Proteste anti-immigrazione negli Stati Uniti: 700 marines mobilitati a los angeles e manifestazioni in diverse città

Proteste anti-immigrazione negli Stati Uniti: 700 marines mobilitati a los angeles e manifestazioni in diverse città

Negli Stati Uniti proteste contro le retate di immigrati si diffondono da New York a Seattle, con 700 marines schierati a Los Angeles e tensioni crescenti tra autorità locali e governo federale.
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Negli Stati Uniti crescono le proteste contro le retate anti-immigrati dell'amministrazione Trump, con scontri in molte città e il dispiegamento di 700 marines a Los Angeles per supportare le forze dell’ordine. - Gaeta.it

Negli Stati Uniti si stanno moltiplicando le proteste contro le recenti retate degli immigrati volute dall’amministrazione Trump. Le manifestazioni, sia spontanee sia organizzate, hanno coinvolto molte città da costa a costa. Nel contempo, è salita la presenza militare a Los Angeles con 700 marines schierati per supportare le autorità locali. Le tensioni stanno spingendo le istituzioni a prendere misure sempre più dure per gestire la situazione nelle strade.

Le proteste si estendono da new york a seattle, passando per altre grandi città

Da Los Angeles a Seattle, passando per New York, Chicago, Austin e altre città, le strade si sono riempite di manifestanti contrari ai controlli e alle retate di immigrati eseguite dall’agenzia ICE, l’Ufficio Immigrazione e Dogane. A Seattle, per esempio, i partecipanti hanno lanciato slogan contro l’operato dell’agenzia federale mentre nel centro cittadino è scoppiato un incendio che ha sollevato fumo visibile vicino all’ufficio federale. L’intensità degli scontri è aumentata quando sono stati lanciati anche fuochi d’artificio dentro la folla, causando momenti di panico.

Situazione a washington e spokane

A Washington, la situazione non è meno tesa. A Spokane il sindaco ha proclamato lo stato di emergenza e imposto un coprifuoco dopo che i manifestanti hanno bloccato le vie cittadine. Durante gli scontri, sono state arrestate oltre 30 persone, con l’autorità locale che ha chiarito si trattava soprattutto di infrazioni minori. Le forze dell’ordine hanno specificato di non aver usato gas lacrimogeni o proiettili di gomma, parlando piuttosto di “fumo inerte” presente sul posto, probabilmente usato per disperdere la folla senza causare danni seri.

Le amministrazioni cittadine si trovano a fronteggiare proteste che combinano momenti di rabbia con situazioni di ordine pubblico instabile. A Seattle il sindaco ha invitato i cittadini a manifestare con mezzi pacifici e ha criticato duramente l’approccio di Washington. La tensione tra governo federale e autorità locali emerge evidente nelle risposte sul tema immigrazione.

Schieramento di 700 marines a los angeles: una mossa senza precedenti

Il Comando Settentrionale degli Stati Uniti ha ufficializzato la mobilitazione di 700 marines nella zona di Los Angeles all’interno della Task Force 51. Anche se i militari non sono ancora dislocati direttamente nelle vie cittadine, l’addestramento sulle procedure di uso della forza da parte di questi uomini è stato ultimato. Nei prossimi due giorni è previsto il loro impiego formale al fianco delle forze dell’ordine locali che affrontano le manifestazioni.

Questa decisione segna un’escalation significativa nell’impiego dell’esercito per il controllo dei disordini civili. L’amministrazione ha incluso nel dispositivo circa 2.000 soldati della Guardia Nazionale già in attività sul territorio. Altri 2.000 membri sono stati messi in stato d’allerta per un possibile intervento entro poco tempo, come riferito dal Maggiore Generale Scott M. Sherman, responsabile della task force incaricata della gestione dell’ordine pubblico.

L’uso del battaglione dei marines all’interno di una città come Los Angeles richiama una strategia rigorosa da parte del governo federale per mostrare fermezza di fronte alle proteste in corso. Nel corso dei mesi precedenti, situazioni simili non avevano richiesto un dispiegamento di tale portata, rendendo chiaro il clima di crescente allarme. La presenza di forze militari rappresenta un forte segnale verso chi manifesta contro le politiche anti-immigrazione.

Reazioni delle autorità locali e il clima politico sulle manifestazioni

Le amministrazioni delle città colpite dalle proteste hanno mostrato atteggiamenti molto diversi. A Spokane, la scelta di imporre il coprifuoco e dichiarare lo stato di emergenza dimostra come gli eventi abbiano superato un certo livello di crisi. Il capo della polizia, Kevin Hall, ha voluto precisare che le forze dell’ordine hanno agito con moderazione, senza ricorrere a strumenti aggressivi, una linea che cerca di evitare l’ulteriore degenerazione della situazione.

Seattle, teatro di alcune delle proteste più intense, ha invece visto un confronto aperto tra sindaco e governo federale. Bruce Harrell ha invitato i cittadini a esprimersi pacificamente e ha negato il supporto della sua amministrazione alle azioni dell’ICE nella città. La scelta di non collaborare con l’agenzia federale indica un dissenso marcato rispetto alle normative in vigore e conferma una spaccatura tra autorità locali e centro.

L’intervento militare da parte di Washington trova quindi una risposta non uniforme da parte delle città più coinvolte. Il contesto resta molto teso anche per la vicenda politica che accompagna le manifestazioni. Con le elezioni alle porte e una crescente attenzione sulle tematiche dell’immigrazione, le proteste offrono uno spaccato dello scontro in corso tra visioni opposte su come gestire la presenza degli immigrati e i diritti legati a questo tema.

Le cronache delle prossime settimane confermeranno se lo schieramento delle forze armate riuscirà a mantenere l’ordine senza alimentare ulteriori tensioni o se le manifestazioni prenderanno nuove forme di protesta più dure. Intanto, le città americane continuano a vivere ore di disagio e incertezza, con la popolazione divisa tra chi appoggia e chi contesta le misure imposte dall’amministrazione.

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