Il settore immobiliare in Italia si trova a fronteggiare una difficoltà strutturale: l’assenza di grandi operatori capaci di aggregare filiere e spingere investimenti importanti in innovazione e sostenibilità. Questa carenza rischia di frenare lo sviluppo di un mercato che dovrebbe invece evolversi verso modelli industriali per acquisire dimensioni e competenze adeguate. Lo scenario è stato delineato al convegno rebuild 2025, evento dedicato all’edilizia sostenibile che si è svolto a Riva del Garda, dove esperti e addetti ai lavori hanno discusso criticità e opportunità del real estate.
Il crescente interesse dei private equity e le sfide di capacità d’investimento
Negli ultimi anni il mercato immobiliare italiano ha attirato un’attenzione crescente da parte del mondo dei private equity. Cominelli ha precisato che il settore mostra caratteristiche di solidità e resilienza, rappresentando una fetta significativa del pil nazionale — tra il 10 e il 12 per cento secondo diverse stime.
Tuttavia, la capacità di concentrare investimenti rilevanti rimane un limite importante. Le risorse necessarie a sostenere ricerca, innovazione e processi verdi non sempre si traducono in impegni concreti da parte degli operatori italiani. Questa situazione rischia di lasciare spazio a player stranieri “over the top” che, grazie a capitali ingenti, potrebbero assorbire quasi tutto il valore generato nel mercato immobiliare locale.
Leggi anche:
La mancanza di capacità di investimento si collega direttamente a un problema di competenze e organizzazione. Non basta avere disponibilità di fondi, serve anche una governance in grado di implementare strategie integrate e di lunga durata, capaci di rispondere efficacemente alle nuove esigenze del settore.
Tecnologia e dati, il vero nodo per la crescita del real estate
Nel dibattito su come migliorare i processi nel real estate, non manca il confronto sull’adozione delle tecnologie. Cominelli ha messo in chiaro che il vero ostacolo non è l’accesso ai sistemi digitali. Anche piccole imprese possono ora avvalersi di strumenti tecnologici analoghi a quelli delle grandi aziende.
Il problema si sposta però sull’uso intelligente dei dati. Senza una strategia consolidata nella gestione delle informazioni è impossibile costruire politiche efficaci basate sull’intelligenza artificiale o altre tecnologie avanzate.
Molte realtà vedono ancora i dati come un costo eccessivo da sostenere, anziché come un investimento necessario. Questa visione limita l’adozione di tecniche che potrebbero migliorare pianificazione, gestione degli immobili e interventi di riqualificazione energetica.
Investire nella raccolta e nell’analisi dei dati potrebbe aprire nuove strade per il rilancio del mercato immobiliare, rappresentando un passaggio fondamentale dentro un settore in cui sostenibilità e innovazione diventano sempre più indispensabili.
La carenza di ‘champions’ e l’impatto sul settore immobiliare italiano
Barbara Cominelli, presidente di uli Italia, ha evidenziato un punto cruciale per il futuro del real estate nell’area nazionale: in Italia mancano player con dimensioni tali da fungere da aggregatori lungo tutta la filiera. Questi soggetti, definiti “champions”, sono fondamentali in un momento in cui il comparto richiede investimenti mirati nell’innovazione, nelle tecnologie e nelle pratiche sostenibili.
La frammentazione del settore rende difficile raggiungere una scala adeguata per affrontare queste sfide. Cominelli ha sottolineato come sia necessario superare visioni isolate e puntare a un approccio industriale, che sfrutti economie di scala e concentrazione delle competenze. Solo in questo modo il real estate italiano potrà compiere un salto significativo in termini di ricerca, sviluppo e performance ambientale.
Questa prospettiva è fondamentale per contrastare rischi concreti, come la perdita di valore aggiunto derivante dall’ingresso nel mercato di grandi operatori internazionali, capaci di assorbire risorse e marginalità senza creare sviluppo duraturo nel tessuto produttivo del paese.
Il dibattito a Riva del Garda conferma quanto sia urgente per il real estate italiano trovare un punto d’equilibrio tra dimensioni, capitale e tecnologia, per non perdere terreno in un contesto globale sempre più competitivo e attento all’ambiente.