Richiesta di archiviazione per 51 indagati nella vicenda di corruzione elettorale a triggiano e puglia

Richiesta di archiviazione per 51 indagati nella vicenda di corruzione elettorale a triggiano e puglia

La procura di Bari propone l’archiviazione per 51 indagati nell’inchiesta sulla corruzione elettorale a Triggiano e Grumo Appula, mentre si prepara l’udienza preliminare per altri coinvolti nel sistema di scambio voti.
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L’inchiesta sulla corruzione elettorale a Triggiano e in Puglia ha portato la procura di Bari a proporre l’archiviazione per 51 indagati, mentre per altri si prepara l’udienza preliminare per accuse gravi legate allo scambio di voti con denaro o promesse di lavoro. - Gaeta.it

L’inchiesta sulla corruzione elettorale che ha coinvolto diverse figure politiche e cittadini a Triggiano e in alcune zone della Puglia ha portato la procura di Bari a proporre l’archiviazione per 51 indagati. Si tratta di persone accusate di aver venduto voti in cambio di denaro o promesse di lavoro. Lo sviluppo recente fa seguito all’arresto dell’ex sindaco di Triggiano e di altri esponenti rilevanti avvenuto nell’aprile 2024. Nel frattempo, si prepara l’udienza preliminare per alcune altre persone coinvolte nell’indagine.

La posizione della procura e la valutazione dei fatti

La procura di Bari ha effettuato un’analisi approfondita su quanto emerso dall’indagine sulla corruzione elettorale nel territorio baresi e ha stabilito che per 51 indagati si può procedere con l’archiviazione. Queste persone, accusate di aver scambiato voti con soldi o con promesse di posti di lavoro, sono state valutate senza che il fatto assumesse rilevanza penale grave tale da giustificare un processo. Il caso riguarda il periodo delle elezioni comunali di Triggiano nel 2019 e quelle di Grumo Appula nel 2020.

Sistema di compravendita voti e condizioni

Il sistema basato sulla compravendita di voti prevedeva un compenso di circa 50 euro o altre forme di sostegno materiale, come il lavoro promesso. Le dichiarazioni raccolte hanno confermato la ricezione di denaro che, in qualche caso, sarebbe servito semplicemente a coprire spese quotidiane come il pagamento delle bollette. Molti degli indagati coinvolti appartengono a nuclei familiari dove il metodo diffuso per propiziare consensi trovava terreno fertile, secondo quanto emerso dalle interviste dei carabinieri.

I principali protagonisti e le accuse in corso

L’indagine ha coinvolto personalità di spicco della politica locale e regionale. Tra queste, Antonio Donatelli, all’epoca sindaco di Triggiano, e Sandrino Cataldo, leader di Sud al Centro nonché marito di Anita Maurodinoia, che a sua volta era assessore regionale pugliese. Questi ultimi erano finiti agli arresti domiciliari nell’aprile del 2024. La figura di Maurodinoia è particolarmente nota per le numerose preferenze ottenute alle elezioni regionali, sebbene ora sia sotto indagine per la gestione di questo presunto sistema di scambio di voti.

Udienza preliminare e imputazioni

Accanto a questi personaggi, ci sono altri 15 indagati che devono affrontare un’udienza preliminare fissata per il 3 luglio 2025 davanti al giudice per l’udienza preliminare Susanna De Felice. Le accuse vanno dall’associazione per delinquere finalizzata alla corruzione elettorale fino a reati quali calunnia, falso e corruzione. Il procedimento si concentrerà soprattutto su quelli ritenuti più coinvolti nella struttura del presunto illecito.

Modalità e contesto delle elezioni coinvolte

Il sistema di scambio elettorale non si limita a Triggiano. Secondo l’accusa, si sarebbe esteso anche alle votazioni di Grumo Appula, comune vicino in provincia di Bari. Nel 2020 veniva chiesto agli elettori di votare non solo per i candidati al Comune ma anche per Anita Maurodinoia, eletta con più di 22mila preferenze. Questa modalità ha fatto emergere la figura di Maurodinoia come “lady preferenze”, un credito elettorale solido basato su una rete radicata di consenso.

Un meccanismo basato sulle difficoltà economiche

Gli episodi ricostruiti mettono in luce un meccanismo che sfruttava le difficoltà economiche di alcuni elettori per assicurarsi voti tramite una compensazione immediata. È un quadro che racconta di come la politica locale possa intrecciarsi con la realtà sociale di famiglie e di singoli. Si sottolinea, però, che la procura ha tenuto conto delle singole responsabilità e dell’entità del gesto, delineando così il confine tra illecito grave e comportamento ritenuto minore.

Il caso resta quindi sotto la lente, con due direttrici distinte: il prosieguo del processo per alcuni soggetti considerati chiave all’udienza di luglio e la valutazione di archiviazione per una parte consistente degli indagati. La vicenda evidenzia ancora una volta le tensioni che possono agitare il territorio pugliese quando si parla di rapporti fra politica e voto.

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