Tra le mura di villa borghese, uno dei polmoni verdi di Roma, si è riacceso l’interesse per la loggia dei vini. Questo spazio, legato alla storia e alla cultura della città , è diventato teatro di un progetto artistico contemporaneo che unisce antichi elementi a nuove forme d’arte. Il programma triennale lavinia vuole offrire un’interpretazione originale della loggia, creando un dialogo tra passato e presente attraverso interventi site-specific che coinvolgono il pubblico in modo diretto. L’iniziativa è frutto del restauro curato da ghella e promosso dalla sovrintendenza capitolina ai beni culturali.
La storicità della loggia dei vini e il restauro recente
La loggia dei vini, costruita tra il 1609 e il 1618 per volontà di scipione borghese, è stata per secoli uno spazio dove si tenevano banchetti e eventi memorabili. Si trova all’interno di villa borghese, un’area che da sempre racchiude monumenti e opere d’arte di grande rilievo per Roma. Con il tempo, però, la loggia aveva perso parte del suo splendore e necessitava di un intervento di recupero.
Il progetto di restauro ha riguardato il ripristino di muri, intonaco e copertura, lavori essenziali per preservare la struttura seicentesca. L’intervento ha permesso di ridare vita a un luogo che, pur mantenendo il proprio valore storico, si presta ora a nuove forme di fruizione. Questo ha rappresentato il punto di partenza per il progetto lavinia, ideato con l’obiettivo di creare uno spazio dove arte contemporanea e storia si incontrano.
Leggi anche:
L’intervento di recupero, affidato a ghella, si è svolto sotto il controllo della sovrintendenza capitolina ai beni culturali, garante delle scelte che riguardano il patrimonio culturale di Roma. Il risultato ha reso possibile l’apertura della loggia ai visitatori dal 27 maggio, con un programma che prosegue dal giovedì alla domenica. L’invito è quello di scoprire un luogo poco conosciuto ma ricco di fascino e storia.
Daniel knorr e la trasformazione dei rifiuti in memoria tangibile
Daniel knorr, artista di origine romena, ha scelto di interpretare la loggia dei vini come un laboratorio dove si incrociano passato e presente di Roma. La sua installazione si basa su un’idea forte: recuperare rifiuti e oggetti abbandonati raccolti nella città per trasformarli in testimonianze tangibili della vita urbana.
Knorr ha raccolto materiali che raccontano la quotidianità di Roma, dai vecchi giocattoli alle lattine schiacciate, dai guanti da lavoro ai pacchetti vuoti di sigarette. Ogni pezzo porta con sé una storia, un frammento di vita che l’artista ha voluto cristallizzare. Per farlo, ha utilizzato una pressa che schiaccia questi oggetti tra le pagine di libri d’artista appositamente realizzati.
Il confronto tra questi resti materiali e le pagine di carta indica un legame con il passato, raccontando una città che cambia ma conserva i suoi segni. Knorr ha accompagnato l’installazione con un testo in latino, richiamando direttamente la lunga storia romana. La scelta del latino sottolinea la continuità tra antichità e contemporaneità , creando un ponte tra epoche diverse attraverso materiali insoliti.
Il progetto del romeno offre una riflessione sulla trasformazione del tessuto urbano e sull’importanza di custodire quello che a prima vista sembra solo spazzatura. Questo recupero dell’ordinario è una lettura nuova della città che invita a osservarla con occhi diversi, riscoprendo significati nascosti tra i resti della vita quotidiana.
Luce e colore sulle mura: l’opera di johanna grawunder
L’altra artista protagonista del progetto lavinia è johanna grawunder, designer americana che ha realizzato un’opera pensata per dialogare con lo spazio fisico della loggia dei vini. Il suo intervento si concentra sulle mura perimetrali, che diventano il supporto per una serie di lampade da muro.
L’installazione si chiama wiley a roma e propone luci a led dai colori fluorescenti e luce ultravioletto, capaci di esaltare i dettagli delle superfici storiche. L’effetto illuminotecnico non solo valorizza le forme geometriche dei muri, ma aiuta a leggere la stratificazione dei secoli che la loggia porta con sé.
Con questo progetto, grawunder ha tracciato un percorso di luce che ricorda la corsa di wiley coyote inseguito dal beep beep, personaggi dei cartoni animati celebri per il loro dinamismo e la continua ricerca. L’allusione serve a creare un’immagine di movimento all’interno di uno spazio apparentemente statico, suggerendo una narrazione luminosa che si rinnova ogni notte.
I colori fluo e la luce uv mettono in evidenza spaccature, intonaci differenti e dettagli nascosti, portando lo sguardo verso un’esperienza sensoriale nuova. L’opera si lega alla storia della loggia ma con un linguaggio contemporaneo, aprendo finestre di luce su un patrimonio artistico di grande valore. L’intervento di grawunder diventa una presenza che accompagna il visitatore, trasformando la visita in un’esperienza visiva diversa.
Lavinia: un dialogo tra arte contemporanea e patrimonio storico
Il programma lavinia propone una caratterizzazione nuova della loggia dei vini partendo dalla valorizzazione stessa del patrimonio storico. Gli artisti chiamati a intervenire lavorano esclusivamente sul luogo, creando opere site-specific che non si possono spostare e si legano in modo unico al contesto.
La scelta creativa punta a rendere la loggia un luogo vivo, dove la storia si apre al presente. Lavinia si sviluppa lungo tre anni e offre al pubblico appuntamenti regolari per scoprire l’arte contemporanea in un contesto denso di memoria. I visitatori possono accedere alla loggia dal giovedì alla domenica, cogliendo l’occasione per riflettere sulla vita e sull’evoluzione dei luoghi cittadini.
Questo progetto nato nella capitale mira a fare della loggia un punto di riferimento culturale in villa borghese, aprendola a nuove possibilità di lettura e di scoperta. L’integrazione tra restauro e installazioni artistiche mostra un percorso di tutela e valorizzazione concreto, capace di coinvolgere cittadini e appassionati.
A guidare il progetto c’è salvatore lacagnina, curatore che ha impostato un dialogo tra arte e storia. La collaborazione con enti come ghella e la sovrintendenza capitolina ha consentito di portare avanti un progetto ben definito e rispettoso del valore culturale dell’area. Il risultato è una nuova visione della loggia dei vini, da scoprire attraverso opere che raccontano storie diverse, ma convergono tutte sullo stesso spazio.