Prospettive di crescita e inflazione nell’area dell’euro tra tensioni commerciali e scenari geopolitici incerti

Prospettive di crescita e inflazione nell’area dell’euro tra tensioni commerciali e scenari geopolitici incerti

L’area dell’euro affronta rischi legati a tensioni commerciali e conflitti geopolitici, mentre la Banca centrale europea prevede una crescita moderata del Pil e un’inflazione stabile fino al 2027, sostenuta da investimenti pubblici.
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L’area dell’euro affronta sfide legate a tensioni commerciali e geopolitiche che influenzano crescita e inflazione, mentre la BCE prevede una moderata espansione economica sostenuta da investimenti pubblici e politiche mirate. - Gaeta.it

L’area dell’euro si trova a un bivio tra opportunità di crescita e rischi legati a tensioni commerciali internazionali e conflitti geopolitici che pesano sulla stabilità economica. La Banca centrale europea ha delineato le previsioni più recenti nel suo bollettino, evidenziando i fattori chiave che potenziano o frenano il dinamismo del Pil e l’evoluzione dell’inflazione nei prossimi anni.

Incertezza commerciale e impatti sulla domanda interna ed esterna

Le tensioni sul commercio mondiale offuscano le prospettive di sviluppo per i paesi dell’area dell’euro. La Bce indica che l’aumento dei dazi oltre l’attuale livello del 10% potrebbe deprimere le esportazioni e ridurre gli investimenti delle imprese, con effetti più contenuti sui consumi delle famiglie. Questo scenario di maggiore attrito commerciale si traduce in un freno diretto alla crescita economica, aggravando la già alta incertezza che grava sull’economia globale.

Parallelamente, il bollettino sottolinea che la spesa pubblica, soprattutto in Germania, per infrastrutture e difesa, a partire dal 2026 dovrebbe offrire un contributo positivo alla domanda interna dell’area. Questo nuovo impulso derivante dai fondi pubblici punta a compensare, almeno in parte, le tensioni esterne.

I rischi restano però orientati al ribasso. Un peggioramento delle condizioni commerciali globali o un deterioramento del clima di fiducia nei mercati finanziari potrebbero provocare condizioni di credito più restrittive e una maggiore riluttanza di imprese e famiglie a investire o consumare. La Bce evidenzia anche come i conflitti geopolitici, in particolare la guerra dell’Ucraina e il conflitto in Medio Oriente, contribuiscano a tenere alta l’incertezza.

Rallentamento o accelerazione, cosa potrebbe cambiare

Un segnale positivo arriverebbe da un’allentamento rapido di queste tensioni. In tal caso, la fiducia tornerebbe a crescere e l’attività economica potrebbe riprendere vigore. Inoltre, un aumento coordinato della spesa pubblica e una serie di riforme per migliorare la produttività potrebbero sostenere l’espansione nel medio termine.

Previsioni di crescita del pil nell’area dell’euro fino al 2027

Le stime della Bce indicano un Pil reale in crescita media dello 0,9% nel 2025, 1,1% nel 2026 e 1,3% nel 2027. Nel 2025 la crescita dovrebbe mantenersi stabile rispetto all’anno precedente, nonostante le incognite commerciali e geopolitiche. Il guadagno osservato nel primo trimestre ha fatto da traino, ma le prospettive per i mesi successivi appaiono più modeste.

Gli investimenti pubblici spingeranno la crescita in particolare negli anni successivi, con un peso crescente di spesa dedicata a difesa e infrastrutture. Nel frattempo i redditi reali e un mercato del lavoro solido permetteranno ai consumatori di sostenere una domanda più vivace. Condizioni di credito meno rigide aiuteranno famiglie e aziende a mantenere gli investimenti e le spese.

Scenari alternativi e possibili evoluzioni

Il bollettino dedica attenzione anche alla valutazione di possibili scenari alternativi, in funzione di differenti sviluppi delle politiche commerciali globali. Un ulteriore irrigidimento dei dazi porterebbe a una riduzione sia della crescita sia dell’inflazione rispetto allo scenario base; al contrario un miglioramento delle relazioni commerciali internazionali contribuirebbe a incrementarle entrambe.

Evoluzione e volatilità dell’inflazione nell’area euro

L’inflazione complessiva si aggira intorno all’obiettivo del 2% a medio termine definito dalla Bce. Le previsioni segnalano un ritmo del 2% nel 2025, in calo all’1,6% nel 2026, per risalire nuovamente al 2% nel 2027. Le revisioni al ribasso per il 2025 e il 2026, di circa 0,3 punti percentuali rispetto a marzo 2025, dipendono soprattutto da prezzi dell’energia più bassi e da un euro rafforzato.

L’inflazione al netto di energia e alimentari dovrebbe mantenersi intorno al 2,4% nel 2025 e scendere all’1,9% nel biennio successivo. Tuttavia, l’elevata incertezza legata alle tensioni commerciali e geopolitiche potrebbe generare oscillazioni significative. Un euro più forte e prezzi energetici più bassi spingono verso una riduzione dei livelli inflattivi. Le tensioni commerciali, se acuite, potrebbero limitare la domanda e deprimere ulteriormente l’inflazione.

Fattori di rischio e dinamiche inflazionistiche

D’altro lato, la frammentazione delle filiere produttive internazionali potrebbe innalzare i costi delle importazioni e aggravare i vincoli sulla produzione locale, favorendo invece un rialzo dei prezzi. Anche l’aumento della spesa per infrastrutture e difesa potrebbe alimentare le pressioni inflazionistiche nel medio termine. Altri fattori rilevanti sono gli eventi climatici estremi, che rischiano di far salire i prezzi dei beni alimentari ben oltre le previsioni.

Orizzonte politico e misure per sostenere la crescita e la stabilità

La Bce ribadisce l’impegno a contrastare deviazioni dall’obiettivo inflazionistico, adottando decisioni di politica monetaria precautelative e fondate sui dati disponibili a ogni incontro del Consiglio direttivo. Non è previsto un percorso prefissato di variazione dei tassi ma una valutazione costante alla luce dei nuovi elementi economici e finanziari.

Di fronte a vecchi e nuovi rischi, la banca centrale sollecita politiche pubbliche orientate a rafforzare produttività e competitività. La Commissione europea ha lanciato la “Bussola per la competitività”, un programma che propone interventi concreti come la semplificazione normativa e la promozione degli investimenti strategici. Si richiama anche il completamento dell’Unione dei risparmi e degli investimenti e la definizione del quadro normativo per un possibile euro digitale.

I governi devono mantenere la sostenibilità delle finanze pubbliche adeguandosi al quadro europeo, con priorità rivolte alle riforme strutturali e agli investimenti che possano valorizzare e rafforzare il tessuto economico dell’area euro. Il contesto geopolitico e commerciale rimane una sfida aperta, ma l’impegno verso regole solide e interventi mirati può sostenere la resilienza dell’economia.

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