L’attacco notturno condotto dalle forze armate russe con droni sulla città di Pryluky, nell’oblast di Chernihiv, ha causato cinque morti, tra cui un bambino di un anno. La situazione si complica mentre i negoziati tra Ucraina e Russia restano bloccati, con accuse reciproche e nuove tensioni diplomatiche che coinvolgono anche altri leader mondiali.
Attacco con droni a pryluky: bilancio delle vittime e danni materiali
Nella notte tra il 6 e il 7 giugno 2025, le unità militari russe hanno lanciato un bombardamento con droni contro la città di Pryluky, situata nel nord dell’Ucraina. Vyacheslav Chaus, funzionario regionale di Chernihiv, ha riferito tramite Telegram che il raid ha causato la morte di cinque persone, inclusi due donne e un bambino poco più che un anno, trovati sotto le macerie. Oltre ai decessi, sei cittadini hanno riportato ferite ed sono stati trasportati negli ospedali locali per le cure necessarie.
L’attacco ha colpito un’area prevalentemente residenziale causando gravi danni alle abitazioni. Diverse case sono state danneggiate o distrutte dall’esplosione, lasciando molte famiglie senza un rifugio sicuro e aumentando le difficoltà quotidiane per la popolazione civile. Le autorità locali hanno avviato le operazioni di soccorso mentre procedono gli accertamenti per monitorare altre eventuali conseguenze del bombardamento.
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Il ricorso ai droni per attacchi mirati è diventato una pratica frequente nella zona, contribuendo a creare un quadro di insicurezza continuo per le città dell’Ucraina settentrionale. La popolazione civile resta spesso esposta a pericoli che includono danni collaterali e perdite umane.
Stallo nei negoziati tra putin e zelensky, accuse e tensioni diplomatiche
Dopo gli ultimi colloqui tenuti ad Istanbul, le trattative tra Russia e Ucraina sono poco più che ferme. Il presidente russo Vladimir Putin ha rigettato l’appello del collega ucraino Volodymyr Zelensky a negoziare una tregua, accusando Kiev di essere un regime terroristico. Putin ha detto che l’ucraina avrebbe compiuto attacchi mortali contro infrastrutture russe, definendoli azioni terroristiche contro civili. Per questo ha dichiarato che non è possibile tenere trattative serie con chi usa il terrore come strategia.
Secondo Putin, il cessate il fuoco chiederebbe solo tempo all’Ucraina per rafforzare le sue forze, preparando piani di sabotaggio contro il territorio russo. Ha quindi chiesto di fermare ogni negoziato fino a quando queste condizioni non cambieranno. Il presidente russo parla di impossibilità di colloqui in un clima di conflitto aperto.
Zelensky, dal lato suo, ha risposto accusando Putin di ignorare le richieste di pace e ha sottolineato che ogni rinvio delle trattative è un’offesa alla comunità internazionale. Ha inoltre lanciato un avvertimento rivolto ai Paesi occidentali: senza una reazione decisa, secondo lui, la Russia continuerà con le sue azioni. Ha definito il sostegno ai negoziati attuali inefficace, lamentando che non hanno portato a risultati positivi o alla cessazione della guerra.
Parallelamente a questo confronto, nelle ultime ore si sono svolte telefonate di alto livello. Putin ha parlato con l’ex presidente degli Stati Uniti Donald Trump e con il Papa, che ha fatto un appello per un gesto a favore di un cessate il fuoco. Zelensky ha invece sottolineato come ogni tentativo di dialogo finora non abbia portato a una pace stabile.
Scambio di prigionieri e restituzione dei corpi dei soldati caduti
Tra il 7 e l’8 giugno è previsto un nuovo scambio di prigionieri tra Ucraina e Russia, con un totale di 500 detenuti destinati a tornare alle rispettive famiglie. Lo ha annunciato il presidente ucraino Zelensky, che ha fatto riferimento a un accordo siglato durante il secondo round di colloqui del 2 giugno. Questo nuovo scambio segue quello precedente realizzato tra il 23 e il 25 maggio, che ha coinvolto mille prigionieri per mille, il più ampio scambio dall’inizio della guerra.
Zelensky ha precisato che l’Ucraina attende ancora la lista aggiornata con i nomi dei detenuti inclusi nello scambio imminente. Mosca ha assicurato che fornirà queste informazioni in tempo utile. Oltre alla liberazione dei prigionieri, la Russia si è impegnata a restituire 6mila corpi di soldati e ufficiali ucraini caduti sul campo, impegno formalizzato dopo la sessione negoziale.
Questi scambi rappresentano un punto critico nel conflitto perché permettono, almeno temporaneamente, di alleviare alcune delle sue conseguenze più dolorose. Resta però incerta la durata di questo passo, visto il contesto di scontro e le divergenze ancora molto evidenti tra le parti.