La possibilità che forme di vita terrestre possano sopravvivere su Marte continua a suscitare dubbi. Un recente studio ha analizzato l’intensità delle radiazioni ultraviolette sulla superficie marziana e il loro effetto sui batteri terrestri, utilizzando dati raccolti dal rover Curiosity in cinque anni. I risultati mostrano che, nonostante l’alta esposizione ai raggi UV, alcune colonie di batteri potrebbero resistere più a lungo di quanto si pensasse. Questo solleva interrogativi importanti sulle procedure di sterilizzazione dei veicoli spaziali e sulla protezione del pianeta rosso da contaminazioni.
L’effetto delle tempeste di polvere e la variabilità della radiazione ultravioletta
Marte è soggetto a frequenti tempeste di polvere che influenzano profondamente l’ambiente superficiale. Durante questi fenomeni, l’atmosfera si riempie di particelle sospese che schermano la radiazione ultravioletta. Nel 2018, una tempesta molto intensa ha ridotto la radiazione UV sulla superficie fino al 90% rispetto ai livelli normali. Questo abbassamento temporaneo dell’irraggiamento solare modifica drasticamente le condizioni in cui i microrganismi possono sopravvivere.
La polvere resta sospesa nell’atmosfera anche per settimane o mesi, comportando una fase prolungata di minore esposizione ai raggi UV. Ciò potrebbe favorire la persistenza di batteri terrestri accidentalmente trasportati da missioni spaziali. La presenza di polvere e la sua capacità di schermare le radiazioni complicano la valutazione del rischio biologico su Marte. Le tempeste possono inoltre creare sottili rifugi naturali dove microrganismi potrebbero trovare protezione temporanea.
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Caratteristiche geologiche e atmosferiche di marte rilevanti per la sopravvivenza dei batteri
Il pianeta Marte presenta una struttura interna composta da un nucleo ferroso arricchito di nichel e zolfo, avvolto da un mantello roccioso di profondità variabile. Sopra c’è una crosta formata da minerali come ferro, magnesio, alluminio, calcio e potassio che si estende per decine di chilometri. L’atmosfera marziana è molto sottile, prevalentemente composta da anidride carbonica con tracce di azoto e argon.
Questa atmosfera leggera non protegge quasi per nulla dalla radiazione solare e offre scarsa difesa contro impatti di meteoriti o polvere spaziale. La temperatura oscilla da -153 gradi Celsius nelle notti più fredde a picchi anche sopra lo zero nelle ore diurne in certe aree. L’aria rarefatta fa sì che il calore accumulato durante il giorno si disperda rapidamente durante la notte.
L’intensità delle radiazioni uv su marte e la sopravvivenza dei microrganismi
La radiazione ultravioletta su Marte è significativamente più intensa di quella sulla Terra, con valori che superano di molte volte quelli raggiunti alla superficie terrestre. Nonostante questo, l’esposizione ai raggi UV non sembra sufficiente a eliminare completamente tutti i tipi di batteri terrestri. Alcuni microrganismi riescono a sopravvivere per ore, resistendo alla radiazione. Questo risultato è emerso dall’osservazione diretta dei dati raccolti dal rover Curiosity tra il 2012 e il 2017. I test simulati hanno dimostrato come le radiazioni possano danneggiare molte cellule, ma lasciare intatti alcuni ceppi batterici, che trovano riparo anche in spazi microscopici o nelle ombre generate dal terreno.
La sopravvivenza varia a seconda della specie batterica, ma anche dalla quantità di polvere presente nell’atmosfera marziana che influenza la quantità di raggi UV effettivi sulla superficie. In alcune condizioni, i livelli di radiazione risultano abbassati, consentendo una minore esposizione. Lo studio mette in luce che i raggi ultravioletti di per sé non garantiscono l’esclusione totale del rischio di contaminazione biologica su Marte.
Implicazioni per le missioni marziane e la prevenzione della contaminazione
Alla luce dei dati sulle radiazioni UV e la loro efficacia limitata nell’eliminare i batteri, emerge la necessità di protocolli di sterilizzazione più severi per i mezzi inviati su Marte. I veicoli spaziali devono essere trattati per prevenire il trasporto involontario di microbi terrestri sul pianeta rosso. Questo riguarda sia sonde orbitanti che rover o moduli di atterraggio.
Durante la preparazione delle missioni, gli spazi di accumulo o aree del veicolo che potrebbero essere ripari per batteri vanno attentamente trattati. Anche le sostanze di rivestimento e l’acqua residua devono essere eliminate, o rese sterili, per evitare contaminazioni involontarie. Gli errori in questa fase potrebbero compromettere la ricerca sulle condizioni di abitabilità di Marte e confondere eventuali rilevamenti di vita extraterrestre.
Inoltre, il monitoraggio delle condizioni ambientali marziane resta fondamentale. Le tempeste di polvere si confermano come un fattore capace di modificare sensibilmente le condizioni di radiazione sulla superficie. I dati devono essere raccolti in tempo reale per adattare le strategie di esplorazione e prevenzione del rischio biologico.
La comunicazione continua tra i team di controllo a Terra e gli strumenti sul pianeta rosso agevola la gestione delle criticità ambientali. Solo un controllo preciso può limitare i rischi di contaminazioni di ritorno e garantire lo stato naturale dell’ecosistema marziano.