La situazione delle concessioni balneari in Italia è al centro delle tensioni tra i proprietari dei lidi e il governo. Con la mini-serrata indetta per venerdì 9 agosto 2023, i balneari hanno lanciato un grido d'allerta sulla necessità di risposte concrete riguardo alla riforma delle concessioni. La mobilitazione, che potrebbe ripetersi in assenza di sviluppi, riflette anche le pressioni europee che stanno ponendo l'Italia in una posizione delicata. L'argomento coinvolge non solo gli operatori del settore, ma anche migliaia di turisti e l'economia locale.
La mobilitazione dei balneari
Un inizio insolito per la stagione estiva
Il 9 agosto, le spiagge italiane hanno visto gli ombrelloni aperti solo alle 9.30, due ore dopo l'orario ufficiale. Questa strategia di protesta è stata definita dai balneari come uno “sciopero gentile”. La richiesta primaria degli operatori del settore è un intervento normativo da parte del governo Meloni riguardo alla questione delle concessioni.
L'iniziativa è stata organizzata dai sindacati di categoria, SIB e FIBA, sebbene non ci sia stata unanimità tra tutte le associazioni. Mentre Sib-Confcommercio e Fiba-Confesercenti hanno deciso di scendere in campo, altre organizzazioni come Assobalneari e Federbalneari hanno criticato la mobilitazione, definendola un'iniziativa estemporanea e non rappresentativa della totalità del settore. "Non è giusto penalizzare migliaia di consumatori che hanno scelto gli stabilimenti italiani per le loro vacanze," hanno affermato i presidenti delle associazioni dissidenti.
I tempi di mobilitazione
La mobilitazione non si limita al 9 agosto. Se non arriveranno risposte dal governo, i balneari hanno annunciato ulteriori manifestazioni: il 19 agosto lo sciopero si estenderà per quattro ore, dalle 7.30 alle 11.30, mentre il 29 agosto la serrata durerà otto ore, dalle 7.30 alle 15.30. I balneari si sentono quindi abbandonati, e con l'estate che continua, la necessità di una risposta concreta diventa sempre più pressante. "Se il governo e il Parlamento vanno in ferie, noi chiuderemo gli ombrelloni," riporta un'affissione presso gli stabilimenti che partecipano all'azione dimostrativa.
La direttiva europea sulle concessioni
Il contesto normativo europeo
Lo sfondo di questa protesta è la Direttiva Bolkestein, che prevede l'apertura delle gare per l'assegnazione delle concessioni balneari. L'Unione Europea accusa l'Italia di non rispettare questa norma che richiede procedure di gara per le concessioni, legislazione in vigore da oltre quindici anni. Questo intervento normativo si fonda sulla libertà di circolazione dei servizi, promuovendo la concorrenza e una miglior offerta per i consumatori.
In Italia, la situazione è complessa. I balneari, molti dei quali hanno gestito i propri lidi per generazioni, si oppongono a tali gare, temendo per la loro sostentamento economico. Negli ultimi mesi, circa 30.000 operatori del settore si sono mobilitati contro questa direttiva, sostenendo che gli stabilimenti balneari siano tradizionalmente gestiti in modo non concorrenziale.
La situazione attuale delle concessioni
Secondo Legambiente, circa il 50% delle spiagge italiane è attualmente gestito da stabilimenti balneari, lasciando solo piccole porzioni destinate a "spiagge libere". La Corte di Giustizia dell'Unione Europea ha già espresso il proprio parere sia nel 2016 che nell'aprile 2023, stabilendo che le concessioni non possono essere rinnovate automaticamente, ma devono essere il risultato di un processo di selezione pubblica.
L’ultima proroga delle concessioni più recenti è stata decisa nel dicembre 2022 dal governo Meloni, che ha spostato la scadenza delle concessioni al 2024. Tuttavia, i balneari criticano la mancanza di criteri uniformi per l'assegnazione e chiedono la garanzia di un indennizzo monetario per i concessionari uscenti, malgrado la Corte di Giustizia si sia già espressa negativamente su questo punto.
Il futuro delle concessioni balneari
Negoziazioni con l'Unione Europea
Attualmente, il governo italiano è in trattativa con le autorità europee per risolvere questa complessa questione. Sono state avanzate varie proposte, tra cui la possibilità di prolungare le concessioni fino al 2030 in regioni dove l'occupazione delle spiagge è inferiore al 25%. Questo approccio tenterebbe di soddisfare le esigenze degli operatori, ma la strada verso una soluzione definitiva rimane in salita.
Matteo Salvini, uno dei protagonisti della discussione, ha affermato che "se l'Europa fornisce l'approvazione necessaria, finalmente si potrà concludere un processo che si protrae da anni." È evidente che la questione solleva preoccupazioni non solo per i singoli balneari, ma per l'intero settore turistico italiano e per la sua competitività a lungo termine.
Le sfide economiche
La situazione economica dei concessionari presenta ulteriori complicazioni. Gli affitti per gli spazi balneari storicamente sono rimasti bassi, generando circa 100 milioni di euro all'anno per lo Stato. Questa dinamica complica la giustificazione di qualsiasi forma di indennizzo da parte dell'amministrazione pubblica. I balneari non solo chiedono maggiori garanzie sul loro futuro economico, ma anche una riforma complessiva che possa evitar loro di trovarsi nell'incertezza legale che ha contraddistinto l'assegnazione delle concessioni in Italia per anni.
La protesta iniziata dai balneari italiani si è rapidamente diffusa online, attirando l'attenzione sia a livello nazionale che internazionale, ed è un chiaro segnale che la questione delle concessioni balneari in Italia non può essere ignorata ulteriormente.