Reati ambientali in Italia dal 2015 al 2024: analisi e numeri aggiornati sul fenomeno

Reati ambientali in Italia dal 2015 al 2024: analisi e numeri aggiornati sul fenomeno

In Italia, quasi 7mila reati ambientali negli ultimi dieci anni evidenziano il legame tra criminalità organizzata e inquinamento, con Campania, Puglia e Sicilia tra le regioni più colpite e oltre un miliardo di euro in beni sequestrati.
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Negli ultimi dieci anni in Italia sono stati registrati quasi 7.000 reati ambientali, concentrati soprattutto in regioni del Sud con forte presenza mafiosa. La legge sugli ecoreati ha permesso importanti sequestri e arresti, ma rimane alta la necessità di interventi mirati e rafforzamento delle normative. - Gaeta.it

Negli ultimi dieci anni, l’Italia ha registrato quasi 7mila reati ambientali, un dato che evidenzia il peso crescente delle violazioni contro l’ambiente sul territorio nazionale. Questo quadro emerge dalla raccolta dati condotta da legambiente e libera in occasione del decimo anniversario della legge sugli ecoreati. Le cifre in questione fotografano un paese alle prese con dinamiche complesse legate non solo all’inquinamento, ma anche a traffici illeciti e disastri ambientali. A pochi giorni dalla conferenza nazionale «ControEcomafie» a Roma, il report traccia anche una mappa geografica delle zone più critiche e delle azioni delle forze dell’ordine.

Distribuzione territoriale e numero di reati accertati

Tra giugno 2015 e dicembre 2024, in italia sono stati rilevati 6.979 reati ambientali. Questo significa, in media, un illecito ogni tre controlli effettuati, dato che supera i ventunmila controlli complessivi sul territorio. La campania occupa il primo posto per numero di infrazioni accertate, seguita dalla sardegna e dalla puglia. Quattro regioni, storicamente segnate dalla presenza mafiosa — campania, puglia, sicilia e calabria — concentrano il 40,5% degli illeciti totali. Proprio in queste aree il fenomeno assume una dimensione che non può essere sottovalutata, visto il collegamento tra criminalità organizzata e sfruttamento illecito dell’ambiente.

Differenze nella risposta giudiziaria

A emergere poi è anche la differenza nelle risposte giudiziarie: la puglia, ad esempio, pur essendo terza per numero di illeciti, guida la classifica per numero di persone arrestate, con cento casi. La lombardia, con 498 reati, si colloca quarta nella graduatoria. La sicilia si piazza al quinto posto per infrazioni ma supera tutte le altre regioni in valore economico dei sequestri, con oltre 432 milioni di euro di beni confiscati. Dal nord al sud si creano così carte geografiche diverse, ma uniformi nell’urgenza di interventi.

Sequestri di beni e azioni legali contro gli ecoreati

Il valore totale dei beni sequestrati in italia varca il miliardo di euro, attestandosi a 1,155 miliardi. Queste cifre riflettono l’intensità di intervento delle forze dell’ordine nel bloccare patrimoni legati a delitti ambientali. Nel corso del decennio di riferimento sono state denunciate 12.510 persone, di cui 556 arrestate, numeri che testimoniano l’impatto concreto della legge sugli ecoreati.

Le associazioni legambiente e libera, nella loro analisi, sottolineano che la legge ha trasformato molte denunce in processi e sentenze definitive, segnando un cambiamento importante nel sistema giudiziario italiano. Alla luce dei risultati raggiunti, le stesse organizzazioni chiedono ora l’approvazione delle norme ancora mancanti, come il recepimento di una direttiva europea che estende la tutela penale dell’ambiente. L’azione cooperativa tra polizia, carabinieri, guardia di finanza e capitanerie di porto ha permesso di consolidare questi dati e di assicurare una risposta più stringente al degrado ambientale.

Tipi di reati ambientali maggiormente riscontrati

Dalla collaborazione con le forze dell’ordine emerge che l’inquinamento ambientale rappresenta il reato più accertato nel periodo preso in esame. Questo tipo di illecito non era riconosciuto come reato prima della legge del 2015, che ha introdotto anche nuove fattispecie penali come il disastro ambientale, i delitti colposi contro l’ambiente e l’omessa bonifica. Questi ultimi due hanno un forte legame con l’operato delle imprese e con le responsabilità civili e penali che ne derivano.

Al secondo posto tra i reati si colloca l’attività organizzata di traffico illecito di rifiuti, fenomeno che mette a rischio la sicurezza pubblica e la salute dei cittadini. Il terzo reato più diffuso riguarda proprio il disastro ambientale, un illecito grave che implica danni estesi e durevoli all’ambiente. Le violazioni collegate a morte o lesioni causate dall’inquinamento ambientale, pur essendo poche, confermano la gravità con la quale questi crimini possono compromettere la vita umana.

Il ruolo delle regioni e la distribuzione della criminalità ambientale

L’analisi geografica evidenzia differenze evidenti tra le regioni. La puglia spicca per le persone arrestate, mentre la sicilia primeggia nei sequestri economici. Anche il trentino-alto adige si inserisce in classifica con 374 reati, confermando che il problema non sia circoscritto al sud, ma presente su tutto il territorio nazionale. Campania e calabria risultano aree critiche grazie alla loro storica contaminazione da parte della criminalità organizzata, spesso implicata in traffici di rifiuti e altre attività illecite legate all’ambiente.

Queste diversità territoriali invitano a misure specifiche, che tengano conto delle realtà locali e delle caratteristiche socioeconomiche. La necessità di interventi mirati resta alta, soprattutto in regioni dove i dati mostrano un aumento degli illeciti o una minore capacità repressiva. L’impegno di molte istituzioni e associazioni civili continua a mantenere alta l’attenzione sul tema, in vista di politiche efficaci e di un’applicazione più rigorosa delle norme.

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