione legale, si chiede quindi al tribunale di dichiarare incostituzionale questa limitazione e ripristinare per tutte le generazioni il diritto alla cittadinanza italiana previsto dallo ius sanguinis, evitando disparità tra cittadini e discendenti italiani.