La Rocca di Gradara mantiene viva la sua storia attraverso una mostra che racconta la trasformazione della fortezza nei primi decenni del Novecento. L’esposizione, ormai prolungata fino al 2 giugno 2025, propone al pubblico un percorso tra oggetti, cimeli e abiti d’alta moda per riportare alla luce la dimensione privata e nobiliare degli ambienti prima che diventassero spettatori del museo. Gli interventi di restauro e lo stile delle collezioni esposte ricostruiscono un pezzo fondamentale della storia locale.
La mostra tra storia e memoria: cosa si vede alla rocca di gradara
Inaugurata l’8 dicembre 2024 e curata da Stefano Brachetti e Fabio Fraternali, la mostra “Da Zanvettori all’ultima castellana. Le stanze private della Rocca di Gradara” si focalizza su un periodo cruciale per la fortezza: gli anni in cui l’architettura e gli interni subirono profonde modifiche. L’esposizione è articolata su più stanze che raccontano come furono vissute prima della musealizzazione.
Gli oggetti mostrati includono arredi e opere d’arte provenienti da collezioni private, alcuni prestiti su cui si è puntato molto per restituire l’atmosfera di quegli anni. All’interno degli spazi della Rocca sono stati creati allestimenti che, con il supporto di strumenti tecnologici, permettono ai visitatori di immergersi nella storia degli ambienti. La cura nella presentazione consente di percepire le stanze non più come semplici luoghi espositivi, ma come ambienti abitati, legati alla vita quotidiana di chi vi soggiornava.
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La rocca di gradara come dimora signorile tra il 1920 e il 1923
Lo sviluppo più marcato della Rocca risale agli anni tra il 1920 e il 1923, quando l’ingegner Umberto Zanvettori acquistò la struttura. Questo periodo rappresenta il momento in cui la fortezza ha assunto l’aspetto di una raffinata dimora signorile. Furono promossi restauri corpose, che riguardarono sia la struttura architettonica che gli interni.
I lavori furono affidati a esperti del settore: l’architetto Gustavo Giovannoni guidò la parte strutturale, mentre decoratori come Guido Enrico Fiorini, Antonio Mostardini e il pittore Carlo Patrignani intervennero per impreziosire gli ambienti. Fiorini, legato alla Società Aemilia Ars e per molti anni collaboratore di nomi come Carlo Rubbiani, portò un tocco artistico che legò la Rocca a un percorso di arte decorativa del primo Novecento. Zanvettori scelse personalmente alcune decorazioni, dimostrando un interesse preciso per la qualità e lo stile.
L’omaggio della moda all’ultima castellana alberta porta
Una parte della mostra è dedicata ad un tributo speciale: l’omaggio alla figura di Alberta Porta, conosciuta come l’ultima castellana della Rocca di Gradara. La stilista internazionale Alberta Ferretti ha messo a disposizione alcune creazioni di alta moda per celebrare questo legame tra la storia del luogo e il mondo contemporaneo.
Gli abiti selezionati rappresentano una sintesi di eleganza e memoria, richiamando la vita e lo stile dell’ultimo periodo in cui la rocca fu abitata in modo privato. Questo capitolo della mostra collega l’arte del vestire all’arte dell’abitare, restituendo un’immagine viva di chi ha abitato quei luoghi, in un intreccio tra passato e presente che si riflette anche nel mondo della moda.
Il valore storico e culturale della rocca di gradara oggi
La Rocca di Gradara mantiene intatto il suo valore storico grazie a iniziative come questa mostra, che restituiscono ai visitatori un pezzo autentico di vita quotidiana e artistica risalente a più di un secolo fa. Le stanze private non sono solo spazi architettonici, ma raccontano storie di persone, scelte estetiche e trasformazioni culturali.
Proseguire con l’esposizione fino a giugno permette a un pubblico più ampio di comprendere la complessità della Rocca, andando oltre la semplice visione di una fortezza, e apprezzandone la dimensione privata, signorile, legata a espressioni artistiche e restauro. Oggetti, abiti e tecnologie audiovisive contribuiscono a mantenere viva l’attenzione sul patrimonio locale e sulle tracce lasciate dalle storie che si sono incrociate tra queste mura.