Il Trento Film Festival, giunto alla sua 73a edizione, ha ospitato la presentazione in anteprima del documentario intitolato K2 – Der Grosse Streit . Reinhold Messner, uno dei più celebri alpinisti italiani, ha portato al pubblico questo film che racconta vicende delicate legate alla scalata di una delle vette più difficili del mondo, il k2. Nel corso dell’evento, Messner ha ricordato anche il contributo fondamentale di Walter Bonatti, parlando del lascito che il grande alpinista altoatesino ha avuto sul modo di vivere la montagna.
La presentazione del documentario k2 – der grosse streit al trento film festival
Durante la 73a edizione del Trento Film Festival, svolta nel 2025, il documentario K2 – Der Grosse Streit è stato mostrato in anteprima. Reinhold Messner, presente all’evento, ha introdotto questa pellicola che narra una controversia legata alla spedizione sul k2 del 1954, dando voce a diversi punti di vista su una scalata che ha segnato la storia dell’alpinismo. Il film tenta di riportare alla luce dettagli spesso trascurati e di fornire un quadro più chiaro sui fatti reali che hanno circondato quella vetta, svelando controversie tra i protagonisti di quegli anni.
Le motivazioni dietro l’impresa del k2
Messner ha spiegato che il documentario vuole riflettere non solo sull’impresa tecnica, ma anche sulle motivazioni profonde di chi affronta montagne così estreme. Il k2 è noto per mettere alla prova fisico e mente, e il film prova a trasmettere questa complessità. In questa cornice, Messner ha ricordato i nomi fondamentali legati alla storia del k2, sottolineando la rilevanza di Walter Bonatti, alpinista che per lui resta un punto di riferimento.
Messner ricorda walter bonatti e il suo lascito nell’alpinismo contemporaneo
Reinhold Messner ha ripercorso le parole di Walter Bonatti, suo predecessore e figura simbolo delle alte vette. Nel 1971, Bonatti stesso aveva riconosciuto Messner come suo legittimo erede nel libro I giorni grandi, sottolineando così un passaggio di testimone tra due generazioni di alpinisti di valore. Messner ha ammesso di sentirsi ancora in attesa di qualcuno che riesca a portare avanti questa eredità con la stessa profondità.
La narrazione come eredità di bonatti
Per Messner, la differenza tra i semplici scalatori e i grandi interpreti della montagna sta nel modo in cui si racconta l’esperienza. Molti alpinisti oggi dispongono di preparazione fisica e tecnica per raggiungere vette importanti, ma pochi riescono a riflettere sul significato più ampio di queste imprese. Walter Bonatti eccelleva proprio in questo: sapeva scrivere, trasmettere emozioni e dare senso alle sue avventure. Questo aspetto della narrazione è per Messner fondamentale, ed è diventato un ambito al quale dedica molto del suo tempo in questa fase della vita.
Il valore della narrazione nell’alpinismo secondo messner e l’esempio di wojciech kurtyka
Messner ha sottolineato il ruolo decisivo della scrittura e del racconto nel tramandare l’esperienza alpinistica. Non si tratta solo di scalare vette, ma di comprendere la montagna come luogo carico di significati. Secondo lui, senza questa dimensione, l’azione perde parte del suo valore.
Ha citato Wojciech Kurtyka, alpinista polacco noto per aver saputo coniugare imprese fisiche con una profonda riflessione sulle montagne. Kurtyka, agli occhi di Messner, rappresenta un modello recente di “alpinista completo”, capace di restituire alla pratica dell’arrampicata un valore che va oltre la prestazione tecnica. Messner riconosce in lui un degno erede di Bonatti, capace di unire forza, tecnica e scrittura per raccontare queste esperienze in modo autentico.
L’importanza del racconto nella memoria dell’alpinismo
L’attenzione al racconto, dunque, rimane centrale per chi vuole lasciare una traccia oltre i numeri delle salite. Messner stesso ha deciso di concentrare molti dei suoi sforzi attuali proprio su questo aspetto, per condividere non solo imprese, ma anche la filosofia e i sentimenti legati alla montagna. Il documentario presentato al Trento Film Festival è un esempio di questa volontà di approfondire e mettere in luce storie cruciali per la memoria dell’alpinismo.
Il Trento Film Festival conferma così il suo ruolo di vetrina per produzioni che non si limitano a mostrare le imprese sportive, ma ne esplorano i significati più intimi, portando avanti un dialogo tra passato e presente nelle grandi storie di montagna.