Rapina da tre milioni di euro a san vincenzo: arrestati undici sardi dopo mesi di indagini coordinate

Rapina da tre milioni di euro a san vincenzo: arrestati undici sardi dopo mesi di indagini coordinate

Undici rapinatori sardi arrestati dopo la violenta rapina con esplosivi e armi da guerra sulla statale Aurelia a San Vincenzo, Livorno; maxi-blitz dei carabinieri in Nuoro, Pisa e Bologna.
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Nel marzo 2025 un commando armato ha rapinato due blindati con tre milioni di euro sulla statale Aurelia a San Vincenzo (Livorno). Dopo indagini complesse, i carabinieri hanno arrestato undici persone, tutte dalla Sardegna, coinvolte in un piano militare ben organizzato. - Gaeta.it

La notte tra il 28 e 29 marzo 2025 la statale Aurelia a San Vincenzo, in provincia di Livorno, è stata teatro di una violenta rapina ai danni di due blindati carichi di pensioni. Un commando armato ha bloccato i mezzi con esplosioni e furgoni incendiati, portando via circa tre milioni di euro. Dopo quasi due mesi di indagini complesse, i carabinieri hanno arrestato gli undici membri del gruppo, tutti originari della Sardegna, impegnati in un piano costruito con cura militare.

Come si è svolta la rapina con esplosivi e armi da guerra sulla statale aurelia

Il 28 marzo, attorno alle 21, due blindati incaricati del trasporto pensioni si sono fermati lungo la statale Aurelia a San Vincenzo. Un gruppo di rapinatori ha bloccato la strada usando furgoni dati alle fiamme lungo le corsie per ostacolare il passaggio. Con cariche esplosive piazzate sul portellone posteriore dei blindati, i rapinatori hanno forzato l’apertura dei mezzi in pochi secondi. Il gruppo era armato di kalashnikov e ha aperto raffiche per creare distrazione e terrore. Alcune auto sono state posizionate a mo’ di barricate per ritardare l’intervento delle forze dell’ordine, mentre automobilisti e residenti presenti sono fuggiti in preda al panico.

Testimonianza video e caratteristiche del commando

Un video amatoriale, girato da un passante, ha catturato immagini dei rapinatori con il volto coperto, evidenziando il loro accento sardo. La clip è stata diffusa rapidamente sui social network, diventando un elemento chiave per l’avvio delle indagini. In pochi minuti l’area si è trasformata in un vero e proprio campo di battaglia, rendendo chiari la violenza e la precisione con cui il colpo era stato progettato.

Indagini coordinate con tecnologia avanzata e pedinamenti

L’indagine è stata affidata al Nucleo Investigativo dei Carabinieri di Livorno sotto la supervisione della Procura locale. Gli inquirenti hanno monitorato per settimane gli undici sospettati, tutti uomini tra i 33 e i 54 anni, residenti in Sardegna. I metodi investigativi hanno compreso analisi approfondite delle celle telefoniche, monitoraggio delle telecamere stradali e impiego di droni per sorvegliare i movimenti sospetti.

Le intercettazioni ambientali hanno svelato la divisione netta dei compiti: alcuni si occupavano di rubare i mezzi da utilizzare come ostacoli, altri reperivano e assemblavano l’esplosivo militare, mentre un terzo gruppo gestiva la fuga nei boschi vicini alla statale. È emerso che il commando aveva preparato un alibi falso, che però è stato smascherato da tracciamenti GPS e ulteriori dati raccolti. Sopralluoghi notturni consentivano loro di studiare ogni dettaglio del campo di battaglia, mostrando un addestramento militare anche nell’uso di armi automatiche.

Maxi-blitz in territori di nuoro, pisa e bologna con oltre 300 carabinieri

All’alba del 19 maggio, le forze dell’ordine hanno lanciato un’operazione di grande portata. Trecento militari hanno eseguito simultaneamente arresti in province diverse: Nuoro, Pisa e Bologna. Tra loro, reparti specializzati come il R.O.S., il GIS, i paracadutisti Tuscania, gli squadroni Cacciatori e unità cinofile. L’ordinanza di custodia cautelare è stata firmata dal giudice per le indagini preliminari di Livorno.

Sequestri e accuse per i membri del gruppo

Diverse abitazioni, capannoni e rifugi in zone boschive sono stati perquisiti. Durante le operazioni, i carabinieri hanno sequestrato un arsenale composto da munizioni, giubbotti antiproiettile, detonatori e documentazione falsa. Gli indagati devono rispondere a capi d’accusa gravissimi: rapina pluriaggravata, detenzione di armi ed esplosivi da guerra, furto e ricettazione. Le autorità proseguono le investigazioni, cercando possibili riciclatori del denaro rubato e verificando collegamenti con altre rapine avvenute a centro e nord Italia negli ultimi anni.

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