Un video semplice su Telegram ha scatenato conseguenze tragiche per una ragazzina di 14 anni a Mosca, dove è stata arrestata e poi sottoposta a violenze estreme in un centro di detenzione preventiva. Il caso è emerso grazie a una denuncia pubblica di Dmitrij Muratov, direttore del quotidiano Novaya Gazeta, che ha raccolto diverse testimonianze di torture e trattamenti disumani dentro le prigioni russe. Questo articolo ripercorre i fatti più importanti di questa vicenda e altre storie di abusi documentate nelle carceri di Russia e territori occupati.
Il caso della ragazzina arrestata a mosca: video su telegram e violenze in custodia
La ragazzina è stata fermata dopo la denuncia di sconosciuti per un video su Telegram in cui si vedeva far esplodere un petardo, evento senza vittime o danni materiali. È stata allora prelevata e rinchiusa nel centro di detenzione preventiva di Mosca, dove secondo i resoconti è stata torturata, picchiata, stuprata e istigata al suicidio. Tutto questo sarebbe avvenuto sotto l’occhio della videosorveglianza della cella e davanti ai funzionari incaricati di vigilare. Dopo un tentativo di togliersi la vita, la ragazza è stata trasferita a un ospedale psichiatrico.
Dmitrij Muratov, premio Nobel per la pace 2021, ha denunciato questo caso come segno del ritorno del “professionista della tortura” in Russia. La stessa ragazza è stata successivamente riportata in manicomio da un tribunale locale. Paradossalmente, l’investigatore che ha gestito l’indagine è stato premiato come miglior ufficiale nella regione di Mosca. Muratov ha definito questi abusi non casuali, ma strumenti per segnalare lealtà allo Stato da parte di chi li pratica. Questi “carnefici” paralleli ai tempi dell’ottantesimo anniversario della sconfitta del fascismo nei territori russi secondo lui indicano una volontà precisa di intimidire e mantenere un controllo violento.
Leggi anche:
Altri casi di torture e abusi comunicati da novaya gazeta e memorial italia
Oltre alla ragazzina, Muratov ha raccontato numerose altre storie raccolte da fonti indipendenti come Memorial Italia. Uno dei casi è quello della giornalista ucraina Viktoria Roshchina, morta in carcere a Donetsk senza che si conoscessero i capi d’accusa. Il suo corpo è stato riconsegnato alla famiglia mesi dopo privo di alcuni organi interni. Viktoria era stata inserita in una lista di scambi di prigionieri prevista per settembre 2024, ma non è mai stata rilasciata e di lei si sono perse tracce fino alla data del decesso.
Non mancano casi di detenuti malati o disabili. Igor Baryshnikov, pensionato e paziente oncologico di Kaliningrad, ha scontato la pena nonostante la grave condizione di salute e non gli è stato concesso il permesso di partecipare al funerale della madre. Andrej Shaabanov, musicista malato di psoriasi di Samara, è stato rimandato in carcere dopo aver mostrato le piaghe del suo corpo al giudice per chiederne la liberazione. Nadezhda Bujanova, pediatra di 67 anni, è stata condannata dopo la testimonianza di un bambino dove si insinua che abbia diffuso notizie false, mentre è detenuta in condizioni dure con difficoltà a ricevere alimenti adeguati.
Maltrattamenti sistematici su disabili e oppositori politici nelle carceri russe
Tra i casi segnalati, Oleg Belousov di San Pietroburgo, persona disabile, è stato condannato per diffondere false notizie sull’esercito e sottoposto a continui controlli durante la notte che lo costringono a identificarsi con luci abbaglianti. Il figlio con disabilità mentale, unico suo legame familiare, ha testimoniato al processo e non può visitarlo o chiamarlo.
L’ex deputato Aleksej Gorinov ha scontato tre anni di carcere in condizioni estreme, soffrendo problemi di salute ma continuamente rinchiuso in celle di isolamento e privato di comfort minimi come vetri alle finestre o coperte. A Gorinov è stato diagnosticata prima polmonite, poi tubercolosi, aggravate dal trattamento.
Denunce di torture estreme e sparizioni forzate nei territori occupati
Una testimonianza toccante arriva da Natalja Vlasova, donna ucraina condannata a diciotto anni per spionaggio e terrorismo, che ha raccontato le violenze subite nel carcere di Donetsk chiamato “Izoljacija”. Racconta di essere stata picchiata, stuprata più volte e mutilata, con denti trapanati come punizione. Nel processo, il giudice ha ignorato la richiesta di intervento nonostante la denuncia nei dettagli dei carnefici e la mancanza di possibilità di presentare denunce esterne da parte sua.
Muratov ha ricordato come migliaia di prigionieri ucraini vengano torturati o detenuti senza comunicazione con l’esterno, senza sapere dove si trovino o quali condizioni affrontino. Tra quelli cosiddetti “incommunicados” possono essere fatti sparire senza tracce. I gemiti e le urla che si alzano dalle carceri russe, da regioni come Kostroma a Taganrog, indicano una situazione di violenza diffusa.
Appello per lo scambio di prigionieri civili e testimonianze di sopravvissuti alle torture
Le vicende hanno spinto Muratov a chiedere direttamente ai presidenti di Russia e Ucraina di avviare scambi di civili detenuti, partendo da donne, adolescenti e ammalati. Secondo lui, dovrebbe rappresentare la prima iniziativa di questo genere in un contesto dove le persone imprigionate per motivi politici o civili vivono condizioni di detenzione durissime e spesso finora senza scampo.
Tra le testimonianze migliori descritte compare quella di un ex militare condannato per tradimento, Maksim Ivannikov, che ha raccontato le torture subite da parte degli inquirenti con scariche elettriche e sevizie fisiche. Ha detto “di aver urtato un dolore mai provato prima, al punto di essere disposto a confessare qualsiasi cosa pur di farla finita.”
Questi casi rivelano un quadro di repressione che agisce con metodi violenti e sistematici sulle persone detenute in Russia, con ripercussioni che interessano cittadini comuni, oppositori, malati e militari. La documentazione resta un monito sui rischi del silenzio e della mancanza di tutela nei confronti di chi passa attraverso il sistema penale russo.