Proposta Usa di sovrattassa sui redditi esteri: tensioni fiscali e rischi per gli investimenti italiani nel 2025

Proposta Usa di sovrattassa sui redditi esteri: tensioni fiscali e rischi per gli investimenti italiani nel 2025

Il Congresso Usa valuta una sovrattassa del 5% sui redditi esteri da Paesi fiscalmente ostili, tra cui l’Italia, suscitando preoccupazioni a Wall Street e interrogazioni parlamentari sul rischio per investimenti e rapporti fiscali.
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Il Congresso USA valuta una sovrattassa del 5% sui redditi di investitori stranieri da Paesi considerati fiscalmente ostili, tra cui l’Italia, suscitando preoccupazioni politiche ed economiche in Europa e tensioni sui mercati internazionali. - Gaeta.it

Una nuova misura fiscale statunitense sta scuotendo le relazioni economiche tra Usa ed Europa. Il Congresso americano sta valutando una sovrattassa del 5% sui redditi realizzati negli Usa da persone fisiche e società residenti in Paesi considerati fiscalmente ostili. La norma mette nel mirino anche l’Italia, allarmando politici e operatori economici, mentre Wall Street mostra preoccupazioni per possibili ripercussioni sui mercati finanziari. L’approfondimento illustra contenuti e conseguenze di questa iniziativa, con un focus sulle critiche espresse dai parlamentari italiani.

Cosa prevede la norma della sezione 899 e la sovrattassa Usa su investimenti esteri

La sezione 899 fa parte di un maxi pacchetto fiscale da oltre 4mila miliardi di dollari, approvato dalla Camera rappresentativa americana e conosciuto come “One Big, Beautiful Bill”. La normativa consente agli Stati Uniti di applicare una tassa aggiuntiva del 5% ai redditi di società e persone straniere che traggono guadagni dal territorio americano, qualora provengano da Paesi che Washington definisce “fiscalmente ostili”.

Tra le richieste Usa rientrano certamente le web tax introdotte da alcune capitali europee, tra cui Roma, Parigi, Londra e Madrid, e la tassa minima globale del 15% sulle multinazionali avviata in sede Ocse e applicata in Europa dal 2024. Se la proposta sarà approvata anche dal Senato, si potrebbe arrivare a un’unione di sovrattasse progressiva, che raggiunge il 20% nel giro di quattro anni.

Le categorie tassate includono interessi, dividendi, redditi delle persone fisiche e società residenti, e persino rendite derivanti da immobili. L’ipotesi della sovrattassa comporta il rischio di costi aggiuntivi per imprese e investitori esteri, mettendo in discussione la convenienza commerciale e finanziaria di mantenere asset oltreoceano.

Le preoccupazioni di Wall Street e l’impatto sulla fiducia dei mercati

La possibile implementazione della sezione 899 ha spinto analisti e operatori finanziari a manifestare preoccupazioni. Il Financial Times evidenzia come la norma potrebbe creare tensioni sui mercati e frenare l’industria americana, proprio in un momento in cui la fiducia degli investitori stranieri nei titoli di Stato Usa è già sotto pressione.

Lo scenario si complica dato il crescente debito pubblico americano e la necessità di mantenere il sostegno dei mercati finanziari esteri. Greg Peters, co-direttore degli investimenti di PGIM Fixed Income, commenta che si tratterebbe di “ferite autoinflitte”, aggravando una situazione fragile per il Bilancio federale. Morgan Stanley ha segnalato potenziali effetti sul cambio dollaro e un calo di attrattiva verso investimenti stranieri nel Paese.

Operatori dei fondi obbligazionari riferiscono di una crescente tensione dei loro clienti esteri. Incertezza regna anche sull’effettiva applicazione della sovrattassa ai titoli del Tesoro Usa, alimentando timori e incertezze negli investitori internazionali. Secondo il Financial Times, questi provvedimenti rischiano di non giovare nemmeno ai lavoratori americani, ma di colpire settori e capitali esteri.

Interrogazioni parlamentari in Italia e preoccupazioni per la sovranità fiscale

Il 2025 vede anche un acceso dibattito politico in Italia, dove parlamentari del Partito Democratico hanno presentato due interrogazioni ufficiali alla presidenza del Consiglio e al ministero dell’Economia. Antonio Misiani e Maria Cecilia Guerra hanno allertato sulla grave esposizione del Paese a questa sovrattassa da parte degli Stati Uniti.

Nel mirino finiscono non solo le imprese italiane che investono negli Usa, ma anche soggetti istituzionali come Cassa Depositi e Prestiti. Le convenzioni bilaterali contro la doppia imposizione tra Italia e Stati Uniti potrebbero essere messe a rischio, con effetti concreti sul regime fiscale di numerosi operatori.

I parlamentari dem chiedono al governo se ci sia stata una valutazione dettagliata sull’impatto economico per l’Italia, e se siano previste azioni per tutelare investitori e entità pubbliche. Nel contesto si inserisce la richiesta di sostenere le iniziative di digital tax a livello europeo.

Dubbi sull’accordo firmato a washington

Una questione delicata riguarda l’accordo firmato a Washington il 18 aprile 2025 tra Giorgia Meloni e Donald Trump. Le opposizioni domandano se quell’intesa implichi l’abrogazione della web tax italiana, senza che vi abbia avuto un confronto parlamentare aperto. Tra le critiche, emerge la necessità di maggiore trasparenza sulle scelte del governo, viste come essenziali per evitare danni ai rapporti fiscali internazionali ed evitare un indebolimento delle regole Ocse.

Scenari futuri e sviluppi del rapporto fiscale tra italia e stati uniti

L’approvazione definitiva della sovrattassa da parte del Senato americano potrebbe rappresentare un punto di rottura nelle relazioni commerciali e fiscali tra Stati Uniti ed Europa, con l’Italia messa in una posizione delicata. Le tensioni sui redditi esteri potrebbero indurre società e investitori italiani a ridurre la loro presenza sul mercato Usa.

Gli effetti si sono già manifestati nelle reazioni dei fondi internazionali, mentre i parlamentari italiani sollecitano una maggiore chiarezza e azioni per proteggere il tessuto economico nazionale. La questione si incrocia con le dinamiche internazionali sulla tassazione digitale, dove si cerca un equilibrio comune sotto l’egida dell’Ocse e dell’Unione europea.

Il Parlamento e il governo dovranno monitorare con attenzione l’evoluzione della normativa e dei suoi effetti concreti sui flussi di investimento, garantendo un dialogo aperto con le controparti americane. Il sostegno alla mobilità dei capitali e la tutela del sistema fiscale nazionale appaiono decisive per mantenere ruoli importanti nello scacchiere globale. Il 2025 si conferma così un anno di sfide complesse sul fronte fiscale internazionale.

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