La vicenda che ha coinvolto i coniugi Massimo Damiano e Roberta Fallace insieme a Lucia Basile si è conclusa con il proscioglimento totale dalle accuse di estorsione a Napoli. Tutto nasce da una presunta controversia legata a lavori edili sospesi, che avrebbe portato a una richiesta di denaro con l’intervento della camorra. Oggi, il giudice per le udienze preliminari Gabriella Iagulli ha deciso di togliere ogni sospetto ai tre, smentendo le ipotesi della Direzione distrettuale antimafia.
Accusa e indagini sulla presunta estorsione collegata alla camorra
L’inchiesta si era focalizzata sui tre indagati, ritenuti i mandanti di due richieste estorsive indirizzate a un imprenditore napoletano. Secondo gli investigatori, la somma richiesta si sarebbe divisa tra una prima da 30mila euro e una seconda da 3.500 euro, con minacce che hanno portato anche a una violenza fisica contro la vittima. L’indagine ha collegato il presunto piano a un cartello criminale noto, formato dai gruppi Mazzarella, Buonerba e Caldarelli, attivi sul territorio partenopeo. La Dda aveva ottenuto provvedimenti restrittivi nei confronti di Damiano, Fallace e Basile, con misure cautelari in carcere e ai domiciliari.
Gli indagati hanno da subito negato qualsiasi coinvolgimento nella vicenda. I loro difensori hanno ribadito l’assenza di prove concrete e l’assenza di un mandato diretto per usare metodi illeciti a scopo di recuperare crediti. La difesa ha sottolineato anche come le accuse fossero state mosse per motivi non legati alla verità dei fatti, cercando un tornaconto personale.
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Decisioni del tribunale tra ricorsi e annullamenti delle misure cautelari
La complessità del procedimento giudiziario ha richiesto numerosi passaggi formali. Il tribunale del riesame di Napoli aveva annulato le misure cautelari emesse dalla Direzione distrettuale antimafia, stabilendo che non vi fossero elementi sufficienti per mantenere restrizioni dovute alle accuse. Successivamente, la corte di cassazione ha respinto il ricorso degli inquirenti contro questa decisione. Questo doppio stop ha indebolito notevolmente la posizione della Dda.
La sentenza odierna è arrivata dopo un lungo iter che ha visto anche processi paralleli per altri soggetti coinvolti in episodi riconducibili agli stessi accadimenti. Alcuni indagati sono stati condannati con pene anche pesanti nella fase abbreviata del giudizio, ma i tre prosciolti sono risultati estranei alle imputazioni.
Ultimi sviluppi e rinvii a giudizio nella stessa inchiesta
Nonostante il proscioglimento di Damiano, Fallace e Basile, il procedimento non si è esaurito. Il gup ha disposto il rinvio a giudizio per altri indagati a fine settembre 2025, che dovranno comparire davanti alla prima sezione penale del tribunale di Napoli. Le accuse verso questi ultimi riguardano episodi simili che emergono dall’inchiesta originale.
Questa parte del processo potrà chiarire ulteriormente i contorni dell’intera vicenda, mentre i tre prosciolti tornano liberi da ogni accusa senza misure restrittive e con un verdetto che afferma l’assenza di responsabilità nei fatti contestati. Il caso, che per mesi ha attirato l’attenzione locale, evidenzia quanto delicata sia la gestione delle accuse legate alla criminalità organizzata e aliti litig pari alla camorra sul territorio napoletano.
«Una vicenda che conferma l’importanza di indagini attente e di un giusto processo», hanno commentato alcuni esperti legali.